Quanto dista l’Argentina dalla Croazia? Molto meno di quanto non sembri, visto che proprio dall’Argentina buona parte delle 6500 tonnellate di armi destinate a Venezuela e Panama, sono finite in Croazia. Una vicenda per la quale è stato accusato di contrabbando di armi l’ex presidente argentino Carlos Menem.
Una passato, quello dell’ex presidente argentino, che lo ha consegnato alla storia come il maggior responsabile del crollo economico dell’Argentina e della vendita dissennata ai privati delle maggiori industrie produttrici nazionali. Raggiunto in Cile da due mandati di cattura internazionali, tornò in Argentina dopo aver ottenuto rassicurazioni che non sarebbe stato arrestato.
O almeno, non lo sarebbe stato per quei misfatti.
Lo scorso dicembre, i pubblici ministeri avevano chiesto otto anni per traffico d’armi, accusandolo di aver firmato due decreti nel 1991 e nel 1995 che autorizzavano la vendita di 6500 tonnellate di armi a Panama e Venezuela, ma che sono stati dirottati verso la Croazia ed Ecuador, paesi verso i quali una risoluzione delle Nazioni Unite vieta la vendita di armi.
Menem, si è giustificato dicendo che aveva “solo ha firmato il decreto” per le esportazioni di armi al Venezuela e Panama e che “non poteva andare alla dogana a verificare se le destinazioni erano state rispettate.”
Nell’agosto di quest’anno, sarebbe dovuto comparire dinanzi i giudici per rispondere delle accuse mossegli. Un’udienza fatta rinviare, adducendo come scusa una visita medica programmata per problemi cardiovascolari. Menem, che allo stato attuale è senatore dedicò quei giorni alla nuova campagna elettorale, inducendo la corte ad affermare che tali comportamenti evidenziavano mancanza di “serietà”. Seguì un mandato di immediata comparizione.
L’ex presidente, si dice convinto che “la sentenza sarà favorevole, dimostrando che tutti coloro che sono coinvolti nel processo hanno rispettato le procedure previste per l’esportazione di armi.”
Tra le onorificenze dell’ex presidente, quella di “Cavaliere di gran croce decorato di gran cordone dell’Ordine al merito della Repubblica italiana” (esattamente un anno dopo aver firmato il decreto di esportazione delle armi poi finite in Croazia), e, coincidenza assai curiosa, quella del 1995 (anno in cui firmava il decreto incriminato) di “Cavaliere di Gran Croce del Grand’Ordine del Re Tomislavo”, «Per altissimi meriti nel promuovere l’amicizia e lo sviluppo di una fruttuosa cooperazione in campo politico, culturale ed economico tra la Repubblica croata e la Repubblica Argentina, e nel promuovere la pace, la democrazia, la stabilità e la cooperazione internazionale nel mondo sulla base dei principi della Carta delle Nazioni Unite e delle disposizioni del diritto internazionale.»