Riceviamo e pubblichiamo
“Spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi”
Signor Ministro, ho letto sui giornali questa Sua affermazione e ho provato una grande tristezza per Lei, ma anche per me stesso che povero non sono, e una punta di invidia e gelosia per i tanti poveracci che vedo spesso dinanzi le mense della solidarietà.
Caro Ministro, le Sue parole mi hanno ricordato la buonanima di mio nonno, il quale quando ero bambino mi raccontava dei cibi genuini della sua infanzia, degli odori e dei sapori perduti, dei frutti maturati nel periodo giusto, delle fette di pane con una goccia di olio, del mare che sapeva di mare.
Per farla breve, un giorno in spiaggia, su alcuni scogli mi indicò quello che ai miei occhi apparve come una strano polpo capovolto, le cui punte dei tentacoli avevano bei colori.
- Vidi u niputi, chistu è l’ogliu di mari (Vedi nipote, questo è l’olio di mare)
Mentre stavo per prendere quel piccolo polpo mi fermò subito, spiegandomi che i suoi tentacoli erano urticanti più di quelli delle meduse.
- Eppuru, na vota l’ogliu di mari lu mangiavamu (Eppure una volta l’olio di mare lo mangiavamo – proseguì il nonno, che mi raccontò come una volta cotto la sostanza urticante andava via.
A distanza di diversi anni scoprii che l’olio di mare altro non era che l’anemone di mare.
La lezione di gastronomia marinara non terminò lì.
Un’altra prelibatezza era rappresentata da “i petri di mari” (le pietre di mare), un piatto che poi seppi essere diffuso tra i pescatori di diverse regioni (Sicilia, Calabria, Puglia, Campania) durante i periodi di magra o quando pur di raggranellare qualche soldo in più vendevano tutto il pesce senza riservarne per loro stessi e la propria famiglia.
- Metti li petri a moddu cu picca picca acqua e tuttu lu lippu, li granci e li pateddi. Suffriili e dopo ca cucinasti la pasta ci la cali e la fa cociri ancora per dari sapuri, e vidi soccu mangi… (Metti le pietre con pochissima acqua, con tutte le alghe, i granchi e le patelle. Soffriggi il tutto e dopo aver cotto la pasta, per dargli sapore termina la cottura insieme alle pietre, e vedi cosa mangi…)
Ma da buon pescatore, il mio caro nonno non si faceva mancare certo del buon pesce, neppure durante i periodi di magra.
È la storia di tutti i poveri, che nonostante le difficoltà economiche sperperano i loro pochi averi per soddisfare insani desideri.
- Na sarduzza salata, passata di manu n’manu pi’ na liccata, accumpagnata cu un tozzu di pani, inchiva la panza, la vucca e lu nasu di tutta la famigghia… Chiddi eranu autri tempi, lu mangiari era scarsu ma bonu… (Una sardina salata, passata di mano in mano per una leccata, accompagnata con un pezzo di pane, riempiva la pancia, la bocca e il naso di tutta la famiglia… Quelli erano altri tempi, il mangiare era poco ma buono…)
Purtroppo, con il passar degli anni e migliorate le condizioni economiche della mia famiglia, non riesco più a desinare con cotante bontà.
Nel tempo il mio palato si è irrimediabilmente rovinato, poiché mi sono troppo abituato a pietanze diverse, seppur meno buone di quelle dei poveri e certamente meno genuine.
Ma non posso accettare che Lei, Signor Ministro, non debba godere di buoni pasti, non certo quelli che si danno ai poveracci per riempirsi la pancia di schifezze da simil-ricchi, bensì quelli le cui ricette ed ingredienti mi furono tramandati dal mio caro nonno.
Lei che è ancora in tempo, rinunci a tutto ciò che ha, a guadagni ed emolumenti, incarichi politici e quanto altro.
Dia tutto ai poveri, così che siano loro a mangiare tutte le schifezze della cucina dei ricchi, e le assicuro che sarà mia premura farle pervenire ogni giorno la quantità di anemoni, pietre di mare e sarde salate necessarie al Suo sano sostentamento.
Ricordi però, che la sarda va solo leccata, e se non consumata a “slinguazzate” dal resto della Sua famiglia, dovrà accuratamente conservarla per l’indomani, magari dopo aver abusato per ore ad apprezzarne l’odore.
Il cibo buono non va sprecato.
La domenica – anche per cambiare un po’ il menù – potrà pur sempre rivolgersi alla mensa della Caritas, dove nonostante i cibi non siano così genuini come quelli elencati, saranno comunque meno dannosi dei tanti ristoranti che suppongo Lei frequenti.
Inviti pure tutti i Suoi colleghi in Parlamento, siano essi di centro, di sinistra o di destra, non sarà certo qualche sarda salata in più a mandarmi in rovina.
Con Osservanza
U dutturi, niputi di lu scarsu
(Il dottore, nipote del povero)