Testo e foto di Diego Romeo
Lunetta Savino, interprete di “La Madre” di Florian Zeller, non è una lunetta ma una grande luna piena che rischiara le oscure gote di questa notte maternale diretta da Marcello Cotugno, indiscutibile esponente della regia teatrale con gli altri interpreti Andrea Renzi, Niccolò Ferrero, Chiarastella Sorrentino, adeguati a reggere l’impalcatura. Le note della scarna brochure di sala riferiscono di una indagine sul tema dell’amore materno e le possibili derive patologiche a cui può condurre. La partenza del figlio ormai adulto viene vissuto dalla donna come un vero e proprio tradimento, come abbandono del nido, a cui si aggiunge una decadenza dell’amore coniugale in atto da tempo. L’inizio è da commediola casalinga con un tète-a-tète nel tinello. Una breve illusione perché poi la commedia si rivela un andante di tragica grecità. Facile a dirsi che Zoller tocca le corde del “metaverso mentale”. Una parola andarlo a spiegare così bene come fa Zeller con parole cocenti che si incrociano trasversali tra padre, madre, figlio e fidanzata (col cinico approccio di futura nuora), parole che sibilano come saette o bombe “al grappolo” devastanti il nucleo familiare. Non è un gioco al massacro “pinteriano” ma è molto più assomigliante ad uno sguardo al microscopio che esplora i meandri del cervello (poco conosciuto ancora oggi dagli scienziati) dove le realtà si sdoppiano creando l’illusione di una autenticità costante in tutti i piani narrativi. Siamo molto vicini al suggerimento di Giovanni Verga di “chiudere l’orizzonte fra due zolle e guardare al microscopio le piccole cause che fanno battere i piccoli cuori”. Questa “madre” di Zeller è il primo testo di una trilogia che comprende “Il Padre”, e “Il figlio”. Come si ricorderà “Il padre” è stato adattato per lo schermo dallo stesso Zeller , interprete Antony Hopkins, un film che raggiunse il podio del Premio Oscar. Certo sarebbe interessante e complementare per gli affezionati del teatro che la prossima stagione del “Pirandello” annoveri il resto della trilogia rivolta alle incomprensioni generazionali che , oggi più di prima, logorano il tessuto delle emozioni e delle preoccupazioni familiari.