Il Professor Giovanni Fiandaca, in un articolo su Il Foglio, si è dissociato dalla vulgata di mafia-appalti come movente unico delle stragi del ’92.
Apriti cielo.
Fiandaca – secondo l’autore dell’articolo – avrebbe accusato la procura di Caltanissetta di aver discreditato gli allora pm Natoli e Pignatone, poiché secondo le analisi del giurista le intercettazioni ‘insabbiate’ risultano rilevanti, ma solo con ‘il senno di poi’.
Sopraffatto da un moto di giacobinismo, Damiano Aliprandi – il giornalista del Dubbio – abbraccia i teoremi dietrologici per i quali abbiamo sempre accusato gli altri.
“Dalle intercettazioni riascoltate, non emergono reati che possono essere compresi solo con ‘il senno di poi’. Solo per fare un esempio – scrive Aliprandi – l’aggiustamento di un processo per un duplice omicidio che era in corso, può essere definito rilevante solo ora? Senza evocare l’obbligatorietà dell’azione penale, in questo caso parliamo di una gravissima notizia di reato in corso in quel preciso momento.”.
Dio non me ne voglia se spezzo una lancia in favore di magistrati.
Natoli ascoltò le intercettazioni o come prassi, logica e buon senso vogliono, analizzò quelle che la PG aveva indicato come ‘rilevanti’?
Dal Dubbio solo la certezza.
In compenso i dubbi adesso li abbiamo noi.
Da garantista a giustizialista a volte passa solo una personale condanna (forse anche ingiusta).
Ci faranno rimpiangere le certezze di Travaglio?
Gian J. Morici