
A livello globale, si stima che ogni anno muoiano 2,4 milioni di neonati e che altri 1,9 milioni nascano morti, la maggior parte dei quali nei Paesi a basso e medio reddito. L’Organizzazione chiede ai leader mondiali e politici di aumentare i finanziamenti per le iniziative di salute materna, neonatale e infantile, e di reclutare e formare operatori sanitari, in particolare ostetriche, infermieri e operatori sanitari di comunità.
Circa 8 milioni di bambini sono nati in situazioni di crisi come conflitti e disastri climatici nel 2025 e molte madri hanno partorito in tende, in campi profughi mal equipaggiati o in comunità colpite da disastri. Lo dichiara Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Un’analisi condotta da Save the Children, basata sui dati delle Nazioni Unite, ha rilevato che circa 7,7 milioni di bambini – 23.000 al giorno – sono nati in 43 crisi umanitarie tra gennaio a fine novembre 2025[1], circa il 10% in più rispetto a cinque anni fa, nel 2021, quando il totale era di circa 7 milioni di bambini. Si stima che sette bambini su dieci siano nati o siano fuggiti da conflitti[2], come in Sudan e Gaza, dove madri e neonati sono quotidianamente a rischio a causa della mancanza di cibo, delle restrizioni all’accesso agli aiuti, della mancanza di accesso a cure materne e neonatali di qualità, della distruzione di ospedali e centri sanitari, e vivono ormai in una situazione di stress cronico. Il numero di bambini che vivono in zone di conflitto ha raggiunto il massimo storico di 520 milioni nel 2024[3].
Save the Children chiede ai leader mondiali e ai responsabili politici di proteggere e aumentare i finanziamenti per le iniziative di salute materna, neonatale e infantile, e di reclutare e formare operatori sanitari, in particolare ostetriche, infermieri e operatori sanitari di comunità.
Shekinah*, 26 anni, è madre di quattro figli e vive a Goma, nella Repubblica Democratica del Congo, dove i tassi di mortalità materna e neonatale sono tra i più alti al mondo[4] e il conflitto in corso ha distrutto infrastrutture sanitarie e mezzi di sussistenza.
All’inizio di quest’anno, Shekinah ha dato alla luce il suo figlio più piccolo, Muhindo*, con parto cesareo presso un ospedale partner di Save the Children nella provincia del Nord Kivu, dopo una gravidanza complicata. Non potendo permettersi le cure ospedaliere, temeva di dover partorire a casa, mettendo a rischio la sua vita e quella del bambino. Avendo sentito parlare del reparto di salute materna dell’ospedale, supportato da Save the Children, la donna vi si è recata e ha ricevuto cure e assistenza gratuite. “Se non avessi ricevuto questo aiuto, sarei morta, perché non avevo né i soldi né la possibilità di avere questo bambino” ha detto Shekinah.
A livello globale, si stima che ogni anno muoiano 2,4 milioni di neonati e che altri 1,9 milioni nascano morti, la maggior parte dei quali nei Paesi a basso e medio reddito. In Yemen, dove oltre un decennio di conflitto e collasso economico ha portato a una delle peggiori crisi umanitarie al mondo, si stima che quest’anno siano nati 1.800 bambini al giorno, nonostante i tagli agli aiuti abbiano costretto le organizzazioni umanitarie a ridurre o sospendere le operazioni, compresi i trattamenti salvavita per la salute e la malnutrizione.
Murad*, 8 mesi, di Taiz, in Yemen, ha sviluppato una grave malnutrizione acuta, in parte perché sua madre Fatima* non ha potuto permettersi un’alimentazione adeguata durante la gravidanza a causa del reddito instabile della famiglia.
“Prima della guerra, c’erano opportunità di lavoro e un reddito che permettevano alle persone di ottenere facilmente il cibo. Ora tutto è cambiato e riusciamo a malapena a soddisfare i nostri bisogni primari”, ha detto Fatima. “Mio figlio, Murad, è nato debole e soffre di malnutrizione fin dalla nascita. Pensavo che sarebbe migliorato, ma si è indebolito giorno dopo giorno. Tuttavia, dopo essere stato indirizzato a un centro sanitario locale supportato da Save the Children per un trattamento nutrizionale salvavita e cure mediche, le condizioni di Murad sono migliorate rapidamente e continua a riprendersi dalla malnutrizione”.
