Vendite promozionali in Sicilia alla fine di marzo e agli inizi dell’autunno, nel passaggio tra settembre e gli inizi di ottobre.
É la proposta formulata dalla Confederazione Italiana Esercenti Commercianti e da Confimprese Sicilia per stimolare i consumi nell’isola in due momenti dell’anno notoriamente deboli per le vendite, senza interferire con il periodo natalizio né con le tradizionali campagne di saldi.
Le due organizzazioni datoriali hanno illustrato la possibilità di istituire due finestre annuali di vendite promozionali all’assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana Edy Tamajo.
“Il fenomeno del black friday alla fine di novembre – spiegano Salvatore Bivona e Giovanni Felice, rispettivamente presidente della CIDEC Sicilia e coordinatore regionale di Confimprese – rappresenta un’importante occasione commerciale che contribuisce all’aumento degli incassi del comparto: tuttavia, appare ormai evidente che l’evento anticipa parte dei consumi natalizi, spostandoli su un periodo promozionale e scontato, con una conseguente contrazione delle vendite a prezzo pieno nel mese di dicembre”.
“La nostra proposta, invece – proseguono – si propone di offrire un concreto sostegno alla competitività del sistema commerciale regionale, soprattutto in un contesto in cui le vendite online operano in regime di sconti permanenti, in due momenti dell’anno non certo facili per gli esercenti”.
“Negli intervalli temporali rappresentati dalla fine di marzo e l’avvio dell’autunno – sottolineano – il settore moda, in particolare, registra una stasi fisiologica negli acquisti, mentre molte aziende strutturate avviano comunque attività promozionali mirate: ecco perché, offrire a tutte le imprese, comprese le micro e piccole realtà commerciali, la possibilità di aderire a iniziative promozionali collettive, potrebbe rappresentare per loro un valido supporto”.
La proposta delle due associazioni di categoria trae le mosse dall’attuale normativa vigente in Sicilia, giudicata da Salvatore Bivona e Giovanni Felice “restrittiva e penalizzante e in evidente contrasto con quanto previsto nel resto del Paese, limitando le possibilità di concorrenza e sviluppo delle imprese locali”.