Quasi una settimana fa condivisi sulla mia pagina Facebook un post di Nicolai Lilin, lo scrittore siberiano autore del romanzo “ Educazione siberiana” (Einaudi), pubblicato in 24 lingue e distribuito in 26 paesi del mondo.
Il post di Nicolai riguardava il vasto incendio che ha già distrutto sei milioni di ettari della foresta siberiana. “Una catastrofe ambientale senza precedenti – la definisce Lilin – che ha già ucciso diversi milioni di ettari della foresta, letteralmente trasformando in cenere un pezzo dei polmoni del nostro Pianeta; che ha bruciato centinaia di migliaia di animali, uccelli, insetti, fiori e piante unici nel loro genere; che ha lasciato senza futuro gli abitanti locali che da sempre vivevano in armonia con la natura.”
Perché mi trovo a scrivere di questo immane disastro taciuto dai grandi media? Prima di rispondere a questa domanda mi è doverosa una precisazione: Nicolai Lilin, non soltanto è russo, orgoglioso di essere russo, ma ha quasi sempre elogiato l’operato del presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin.
Eppure, nonostante ciò, dinanzi quello che sta accadendo, non ha esitato a mettere coraggiosamente al primo posto, anche rispetto al governo russo, l’amore per il suo popolo e per la sua regione. “Nonostante sul luogo dell’incendio in Siberia siano finalmente arrivati i tanto attesi aiuti dal governo, ovvero i militari, i mezzi pesanti di movimento terra e gli aerei, purtroppo il fuoco non si ferma e il territorio del disastro continua a crescere… Nel frattempo – scrive infatti Lilin – le autorità del Cremlino cominciano a porre le domande all’amministrazione locale, ha intrapreso il lavoro una commissione straordinaria composta da investigatori esperti nominati direttamente da Putin (che durante i giorni più terribili della tragedia ha preferito dare importanza alla parata militare navale, che alla Siberia in fiamme)… Ovviamente i politici ci tengono a far vedere al popolo il solito teatrino del potere centrale che funziona, che arriva, anche se vergognosamente in ritardo, e mette tutto e tutti a posto…”
Parole dure di condanna nei confronti delle amministrazioni, da quelle locali fino ad arrivare al Governo centrale russo. Una denuncia dei sistemi di potere che hanno permesso la distruzione delle foresta siberiana. “Quando l’uomo ha cominciato a vedere la foresta non come la propria casa, ma come il luogo delle risorse infinite – continua Lilin – l’equilibrio crollò, danneggiando gravemente la natura. In questo processo dannoso il ruolo dello Stato era più importante di tutti, in quanto proprio il governo, la politica e le élite finanziarie che stanno sempre dietro ai sistemi del potere, erano quelli che vedevano nella foresta siberiana soltanto la fonte dei grandi profitti. In poche parole, da quando in Siberia arrivarono le grandi compagnie industriali, le regole della gestione della foresta sono nettamente peggiorate. Secondo le ultime correzioni nelle leggi della Federazione Russa, pulire il bosco oppure gli argini dei fiumi é definito addirittura illegale, punibile con la legge. Non é quindi difficile immaginare quanto legname secco si é accumulato al suolo, sotto gli alberi. Proprio questo legname ha giocato il ruolo importante durante questi ultimi incendi, fungendo da perfetto combustibile, drasticamente influendo alla diffusione delle fiamme.”
Ma la responsabilità di tutto questo, può essere attribuita alle sole speculazioni da parte delle amministrazioni locali o del governo russo? Basta guardare come la stampa mondiale (non) abbia trattato questa catastrofe, per rendersi conto che dietro tutto ciò, esistono interessi sovranazionali che sono “la vera faccia del potere oligarchico che governa il mondo con particolari ipocrisia e malvagità”.
Mentre dinanzi al problema che l’incendio ha causato la morte di moltissimi animali sottraendo ai predatori come gli orsi le prede per superare il prossimo inverno siberiano, l’amministrazione locale ha già dichiarato che ha dato disposizione per sterminare millecinquecento orsi bruni (qui si può firmare la petizione con la quale si chiede invece al governo russo di stanziare i fondi per salvare gli animali sopravvissuti all’incendio) lasciamo al post di Lilin di qualche ora fa e alle immagini la spiegazione di questa immane catastrofe in Siberia, delle responsabilità e dell’assordante silenzio dei media.
Il post di Nicolai Lilin:
“Quello che accade in Siberia é orribile non solo perché si tratta di una catastrofe ambientale senza precedenti che ha già ucciso diversi milioni di ettari della foresta, letteralmente trasformando in cenere un pezzo dei polmoni del nostro Pianeta; che ha bruciato centinaia di migliaia di animali, uccelli, insetti, fiori e piante unici nel loro genere; che ha lasciato senza futuro gli abitanti locali che da sempre vivevano in armonia con la natura. Il vero orrore della tragedia siberiana sta nel fatto, che grazie a questo disastroso incendio si é rivelata per l’ennesima volta la vera faccia del potere oligarchico che governa il mondo con particolari ipocrisia e malvagità. La gente che rappresenta il potere della finanza su tutti i livelli, a cominciare dalle amministrazioni locali finendo con i mass media, dimostrano con propri azioni che l’unica intenzione del potere attuale é quella di generare il profitto ad ogni costo, di sfruttare tutte le risorse possibili disponibili sul nostro Pianeta, pur di guadagnare. L’atteggiamento criminale dei rappresentanti del potere internazionale un giorno porterà l’umanità intera alla distruzione. Questa è la più grande rivelazione del disastro siberiano. Purtroppo quella “realtà” che comprendiamo dalle grandi agenzie d’informazione, quella presentata dagli intellettuali, giornalisti e opinionisti fa parte di un circo mediatico organizzato appositamente per tenerci concentrati sulle questioni futili, mentre gli oligarchi prendono le decisioni che mettono a rischio il nostro futuro. Solo così si può spiegare questo assordante silenzio sulla catastrofe ambientale in Siberia, della quale oggi non vogliono parlare i big media. Se non ci svegliamo ora, continuando pendere dalle labbra dei finti profeti, presto scopriremo che per noi e per nostri figli non c’é spazio nel futuro.”
Le immagini, prese dalla pagina dello scrittore siberiano, non necessitano di alcun commento da parte nostra.
Questo è quanto accade oggi in Siberia, ma rappresenta quello che domani potremmo vedere con i nostri occhi in qualsiasi altra parte del mondo. Agli italiani e a molti dei nostri giornalisti che stanno con la coda in mezzo le gambe e il piattino delle elemosine in mano, lascio la lettura di ciò che nel 1840 scrisse Alexis De Tocqueville nel suo “De la démocratie en Amerique”, affinché sappiano trarre le loro conclusioni dinanzi l’attuale situazione politica nella quale versa il nostro Paese:.
Nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso…
«Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri … Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere. Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo». «Se un potere dispotico si insediasse nei paesi democratici, esso avrebbe certamente caratteristiche diverse che nel passato; sarebbe più esteso ma più sopportabile, e degraderebbe gli uomini senza tormentarli. Un sistema che potrebbe sembrare paterno, ma che al contrario cercherebbe di fissare gli uomini alla loro infanzia, preferendo che si divertano piuttosto che pensare […]. Vedo una folla immensa di uomini tutti simili, che girano senza posa su se stessi per procurarsi i piaceri minuti e volgari di cui nutrono la propria anima. Ognuno di loro considerato in sè è come estraneo al destino di tutti gli altri […]. Quanto al resto dei concittadini, non li vede; li tocca, ma non li sente […]»