“Ogni giorno, in media, circa 23.000 bambini vengono al mondo in alcune delle peggiori crisi mondiali, a causa di ospedali scarsamente attrezzati o sistemi sanitari distrutti da attacchi e restrizioni in luoghi come Gaza e il Sudan. Tante madri sono costrette a intraprendere viaggi pericolosi per cercare un luogo sicuro in cui partorire un rischio enorme durante emergenze, come inondazioni e ondate di calore. Invece di ricevere cure neonatali di qualità e un’accoglienza calorosa per l’inizio della loro vita, molti di questi bambini devono lottare per la sopravvivenza fin dal momento della nascita. La maggior parte dei decessi neonatali e materni è prevenibile attraverso l’accesso a un supporto qualificato al parto e a un’assistenza sanitaria di qualità. Dobbiamo garantire finanziamenti continui per l’assistenza sanitaria di base, inclusa l’assistenza materna e neonatale, e garantire che i tagli agli aiuti non mettano a repentaglio la vita dei bambini fin dai loro primi momenti” ha dichiarato Abraham Varampath, responsabile di salute, nutrizione e acqua, servizi igienico-sanitari di Save the Children.
Save the Children esorta inoltre la comunità internazionale ad adottare misure politiche urgenti per affrontare i conflitti e i disastri climatici che decimano i sistemi sanitari, sradicano le famiglie e impediscono ai bambini e alle loro madri di accedere a cibo, servizi sanitari e nutrizionali. Save the Children contribuisce a rafforzare i sistemi sanitari e forma, sostiene e fornisce strumenti agli operatori sanitari in prima linea, affinché possano intervenire in modo efficace e sostenibile per proteggere la vita di madri e neonati. I reparti maternità e le cliniche mobili dell’Organizzazione salvano vite ogni giorno. Nel 2024, i servizi di salute materna, neonatale e riproduttiva di Save the Children hanno raggiunto 1,4 milioni di bambini e 2,1 milioni di madri e donne in età riproduttiva in 30 Paesi.
www.savethechildren.it
[1] Save the Children ha utilizzato il calcolatore MISP dell’UNFPA per stimare il numero di bambini nati nel 2025 fino al 30 novembre nelle popolazioni bisognose di aiuti umanitari, sostituendo i più recenti tassi di natalità grezzi per il 2025 disponibili nel World Population Prospects delle Nazioni Unite. L’elenco delle 43 crisi umanitarie e delle dimensioni della popolazione che necessita di supporto umanitario è tratto dall’aggiornamento della Panoramica Umanitaria Globale (GHO) del 2025, pubblicato dall’OCHA, e include i piani di risposta ai rifugiati dell’UNHCR. Il numero di nascite è una stima, poiché i tassi di natalità sono disponibili solo a livello nazionale, mentre i dati possono variare all’interno di un Paese o tra le popolazioni colpite dalla crisi. Non tutte le crisi umanitarie, tuttavia, sono incluse nei piani di risposta delle Nazioni Unite, sebbene ne rappresentino una quota significativa. A Gaza, l’UNFPA ha fornito un dato specifico sul numero di nati vivi fino a luglio, tratto dal suo dashboard sulla salute sessuale e riproduttiva. Save the Children ha estrapolato i dati per i restanti quattro mesi.
[2] Stima di Save the Children basata sul numero di bambini nati in 28 delle 43 crisi umanitarie nel GHO dell’OCHA, dove le Nazioni Unite identificano il conflitto come uno dei fattori scatenanti della crisi umanitaria o nati in situazioni di rifugiati causate dal conflitto.
[3] https://www.savethechildren.it/press/1-minore-su-5-al-mondo-vive-zone-di-conflitto-un-totale-di-oltre-520-milioni-le-gravi
[4] RDC: 427 decessi ogni 100.000 nati vivi (OMS, UNICEF, UNFPA, Gruppo della Banca Mondiale e UNDESA/Divisione Popolazione). Il tasso di mortalità neonatale è di circa 25 decessi ogni 1.000 nati vivi (IGME 2023, CME Info – Stime della mortalità infantile).