“I bambini qui hanno visto tutto. Le bombe, i morti, i cadaveri: non possiamo più fingere con loro”, dice una madre all’Organizzazione, mentre un’altra parla di “completa distruzione psicologica” dei figli. E in Cisgiordania, è il linguaggio disumanizzante con cui ci si riferisce ai palestinesi a causare dolore e rabbia: “nessuno vuole che esistiamo sul pianeta”.
Cinque mesi di violenza, sfollamento, malnutrizione e malattie, che si aggiungono agli oltre 16 anni di blocco, hanno avuto un impatto psicologico devastante sui bambini di Gaza. Paura, ansia, carenza di cibo, enuresi, iper-vigilanza e problemi di sonno, un’alternanza nello stile di attaccamento ai genitori, regressione e aggressività: questo l’universo quotidiano dei bambini che stanno vivendo il conflitto, come attesta una ricerca diffusa oggi da Save the Children[1], l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Genitori e care giver hanno dichiarato all’Organizzazione che la capacità dei bambini di immaginare un futuro senza guerra è ormai praticamente scomparsa. Il disagio emotivo di schivare bombe e proiettili, la paura di perdere i propri cari, di essere costretti a fuggire attraverso strade disseminate di detriti e cadaveri e di svegliarsi ogni mattina senza sapere se riusciranno a mangiare, ha reso gli adulti di riferimento sempre più incapaci di affrontare la situazione. Il sostegno, i servizi e gli strumenti di cui hanno bisogno per prendersi cura dei loro figli sono sempre meno. Dalia*, una madre di Gaza, ha dichiarato: “I nostri figli hanno già vissuto diverse guerre. Avevano già una scarsa capacità di recupero e ora è molto difficile affrontare queste ulteriori difficoltà. I bambini sono spaventati, arrabbiati e non riescono a smettere di piangere, questo succede anche a molti adulti. È troppo per noi, figuriamoci per i più piccoli”.
Nella ricerca – che integra quella[2] condotta da Save the Children del 2022 sul grave impatto sulla salute mentale dei bambini causato da oltre 16 anni di blocco imposto dal governo israeliano – gli esperti di salute mentale e di protezione dell’infanzia che lavorano con Save the Children a Gaza affermano che senza un’azione urgente, a partire da un cessate il fuoco immediato e definitivo e da un accesso umanitario sicuro e senza restrizioni, la guerra infliggerà ulteriori danni mentali a bambini, bambine e adolescenti, che permarranno per tutta la vita, con una drastica riduzione delle opportunità di recupero.
I genitori raccontano che i bambini hanno rinunciato anche alla speranza e alle loro ambizioni per il futuro. “Uno dei miei figli sognava di diventare ingegnere e l’altro poliziotto. Ora uno vuole guidare un carretto trainato da un asino, perché vede questa realtà […]. E il sogno dell’altro figlio è vendere biscotti davanti a casa”, ha raccontato Samer*.
A Gaza, il 90% di tutti gli edifici scolastici ha subito danni significativi[3] e altri non possono più essere utilizzati come scuole. L’istruzione può dare un senso di speranza, ma a causa del conflitto in corso più di 625 mila studenti non vanno più a scuola, e 22.564 insegnanti sono impossibilitati a fare il loro lavoro[4].
Amal*, madre di quattro figli a Gaza tra i 7 e i 14 anni, ha detto: “Alcuni dei miei figli non riescono più a concentrarsi sulle attività di base. Dimenticano subito ciò che dico loro e non riescono a ricordare le cose appena accadute. Non direi nemmeno che la loro salute mentale è peggiorata, è stata proprio cancellata. Una completa distruzione psicologica”.
Tutto questo avviene mentre secondo il Ministero della Sanità di Gaza più di 30.717 persone, tra cui 12.550 bambini, sono state uccise dall’escalation militare israeliana a Gaza iniziata il 7 ottobre[5] come rappresaglia agli attacchi contro Israele, che hanno ucciso 1200 persone, tra cui 33 bambini, e preso più di 240 ostaggi, secondo il governo di Israele.
