
Di Lillo Miccichè
Il crollo avvenuto nel cantiere dell’ex Ospedale di Agrigento giovedì 15 maggio 2025 ha purtroppo cause che vengono da lontano e che qui tenterò di spiegare.
Per fortuna non ci sono state vittime perché il cantiere era chiuso, ma nello stesso tempo il crollo ha messo a rischio i passanti del vicolo Ospedale (oggi chiamato vicolo ospedale cavalieri di Malta), e soprattutto ha spaventato e messo a rischio gli abitanti delle case di quel vicolo che sono stati evacuati e non si sa per quanto tempo (vedi foto n. 1, 2. 3. 4, 5, 6, 7, 8 e 9). Ancora una volta si può constatare che ad Agrigento, pur fra tante disgrazie che la città ha subito nella sua storia, non è morto mai nessuno a causa di frane e dei molti crolli di case, almeno è quello che ricordo a memoria d’uomo. Fatti luttuosi risparmiati ad eccezione dei crolli causati dai bombardamenti del luglio 1943 che anticiparono lo sbarco degli americani.
Alcuni sono convinti che Agrigento sia protetta dai miracolosi S. Calogero e S. Gerlando e sono ben presenti due precise invocazioni agrigentine che recitano: “San Caloriu pensaci tu” e “ San Giullanno senza dannu” .
Chi ha fede ha il diritto di sperare e credere ai miracoli ma è certo che chi deve occuparsi della prevenzione dei disastri sono le istituzioni pubbliche a tutti i livelli, sono loro che devono garantire l’incolumità pubblica e soprattutto vigilare perché nel campo amministrativo e lavorativo non prevalga la negligenza che è la causa di tanti disastri. Purtroppo devo costatare che ancora non si impara dalle disgrazie.
Nessuno ha ancora detto che il muro crollato giovedì scorso era una parte dell’abside della chiesa intitolata a S. Giovanni Battista (detta anche della Maddalena), sconsacrata e demolita nel 1867 durante l’ampliamento dell’ospedale.
Il complesso dell’ospedale e della chiesa di S. Giovanni Battista fu fondato tra la fine del XII e l’inizio del XIII sec dall’ordine dei cavalieri Teutonici (a riguardo esistono diversi documenti storici). Nel XIV sec. i Chiaramonte lo finanziarono e lo ampliarono, come dimostrano i portali ad archi a sesto acuto con le classiche ghiere a zig zag. Nel XV secolo l’ospedale venne chiuso e abbandonato, riaperto nel 1542 grazie all’istituzione di un Ente Morale venne finanziato da facoltose famiglie agrigentine e amministrato dall’ordine dei Cavalieri di Malta. Non a caso molti medici facevano parte di questo ordine come il chirurgo palermitano Panfilo Li Chiavi che mise radici in città. (vedi riveli di Agrigento tra il 1569 e il 1636).
Dopo la sconsacrazione la chiesa viene trasformata in cortile e nuovo ingresso dell’ospedale con il bel prospetto su progetto dell’ingegnere comunale Dionisio Sciascia, il fabbricato che affaccia sulla via Atenea venne allineato alla nuova Porta di Ponte dell’ arch. Raffaele Politi. Nel mio libro “Girgenti le Pietre della Meraviglia…cadute” ho già pubblicato alcuni antichi disegni e delle foto che danno l’idea di come era in origine l’antico edificio e che allego in questo lungo post.
Con l’unità d’Italia l’ospedale diviene proprietà della Provincia di Agrigento e a un secolo dalla ristrutturazione ottocentesca (con aggiunta di artefatti sul lato nord del fabbricato), il servizio ospedaliero viene trasferito nella nuova struttura di via Papa Giovanni XXIII.
Manco 18 anni da Agrigento ma non ho perso la memoria della mala gestione della cosa pubblica,
ricordo a chi legge che sono stati tanti i problemi che ho affrontato da consigliere comunale d’opposizione e ricordo tra gli altri la vicenda riguardante l’abbandono per alcuni decenni dell’ex ospedale civile di via Atenea e la sua disastrosa e artefatta ristrutturazione edilizia iniziata e purtroppo mai completata dalla provincia di Agrigento alla fine degli anni ottanta. Proprio in quel periodo ho iniziato a documentarmi sull’antico fabbricato e sull’intero centro storico agrigentino, tanto che nel 1991 e nel 1992, nella qualità di consigliere Comunale e conoscitore delle emergenze architettoniche, ho stilato le osservazioni critiche al Piano Particolareggiato del Centro Storico (vedi foto allegati n. 10, 11, 12, 13, 14, 14, 15, 16, 17, 18 e 19), osservazioni e critiche che nel 2006 ho inserito in sintesi nel mio libro “Girgenti le Pietre della Meraviglia…cadute”, insieme a diverse foto, (vedi foto allegati n. 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, ed altre foto fuori libro n. 29,30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37 e 38) che evidenziano come siano state trattate nei lavori realizzati le emergenze storiche ad artistiche che resistevano ancora nell’antico ospedale.
