
tavola con la raffigurazione di Nebrot, proveniente dal soffitto ligneo della Cattedrale
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Al visitatore del Museo diocesano, nella sala dedicata a San Gerlando con una sua antica statua lignea, i curatori propongono la giustapposizione di quadri raffiguranti gli ex voto e una tavola che, proveniente dal soffitto ligneo della Cattedrale, propone il primo piano di Nebrot o Nimrod. Il personaggio biblico, lâinizio del suo regno fu Babele, crede che persino il cielo sia a sua portata di mano: ÂŤEgli fu â si legge nel libro della Genesi â il primo potente sulla terra, un potente cacciatore davanti al SignoreÂť (cfr. Gen 10, 8-9).
La tradizione attribuisce a Nebrot la costruzione della Torre di Babele. Nel pannello ligneo che lo ritrae il suo volto espressivo ed imponente, incorniciato da una fluentissima barba, fissa dritto negli occhi lâosservatore, mentre il dito indice della mano destra rivela il carattere imperioso e deciso. La raffigurazione non delimita il personaggio che sembra uscire dalla trave e dai tempi antichi per invadere lâattualitĂ e dominare lo spazio di chi lo osserva. A far da contrappunto gli ex voto, piccoli dipinti che âper promessaâ attestano la gratitudine di tanti fedeli. Essi si sono fatti raffigurare in compresenza con il Cristo, Maria e i Santi: quando, in grave pericolo di salute e di vita, chiedendo grazia hanno trovato aiuto, guarigione, salvezza.
Mi piace cogliere, per la vicinanza delle raffigurazioni di Nebrot di Babele e degli uomini devoti nella fede, una vivida attualitĂ e un appello.
Il re è la potenza senza limiti: Come gli odierni tecnoautoritari miliardari della rete, del commercio, dello spazio, esprime la tracotanza di chi impone unâunica lingua e, come pifferaio magico, trascina gli uomini a âsfidare il cieloâ. Nebrot cacciava, questi accumulano dati; quello imponeva la tecnologia dei mattoni, questi algoritmi e big data. Lâindice alzato un poâ è sfida, potere superiore, direzione e ammonimento. Ă storia antica, tragica allegoria dellâattuale delirio di onnipotenza. Quellâindice che sfida Dio e sovrasta gli uomini oggi clicca e muove il cursore che dirige miliardi di coscienze verso unâunica, gigantesca unificazione cognitiva: lâIntelligenza Artificiale Generativa e il dominio dei monopoli globali.
Il potere sembra non riconoscere limite. Ma a Nebrot non riuscirĂ lâopera della costruzione della Torre di Babele: forse a Dio non piacciono gli imperi dellâunica logica, dellâunica lingua, della oppressione della tecnologia sullâuomo. Il fallimento della Torre di Babele, come di ogni altro impero che vuole âfarsi un nome e toccare il cieloâ, è ammonimento agli imitatori di Nebrot a mettere in conto come certa il ridimensionamento o lâimplosione del sistema.

Prossimi alla raffigurazione di Nebrot sono gli ex voto, quadretti naif che per personaggi umani e celesti, foggia e vicende rappresentati sembrano questioni di antiquariato. Eppure lâinvocazione a Dio, a Maria, ai santi di essere liberati dai mali che ci affliggono sono quanto mai di attualitĂ . Quanta supplica dei fedeli per il Covid che non va via, la guerra che sembra arrivare. Niente nascite e immigrati abbandonati in mare. La crisi educativa che si espande, famiglia per famiglia, di relazione affettiva in relazione affettiva. E poi la crisi climatica, lâendemica carenza di lavoro, lâabbandono dellâagricoltura: âa peste, a fame, a bello libera nos Domineâ.

La contrapposizione delle raffigurazioni del re Nebrot e dei fedeli in familiaritĂ con i santi negli ex voto mi sono sembrati appello che ho avvertito dapprima per me, e poi per il servizio alla missione della Chiesa, alla funzione propria di questo giornale e a ciascun lettore, specialmente se fedele. Purtroppo, la logica di Babele non risparmia nessuno. Farsi un nome, elevarsi sugli altri e imporsi con lâindice alzato, sovra esaltare la tecnologia a discapito della relazione della comunitĂ , âcostruirsi una torre per negarsi al mondo, appiattire lâesistenza alla realtĂ virtuale senza la fatica dellâincontro e della promozione della comune umanitĂ , è tentazione anche per la Chiesa. La sua missione non è quella di dominare, ma di servire e â per usare un temine caro allâarcivescovo Alessandro â ricucire il tessuto sociale ed e ecclesiale lacerato. La trama e lâordito di questo tessuto che è il mondo è opera di Dio e ciascun filo è parte della tunica che Cristo riveste, filatura di Spirito santo.
Ă tempo di invocazione a Dio, mani giunte e che si stringono operose della sua caritĂ per questâoggi di povertĂ reale e di spirito; non braccia conserte, ne pugni branditi, non di indici puntati e sguardi cupi. Se Nebrot avesse preso il posto nella testa e nel cuore di qualche operatore pastorale è tempo di revisione.
Bando al fiscalismo e alla burocrazia che innalza muri, alla torre dellâattuale sistema comunicativo dei social che ci isola e frammenta la comunitĂ : Dio a pentecoste da ai suoi di parlare lingue diverse affinchĂŠ tutti e ciascuno sentano parlare di GesĂš e del suo vangelo nella lingua materna.
Ă tempo di accogliere la benevolenza di Dio che necessitĂ di questa umanitĂ che, come quella raffigurata negli ex voto, riconnetta la spesso tragica condizione umana alla gioia di essere accompagnati da Cristo, che non ha indice puntato ma solo braccia aperte e mani benedicenti.
La Chiesa non è una torre e nemmeno un museo. Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini dâoggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. Solo abbandonando la presunzione di Nebrot e invocando da Dio la Grazia con la Chiesa potremo rinnovare il senso di comunitĂ , fare esperienza di salvezza, offrire custodia e proporre terapia e compagnia. Come Chiesa siamo riuniti insieme nel Cristo, guidati dallo Spirito Santo nel pellegrinaggio verso il regno del Padre.
Il messaggio di salvezza ricevuto è da proporre a tutti. E la vita un poâ naif di ciascuno di noi, meglio degli ex voto della sala del Museo, la narrerĂ in modo nuovo. A far abbassare lo sguardo altero e flettere il dito indice dei moderni Nebrot che opprimono gli uomini penserĂ Dio.