La mancanza di cibo e di acqua potabile sta creando una grave crisi alimentare, con quasi tutti i bambini di Gaza a rischio di carestia. Almeno 15 bambini sono morti per malnutrizione e disidratazione nel nord di Gaza, secondo il Ministero della Sanità di Gaza[6]. Con le strutture sanitarie a malapena funzionanti e le famiglie tagliate fuori dai servizi medici, è probabile che la cifra reale sia molto più alta – e tutto ciò sta facendo aumentare in modo esponenziale l’ansia e lo stress nei bambini e nelle famiglie.
Anche prima del 7 ottobre, la salute mentale dei bambini di Gaza era precaria a causa delle cicliche escalation di violenza, dell’impatto del blocco – comprese le restrizioni alla libertà di movimento e all’accesso ai servizi essenziali – della crisi economica e della separazione da familiari e amici.
Gli intervistati hanno dichiarato di aver assistito a un drammatico deterioramento della salute mentale dei bambini, peggiore rispetto alle precedenti escalation di violenza, che si manifesta con paura, ansia, carenza di cibo, enuresi, iper-vigilanza e problemi di sonno, oltre a cambiamenti nei comportamenti come un’alternanza nello stile di attaccamento ai genitori, regressione e aggressività. “I bambini qui hanno visto tutto. Le bombe, i morti, i cadaveri: non possiamo più fingere con loro. Ora capiscono e hanno visto tutto. Mio figlio sa persino distinguere i tipi di esplosivo che cadono: riesce a percepire la differenza”, ha raccontato Waseem*.
Mentre i bisogni umanitari aumentano, l’ultima escalation di violenza e l’assedio hanno causato un collasso totale dei servizi di salute mentale a Gaza, con i sei centri pubblici dedicati e l’unico ospedale psichiatrico di Gaza non più funzionante.
In Cisgiordania, invece, genitori e care giver sottolineano come i minori provino rabbia, dolore ed impotenza di fronte al linguaggio disumanizzante da parte dei funzionari del governo israeliano sui palestinesi: “nessuno vuole che esistiamo sul pianeta”.
“È inaccettabile che qualsiasi bambino debba affrontare gli orrori che hanno vissuto quelli di Gaza. Mentre schivano bombe e proiettili, fuggono per strade disseminate di detriti e cadaveri, sono costretti a dormire all’aperto e non hanno a disposizione il cibo e l’acqua potabile necessari per sopravvivere. I bambini di Gaza stanno vivono quotidianamente da mesi shock e dolore inimmaginabili, che si sommano ai disagi di oltre 16 anni di blocco e successive escalation di violenza”, ha dichiarato Jason Lee, Direttore di Save the Children per i Territori palestinesi occupati. Questa guerra e le cicatrici fisiche e mentali che sta lasciando sui bambini stanno ulteriormente erodendo la loro capacità di recupero. C’è ancora speranza che, con un sostegno adeguato, si possa invertire la tendenza. Durante l’infanzia, ci sono finestre critiche di opportunità per affrontare l’impatto del conflitto. Ma nulla di tutto ciò è possibile senza un cessate il fuoco immediato e definitivo e un accesso sicuro e senza ostacoli agli aiuti, in modo che gli operatori umanitari possano fornire il supporto critico necessario”. Save the Children chiede un cessate il fuoco immediato e definitivo per salvare e proteggere le vite dei bambini di Gaza e l’effettiva attuazione delle misure provvisorie della Corte Internazionale di Giustizia, e ha esortato il governo di Israele a consentire il libero flusso di aiuti e la ripresa dell’ingresso di beni commerciali a Gaza, per evitare che i bambini muoiano di fame e di malattie. L’Organizzazione chiede, inoltre, a tutti i governi donatori e al resto della comunità internazionale di riprendere e incrementare al più presto i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA), da cui dipende la risposta agli aiuti a Gaza. Save the Children fornisce servizi e supporto essenziali alle bambine e ai bambini palestinesi colpiti dal conflitto in corso dal 1953. Il team dell’Organizzazione nei Territori palestinesi occupati ha lavorato 24 ore su 24, predisponendo aiuti vitali per sostenere le persone in difficoltà e cercando di trovare il modo di far arrivare l’assistenza a Gaza.
*I nomi sono stati cambiati per proteggere l’identità degli intervistati.