In Linee D’ombra
di Matteo Caccia, il pioniere dello storytelling in Italia
in onda alle 15.00 su Radio 24 e in podcast
Nella puntata di oggi 4 marzo in Linee D’ombra, un programma condotto dal pioniere dello storytelling in Italia, Matteo Caccia, va in onda la storia di Giulia, 17 anni, in quarantena nella zona rossa, a Codogno. Ci racconta la sua giornata, come inganna la noia della reclusione forzata al telefono con i suoi amici, e delle paure che di sera si insinuano nei suoi pensieri di adolescente. Linee d’ombra – di Matteo Caccia, in onda alle 15 e in replica alle 5 del mattino. Disponibile anche in podcast: https://www.radio24.ilsole24ore.com/programmi/linee-ombra
GIULIA, 17 ANNI, A CODOGNO
‘La mia giornata tipo nella zona rossa’
“Io sono Giulia, nelle ultime due settimane meglio conosciuta come “@gggiulssss” o, più semplicemente, “l’influencer di Codogno”.
Abito, appunto, nella zona rossa, più precisamente nel paese maggiormente colpito dal Coronavirus, e dal pomeriggio di venerdì 21 febbraio sono in quarantena e, come ho sempre fatto per tutto, ho iniziato a raccontarla sul mio account Twitter.
Dal giorno dopo, sabato 22, giorno del mio diciassettesimo compleanno, nessun mio programma è andato secondo i piani: non c’è stata la breve gita a Milano per andare a trovare una mia amica, non c’è stata la festa con i miei compagni di classe, non ci sono stati regali da scartare, né candeline da soffiare. Da quel giorno, invece, è iniziata ufficialmente la quarantena, fino al giorno prima a me sconosciuta, e tutte le giornate sono ormai monotone e tutti uguali tra loro.
Mi sveglio la mattina e le prime cose che faccio sono: controllare i nuovi messaggi, le notifiche dei vari social e leggere le notizie uscite durante la notte.
Dopodiché scendo in cucina per fare colazione e preparo il materiale necessario per le lezioni online in programma quella mattina. Infatti io e i miei compagni di classe ci siamo organizzati in questo modo con i nostri professori in preparazione a verifiche e interrogazioni. Abbiamo circa una o due ore di didattica digitale al giorno.
Finita la lezione, chiamo i miei amici e ci teniamo compagnia per telefono: discutiamo dei compiti che ci assegnano, che a volte svolgiamo insieme, ci mandiamo dei meme e guardiamo dei video divertenti. Facciamo di tutto pur di distrarci e non pensare alla situazione in cui siamo stati costretti a vivere, anche se spesso condividiamo informazioni che sentiamo ai telegiornali o leggiamo su internet e ci scambiamo idee e pensieri.
Dopo pranzo capita che io passi il pomeriggio fuori casa con le mie amiche, sempre per distrarci e per provare a sconfiggere la noia. Andiamo in campagna con le biciclette o a piedi e ci divertiamo. Proviamo a vivere come se niente fosse, anche se ci risulta abbastanza difficile. Dopo qualche ora passata insieme torniamo a casa e cala quella lieve tristezza che mi accompagna da ormai dieci giorni. Prima di cena di solito condivido alcuni momenti della mia giornata su Twitter e poi leggo alcuni messaggi che ricevo quotidianamente, il che mi tiene abbastanza impegnata. Dopo cena, invece, studio oppure mi porto avanti con gli esercizi che devo consegnare nei giorni successivi.
Sul tardi richiamo i miei amici ed è diventata ormai tradizione leggere una storia o un breve libro che troviamo su internet insieme, e ne commentiamo ogni cosa. Crediamo sia un ottimo modo per abbattere la noia! Dopodiché, letti alcuni capitoli con loro, ascolto la musica e verso mezzanotte spengo la luce. Questa credo sia la parte più difficile della giornata perché mi ritrovo completamente da sola con i miei dubbi e le mie paure.”