Agrigento – Prima visita di Gianfranco Fini nella Città dei Templi da Presidente della Camera dei Deputati. Dopo aver incontrato il Prefetto e le principali autorità della città, al tavolo mancano solamente i magistrati della Procura di Agrigento, il Presidente Fini si è diretto alla volta del Teatro Pirandello dove ad aspettarlo c’erano tanti addetti ai lavori, militanti di partito e comuni cittadini desiderosi di ascoltare il messaggio della terza carica dello Stato.
Il Presidente della Camera, tra un bagno di folla, sale sul palco dove viene intonato l’Inno Nazionale. Il primo intervento è quello del sindaco Marco Zambuto, che salutando il Presidente espone i principali problemi che attanagliano la città da lui amministrata e i suoi concittadini.
E’ poi la volta del Presidente della Provincia Eugenio D’Orsi che ha voluto ricordare ai presenti con quale piglio e con quale fierezza Gianfranco Fini ha saputo contrastare il capo del Governo a partire dalla, ormai, celebre frase: “altrimenti che fai mi cacci via?”. “Agrigento è Italia. Lampedusa è Italia. Gli immigrati di Lampedusa sono italiani quando vengono accolti nelle nostre terre –afferma D’Orsi – “Lei sa benissimo quali sono i problemi di Agrigento è che cosa è Agrigento. Agrigento è quel territorio che non ha un chilometro di autostrada; Agrigento è quel territorio che da un cinquantennio aspetta un aeroporto” – affrettandosi ad aggiungere che – “Agrigento ha saputo creare Ministri, ha saputo creare Generali, ma che, non sanno creare l’agrigentinità e la difesa del proprio territorio. La provincia di Agrigento e il suo Presidente– continua D’Orsi – le chiedono soltanto una cosa: Presidente mi faccia sentire italiano ma mi faccia sentire pure siciliano ed agrigentino. E con questo augurio lo accolgo nella nostra provincia augurandomi che, per quelle cose che ci siamo detti in prefettura, Lei possa riuscire a darci una mano d’aiuto in una terra che non chiede elemosina ma rispetto, pari dignità e, soprattutto presenza istituzionale”.
Una stoccata D’Orsi la riserva a quanti da FLI hanno transitato in altri partiti e coalizioni, invitando Fini a dimenticare gli “Ascari” che se ne sono andati perché ne può fare a meno, “E ci convinca a pensare che lo Stato c’è – conclude D’Orsi – e che non è stato trasformato in una discoteca a cielo aperto. Grazie!”.
L’On. Luigi Gentile, compiaciuto dal teatro Pirandello pieno in ogni ordine di posto, ha salutato assieme al Presidente Fini l’On. Fabio Granata, l’On. Carmelo Briguglio e l’Ass. reg. Daniele Tranchida che erano al suo seguito. Luigi Gentile non esita a tornare sulle vicende che lo hanno portato a scegliere senza esitazione alcuna FLI. Una scelta ferma e decisa, fatta senza alcun indugio; una scelta certamente non semplice per dirla con le parole dello stesso Gentile: “visto il legame umano e politico che mi congiungeva con chi ha deciso di seguire un’altra strada. Ebbene, io non ho avuto mai nessun indugio, convinto che bisognava continuare quel percorso che abbiano iniziato da Fiuggi in poi con un leader che si chiama Gianfranco Fini”.
E’ stata poi la volta del Presidente della Camera dei Deputati che con un lungo ed appassionato discorso, a volte interrotto dagli applausi dei presenti, ha parlato di diverse questioni, tra cui le vere motivazioni che avrebbero messo fuori dal PdL il suo stesso gruppo politico: “Non è vero che c’è ne siamo andati dal PdL, siamo stati messi alla porta. Messi alla porta proprio nel momento in cui è stato messo in evidenza che il Popolo delle Libertà non poteva tradire le ragioni per cui era nato; messi alla porta nel momento in cui è stato chiesto: “Perché? Perché siamo succubi della Lega? Perché neghiamo che in tante parti del nostro meridione c’è una condizione economica difficile che comporta forti conseguenze sociali? Perché troppe leggi vengono fatte per garantire qualcuno e non la legalità e la sicurezza di tutti?”
Futuro e Libertà, ha spiegato Fini, è nata perché non si è rinunciato a credere in alcuni valori con l’impegno che gli stessi diventino delle politiche concrete. Inoltre Futuro e Libertà sarebbe nata per rappresentare un’alternativa per quando si andrà a votare, contro l’asse Berlusconi-Bossi, che certamente, non può rappresentare il centrodestra italiano. Fini ha dichiarato di ritenere sacrosanto cambiare la legge elettorale per ridare al popolo il diritto di scegliere non soltanto chi governa, ma soprattutto chi lo rappresenta.
