In due distinti interventi scientifici emergono importanti novità circa le conoscenze relative alla fondazione della colonia greca di Akragas e all’orientamento degli edifici sacri della Collina dei Templi. Le novità sono state presentate da Carmelo Falco (Associato INAF Osservatorio Astrofisico di Torino – Istituto Nazionale di Astrofisica) e da Marialuisa Zegretti (specializzata e dottore di ricerca in Archeologia presso l’Università degli Studi la Sapienza di Roma e presso il Pontificio Istituto di Archeologia di Roma). La presentazione nel corso di due importanti eventi culturali: il 31esimo Annual Meeting of the European Society for Astronomy in Culture (SEAC), svoltosi a Catania dal 12 al 17 novembre scorsi, e il I Congresso Nazionale di astronomia Culturale organizzato dal CNR, Area Territoriale della Ricerca di Palermo / INAF IASF , da 3 al 6 dicembre scorsi. Il contributo di Falco e Zegretti presentato a Catania dal titolo: “Sull’orientamento degli edifici sacri della collina della Valle dei templi di Agrigento. Nuove considerazioni e una proposta di datazione” partendo dalla lettura di autorevoli studi già esistenti, ha permesso di proporre una nuova e sorprendente soluzione alla questione, fino ad oggi non risolta, dell’orientamento dei templi di Agrigento. I ricercatori grazie alla ricostruzione del Cielo antico e alla considerazione dei dati emersi, unitamente all’osservazione delle condizioni topografiche su cui si inserirono gli edifici sacri sono arrivati alla conclusione che, l’orientamento, quindi, pur tenendo conto dell’impianto cittadino, doveva essere stato dettato da un motivo ‘altro’ che hanno ricercato all’interno delle dinamiche astronomiche legate ai momenti fondamentali per la vita di un uomo greco. Risulta ragionevole pensare che coloro che si occuparono della progettazione dei templi di Agrigento avrebbero potuto superare agevolmente le minime difficoltà orografiche che incontrarono (appena qualche centimetro per raggiungere un direzionamento Est-Ovest preciso). La proposta di Falco e Zegretti per Akragas parte dalla certezza che i greci utilizzavano due calendari: un calendario solare basato su equinozi e solstizi e uno lunare basato sul ciclo lunare di 28 giorni. L’equinozio di primavera e i giorni di luna nuova erano i giorni più propizi per eccellenza. L’equinozio di primavera rappresentava il ritorno di Proserpina, della primavera, del bel tempo e dei raccolti. I giorni di luna nuova e i successivi di luna crescente erano invece i giorni nei quali si raccomandava di iniziare le colture o le fondazioni. E’ chiaro che il ciclo lunare presenta una cadenza ricorrente (circa 28 giorni) e dunque corrisponde a una datazione solare variabile. Seguendo il principio della concomitanza tra l’equinozio di primavera e la luna nuova più prossima è stato possibile determinare in quali anni l’orientamento degli edifici è compatibile con l’allineamento solare pertinente al giorno di luna nuova appena successivo all’equinozio di primavera. Tutti gli orientamenti troverebbero così un senso rigoroso e non più casuale e i pochi gradi di differenza degli allineamenti degli edifici sacri della Valle si spiegherebbero attraverso riti di fondazione e orientamento in date solari precise tutte interne al mese lunare successivo all’equinozio. Gli orientamenti di Akagas, infatti, sono tutti coerenti con date successive all’equinozio. I calcoli di Falco, verificati tramite il portale Efemeridi NASA/Jet Propulsion Laboratory del California Institute of Tecnology e successivamente tramite il Software professionale The Sky X, utilizzano entrambi la cronologia degli astronomi in cui l’Anno Zero si riferisce all’anno 1a.C. Da questi sono scaturite delle date che, se da un lato, si accordano bene con la datazione archeologica, dall’altro raccontano di ‘anni’ ben precisi in cui ritengono Falco e Zegretti possa essere iniziato il cantiere dell’edificio sacro.
Durante il I Congresso Nazionale di astronomia Culturale organizzato dal CNR di Palermo Falco e Zegretti hanno invece presentato un contributo dal titolo: “Il Cielo come presagio. Alcune considerazioni sulla fondazione della colonia greca di Akragas” . Lo studio descrive e ricostruisce un fenomeno astronomico rarissimo e straordinario: l’eclisse solare del 21 settembre 582 a.C. un’eclissi totale di Sole che interessò una vasta zona geografica compresa tra il Mediterraneo, l’Egitto e l’Arabia e che fu ben visibile dalla fascia meridionale della Sicilia e sul Canale di Sicilia in condizioni di totalità o quasi totalità. Nella ricerca si fa notare come le eclissi venivano vissute dall’uomo antico come messaggio divino funesto e spesso influenzavano scelte politiche e eventi storici. Dalla ricostruzione effettuata mediante il software professionale Bisque – The Sky X e con grafiche riprese dal software Stellarium ( la verifica dei dati dell’eclisse è stata effettuata attraverso il NASA –Solar Eclypse Search Engine) è stato osservato da Falco che questo evento accadde al sorgere del sole in prossimità dell’equinozio di autunno (nel mese che segnava dunque l’inizio del semestre freddo e disagevole dell’anno) e che ebbe a corredo una straordinaria congiunzione stretta del Sole con Mercurio, Giove, Saturno e la stella Spica/Persefone. In tutta la grecità fu particolarmente visibile un forte calo di luce solo a Gela e parzialmente a Siracusa. Alla luce dei risultati ottenuti il presente studio propone, in modo preliminare, un’ipotesi di lavoro che tenta una lettura integrata circa le motivazioni che possono aver determinato o accelerato a Gela dei fenomeni di στάσις sociale o riti di purificazione per sanare contrasti profondi: l’impressionante eclissi totale di sole coincise, infatti, con un momento di grande crisi nella comunità della colonia greca di Gela storicamente attestata dalle fonti.