
C’è ancora qualcuno che ha dubbi su cosa votare al referendum sulle carriere dei magistrati?
Sì. I magistrati.
E sapete perché?
Perché pensano di avere “vinto il concorso per Dio”.
Prima di offendervi con questa affermazione sappiate che non è mia, ma di qualcuno che – martire della Verità – mai vi potrà confermare di averla detta.
Mi scuso con lui, ma vi giuro l’ho ascoltata, quando ero appena entrato in magistratura, dalla sua stessa voce.
Iniziava i suoi discorsi nelle affollate (e inutili) assemblee dell’ANM di Palermo con queste parole: “Ritengo che qui non si capisca, anzi non si voglia capire che…”.
Già… i magistrati si ostinano a non capire che i tempi sono cambiati e che il Popolo – in nome del quale amministrano la Giustizia – ne ha piene le scatole di un “Sistema” che ha gradualmente svuotato la sua capacità di dare sicurezza al cittadino e proteggerlo dal male.
Colpa della politica, affermano i magistrati.
Ma un tecnico del Diritto vi direbbe che, quantomeno, vi è un concorso di colpa a ragione del fatto che la politica (come nello spiritismo…) è entrata nel corpo della magistratura devastandolo.
Per fugare ogni dubbio su questa ricostruzione, basta leggere la confessione resa dall’ex presidente dell’ANM nel libro “Il Sistema”.
Ve ne trascrivo – qui di seguito – il passaggio più chiaro e fulminante.
Forse la separazione delle carriere non è il farmaco risolutivo del male che affligge la Giustizia italiana.
Ma almeno questo toglierà potere alle correnti che, politicizzando la magistratura, l’hanno resa schiava di un “Sistema” farabutto.
E non mi fa paura che il Pubblico Ministero perda la sua autonomia, perché in realtà questa così tanto strombazzata libertà di azione non l’ha mai veramente posseduta.
Ricordo di un Procuratore Generale che, per farsi nominare nel ruolo, chiese l’aiuto di un oscuro maneggione di una confederazione associata di industriali.
E ricordo tanti magistrati saltati sul carro della politica mentre svolgevano il ruolo di pubblico ministero.
Sono gli stessi che – oggi scrittori di successo – gridano scandalizzati contro la riforma.
Adesso vi lascio con le parole di Palamara scolpite con chiarezza a connotare “il Sistema” che questa riforma – si spera – spazzerà via…
“Conosce la tecnica del pacchettone?
In quella sono stato un vero maestro. Bene. Ci sono quaranta posti da assegnare? I quattro capi corrente si siedono attorno ad un tavolo, ognuno con il suo elenco che agli altri non deve interessare e si comincia: a me ne spettano quindici, all’altro dieci, al terzo sette e così via… alla fine i nomi scelti finiscono blindati in una delibera del plenum del CSM che approva all’unanimità: il gioco è fatto.
Il sistema è rodato e si inceppa raramente anche quando viene messo sul tavolo il nome di un “impresentabile”, che il più delle volte la sfanga sotto minaccia di dichiarare “impresentabile” uno dei tuoi…
Il Sistema crea un meccanismo di condizionamento, o fai così o ti metti fuori.
E fuori dalle correnti semplicemente non esisti.
È così che “Il Sistema” occupa il potere…”.
Ecco, aveva ragione Falcone: ritengo che qui non si capisca o ci si ostini a non volere capire…
Lorenzo Matassa