Infanzia: Save the Children, ascoltare chi vive nelle periferie, a partire dai più giovani, e aumentare i fondi destinati ai progetti di rigenerazione urbana dal Pnrr
Quasi 3 milioni e 800 mila bambini e adolescenti tra 0 e 19 anni in Italia vivono nelle città metropolitane e in maggior parte nei quartieri svantaggiati e privi di spazi, stimoli e opportunità per crescere
Aumentare i fondi destinati ai Progetti di rigenerazione urbana e ai Piani urbani integrati dal Pnrr, anche attraverso altre fonti di finanziamento. È l’auspicio espresso oggi da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, nell’ambito dell’audizione presso la Commissione Parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, alla luce della riduzione delle risorse previste dal Piano originario per questi interventi.
“In Italia quasi 3 milioni e 800mila bambini, bambine e adolescenti vivono nelle grandi città metropolitane. Per molti di loro questo significa crescere in quartieri inospitali, privi di servizi e di spazi per il gioco e le relazioni, periferie non solo ‘geografiche’ ma anche sociali ed educative”, ha spiegato nel suo intervento Giorgia D’Errico, Direttrice Public Affairs e Relazioni Istituzionali di Save the Children, ricordando il rapporto Fare spazio alla crescita[1], realizzato dall’Organizzazione per evidenziare le forti disuguaglianze che riguardano la vita dei giovani all’interno delle 14 città metropolitane del nostro Paese. “È importante ascoltare e riconoscere il punto di vista di chi vive in questi territori, a partire dai più giovani, che possono elaborare proposte valide e creative a partire dalla conoscenza diretta dai loro quartieri”, ha aggiunto.
Save the Children sottolinea che, benché le periferie siano le zone dove maggiore è la presenza di minori, molto spesso i bambini e le bambine che vivono in queste aree devono confrontarsi con fattori di rischio che possono compromettere la loro crescita educativa, sociale ed emotiva: è quindi in queste zone che è particolarmente necessario concentrare risorse e operare interventi di riqualificazione. Le diseguaglianze nella fruizione degli spazi da parte di bambine e bambini, come evidenziato dall’Organizzazione nel corso dell’audizione, ci impongono di ripensare e ridisegnare dal loro punto di vista gli spazi urbani, proprio a partire dalle periferie, dove spesso vanno a risiedere le nuove famiglie.
Il tema delle periferie si intreccia indissolubilmente con quello della povertà educativa, sulla quale incidono anche fattori di contesto come la presenza o meno sul territorio di servizi per l’educazione della fascia 0-6 anni, un’offerta educativa non formale di qualità, la tipologia di scuole presenti, la qualità dell’insegnamento e degli edifici scolastici, la presenza del servizio mensa e del tempo pieno.
Inoltre, è necessario “stanziare fondi statali, secondo una programmazione a lungo termine sulla base di un’“Agenda Urbana nazionale per i bambini” che preveda interventi di recupero urbano co-progettati con i minorenni residenti nel territorio di riferimento miranti a garantire servizi educativi per l’infanzia; un pasto a scuola al giorno, completo, sano e gratuito per i minorenni di nuclei familiari in povertà certificata; una palestra in ogni scuola e una biblioteca dove garantire anche libri di testo scolastici in comodato d’uso gratuito; scuole aperte tutto il giorno per assicurare il tempo pieno nelle scuole primarie e il tempo prolungato in quelle secondarie di primo e secondo grado; e spazi aggregativi giovanili che prevedano anche orientamento e accompagnamento per i ragazzi e le ragazze che non sono inseriti in alcun percorso di istruzione e formazione, né lavorativo”, ha evidenziato Antonella Inverno, Responsabile Ricerca, Analisi e Formazione di Save the Children.
Nel corso dell’audizione è stato ricordato l’impegno di Save the Children al fianco di bambine e bambini anche in Italia, con la presenza in territori particolarmente deprivati dei Punti Luce – presidi socio-educativi rivolti alla fascia d’età 6-17 anni – e con il programma Fuoriclasse, all’interno delle scuole, per contrastare la dispersione scolastica.
Inoltre, è attivo in cinque territori delle città di Torino, Prato, Roma, Napoli e Palermo Qui, un Quartiere per crescere, un intervento a lungo termine di innovazione sociale delle periferie urbane, costruito e realizzato insieme alle realtà pubbliche, sociali e private con l’obiettivo di rendere le aree interessate luoghi dove siano garantite opportunità di crescita per tutti i bambini e gli adolescenti che vi abitano.
“Per attivarci al fianco dei minorenni e delle loro famiglie che abitano le periferie abbiamo lanciato la campagna Qui vivo con una petizione con cui chiediamo alle istituzioni di assicurare a tutti i bambini che vivono nelle periferie educazione di qualità, attività sportive, spazi sicuri per crescere”, ha ricordato D’Errico.
[1] Fare spazio alla crescita, ottobre 2023