Per i futuri parlamentari, afferma Fini, sarebbe più difficile tenere gli stessi comportamenti di alcuni che oggi siedono in Parlamento, capaci di ingoiare qualsiasi rospo e tenere gli occhi ben chiusi, pur di entrare nelle grazie di chi fa le liste. Un’anticipazione ad un imminente ritorno alle urne, con l’auspicio che gli italiani possano avere una scelta diversa da quella di confermare l’asse Berlusconi-Bossi piuttosto che una coalizione di centrosinistra.
“Nell’ultima manovra finanziaria – prosegue Fini –, ad un certo momento, si è parlato di una patrimoniale. Si è parlato di un contributo di solidarietà per gli alti redditi; ma quella ipotesi sarebbe stata messa da parte perché Berlusconi avrebbe detto: “No, non si può colpire il nostro elettorato di riferimento”. Io credo che se quella affermazione è stata fatta, sia la conferma di quanta ragione avessimo noi nel dire: “attenzione perché non si può regalare alla sinistra la bandiera della giustizia sociale. Il centrodestra non è un club di milionari, il centrodestra è fatto di tanti lavoratori perbene, di tanti disoccupati, di tanti operai”.
Secondo Fini non passerebbe giorno senza che nell’ambito della maggioranza non si oda qualche epiteto lanciato da questo o da quel Ministro leghista, senza che vi sia alcuno, nell’ambito della stessa maggioranza, che abbia la dignità di dire che non si può, un giorno si e l’altro pure, ironizzare sull’Italia e auspicare la secessione.
Fini si chiede, proprio dalla città di Angelino Alfano, come possa il segretario nazionale del PdL, lui che è siciliano, agrigentino, italiano, accettare tutto ciò. Il Presidente della Camera si dice sicuro che l’On. Alfano in cuor suo la pensi proprio come lui, ma con la differenza che Angelino non avrebbe la libertà di dirlo.
Da un lato per Fini ci sarebbe chi avrebbe rinunciato al potere per amore della libertà, mentre al contrario c’è chi disposto ad ingoiare qualsiasi boccone amaro pur di mantenere la gestione del potere. Effetto forse dell’esser baciati in fronte dalla fortuna di un sistema elettorale che prevede la nomina – più che l’elezione – dei parlamentari. “Allora – dichiara Gianfranco Fini – saltiamo certe barriere, creiamo un’alternativa assieme agli amici del Terzo Polo (UDC, MPA, …), un’alternativa che sia una terza strada tra i due schieramenti”.
Solamente “dopo aver ridotto il numero di coloro che rappresentano le istituzioni (compresi i consiglieri regionali) – continua Fini -, si può dar corso a una nuova legge elettorale”. Fini, si scaglia senza sconti contro l’attuale maggioranza a cui vorrebbe chiedere, qualora facesse parte della stessa: “Perché il disegno di legge anticorruzione continua ad essere depositato in un cassetto?”
Tema di grande attualità, l’immigrazione. La risposta all’immigrazione, ha spiegato Fini, di fronte a un problema di dimensioni bibliche, deve essere di carattere generale, dove lo Stato deve fare la sua parte ma se non c’è in prima linea l’Europa, con politiche di coordinamento e cooperazione per lo sviluppo, è una partita persa in partenza.
Il discorso di Fini tocca anche la grande sfida della integrazione etnica e culturale che attende l’Italia nei prossimi anni. Un’integrazione intesa come adesione ai valori della società italiana. Una grande sfida di carattere culturale che non può essere ridotta a semplici e miopi beghe di contrapposizioni politiche, perché siamo di fronte a grandi sfide di carattere culturale che renderanno profondamente diverso lo scenario futuro a seconda dell’idea che prevarrà in tema d’immigrazione. “E evidente che i centri come quelli di Lampedusa vanno svuotati. È doveroso dare la solidarietà a quelle popolazioni, è sacrosanto impegnarsi perché i paesi di provenienza si riprendano quegli uomini e quelle donne disperate, ma il tema merita un innalzamento del dibattito, perché se continuiamo con le emozioni o peggio ancora con qualche demagogica posizione di chi dice “andatevene via tutti e lasciateci in pace”, lasceremo ai nostri figli un avvenire assai peggiore di quello che c’è oggi – conclude il Presidente della Camera dei Deputati”.
Volutamente Fini non ha mai citato certe vicende ormai poco private, che tanta credibilità hanno fatto perdere all’Italia intera.