Grazie alla ricerca storica sull’ex ospedale e alla conoscenza diretta dei luoghi ho scoperto che il fabbricato in origine nel suo lato settentrionale non era addossato alla roccia tufacea ma distaccato dal muro, addirittura in alcune parti di un paio di metri, una sorta di intercapedine per evitare l’umidità che però è stata riempita di terra, quindi la strada del vicolo dietro Ospedale e quella del vicolo Orazio che percorrono parallelamente la parte settentrionale dell’ex ospedale, in buona parte sono frutto del terreno di riporto, ma in che epoca sia stata riempita l’ intercapedine non si può stabilire con precisione.
Certo è che tra costruzione della reta fognante e rete idrica negli anni il terreno è stato manomesso, di conseguenza la lettura degli inerti potrebbe essere falsata, ma si potrebbe ovviare con dei saggi da fare in profondità, per trovare attraverso la stratificazione del terreno l’ordine di datazione, utilizzando anche l’esame con il radiocarbonio C14.
Anche se nel corso dei secoli l’antica struttura è stata più volte modificata, il dato tecnico descritto è comunque riscontrabile guardando lo squarcio che si è aperto con il crollo della parte occidentale che mostra la roccia e il riempimento dell’intercapedine con terreno incoerente (vedi la foto da Agrigentonotizie.it).
Le osservazioni tecniche che nel 1991 e nel 1922 ho fatto al Piano Particolareggiato del centro Storico (vedi foto allegati n. 10, 11, 12, 13, 14, 14, 15, 16, 17, 18 e 19) dimostrano che il crollo poteva essere evitato se nelle previsioni di Piano si fossero programmate tassativamente anche le demolizioni delle parti estranee all’originario fabbricato, (come ho indicato meglio nella scheda di Piano per l’isolato 94 e qui allegato) e soprattutto se si fossero effettuati dei saggi e un rigoroso consolidamento alla base del fabbricato; sicuramente si sarebbe scoperta l’intercapedine e si sarebbe evitato il crollo o non sarebbe avvenuto in modo così catastrofico, e i fabbricati privati prospicienti non sarebbero stati messi a rischio di crollo.
Purtroppo anche sulla conduzione dei lavori pesa una grave responsabilità, dato che si stava scavando per realizzare una cisterna due metri più in basso rispetto alla fondazione di blocchi di tufo che formavano l’abside senza verificare se dietro vi fosse roccia o terreno incoerente.
Ma bisogna anche sottolineare che la trascuratezza tecnica è figlia non solo di una errata previsione del Piano Particolareggiato del centro storico ma anche del non controllo degli appalti perché le stazioni appaltanti non lo gradiscono, e nel caso specifico questo dovrebbe essere affidato alla Soprintendenza ai beni culturali, anche per tale motivo all’epoca dell’approvazione del Piano Particolareggiato il Comune di Agrigento per scelta politica ha rigettato le mie osservazioni restrittive in ordine alla modalità di restauro dell’antico fabbricato, a cui si doveva applicare, aggiungendolo, l’art. 12 (Restauro delle emergenze monumentali).
Per il resto non entro nel merito dato che non conosco il progetto dei lavori appaltati e costati all’erario oltre 6 milioni di euro, dico solo che si eviti di ricostruire la superfetazione danneggiata dal crollo perché sottrae coerenza e leggibilità rispetto all’assetto originario dell’edificio, ma si pensi soprattutto a consolidare la strada e mettere in sicurezza le case dei privati, purché non diventi la scusa per gonfiare a dismisura l’appalto.
Per concludere, se il Piano Particolareggiato del Centro Storico di Agrigento avesse previsto maggiore controllo nel rispetto del contesto storico per non compromettere l’armonia del complesso edilizio e si fosse aggiunto, come da me richiesto, l’art. 12 (Restauro delle emergenze monumentali), le superfetazioni sarebbero state eliminate salvaguardando le parti più fragili della struttura e portando alla luce la base dell’antico ospedale Teutonico, ciò avrebbe portato a scavare con più cautela sotto le fragili fondazioni e quello che è successo giovedì scorso non sarebbe accaduto.