“Se parliamo di una manifestazione con preavviso da parte degli organizzatori, allora la questura insieme alla prefettura concordano con gli organizzatori il percorso da effettuare, le eventuali modalità, gli orari, il numero dei partecipanti, se ci saranno delle persone che interverranno per dire alcune cose, quali sono i temi e gli obiettivi della manifestazione”, così ai microfoni di Radio Cusano Campus durante la trasmissione ‘L’Italia s’è desta’ ,condotta dal Direttore Gianluca Fabi e da Roberta Feliziani, il Segretario Generale del COISP, Domenico Pianese, che ha proseguito “quindi si procede a organizzare il percorso e i servizi per mettere in sicurezza i cittadini che vivono ordinariamente quella porzione di città dove si terrà la manifestazione, e allo stesso tempo si procede a tutelare e verificare che la manifestazione e i manifestanti possano esercitare il loro legittimo diritto a manifestare. Questa è una manifestazione ordinaria che si svolge nel rispetto delle regole; altra cosa -ha spiegato Pianese- sono invece le manifestazioni per le quali gli organizzatori non danno alcun preavviso alle autorità provinciali di pubblica sicurezza, cioè il prefetto e il questore, e decidono arbitrariamente dove incontrarsi e quale percorso fare, in barba a quelle che sono le prescrizioni della autorità di pubblica sicurezza. A Pisa ci siamo trovati in una situazione del genere”.
E sulle motivazioni circa il divieto ai manifestanti di passare in quella precisa piazza ha risposto che erano motivazioni “sia di ordine pubblico e di sicurezza, sia per difendere e proteggere alcuni obiettivi sensibili che vengono individuati in vario modo: consolati, ambasciate, edifici religiosi, in alcuni casi anche istituti bancari”.
E’ stata gestita in modo giusto o no la carica di alleggerimento per cercare di evitare troppa pressione?
“Spiego cosa è accaduto dal punto di vista tecnico: a questi ragazzi, prima di arrivare a contatto con il cordone che sbarrava l’accesso alla piazza, è stato detto più volte di arretrare e che da quella parte non potevano passare in considerazione del fatto che il percorso non era stato concordato né con la prefettura né con la questura. Ma il corteo ha deciso di entrare a contatto e di iniziare a lanciare invettive.
Ci sono altri filmati, anche sui social, da cui si evince che ben prima della carica- dove i manifestanti ne dicono di ogni agli agenti che sono lì schierati- i ragazzi lanciano calci per cercare di sfondare il cordone; a quel punto il responsabile dell’ordine pubblico ha dato disposizioni, anche per gli operatori che erano schiacciati tra il blindato che avevano alle spalle e i manifestanti che avevano dinnanzi, di effettuare una carica di alleggerimento, attività che si svolge per ristabilire una distanza di sicurezza, una zona cuscinetto, tra i manifestanti e il cordone delle forze di polizia.
Infatti si vede che la carica di alleggerimento inizia, prosegue per circa 8-10 metri, dopodiché si ferma perché è stato ristabilito quanto si doveva. I ragazzi sanguinanti sono espressione del rischio che si corre quando si fanno delle manifestazioni non preavvisate”. E ha precisato “ la differenza tra la carica di alleggerimento e la carica normale è che quella di alleggerimento ha un inizio e una fine quando si ristabilisce, ripeto, una distanza opportuna tra i manifestanti e il cordone delle forze di polizia”. Il blindato che ha chiuso la strada secondo Pianese dunque non è stato un errore anzi “è esattamente il contrario. Il blindato si mette in quella posizione per dare un segnale concreto, e facilmente visibile ai manifestanti, che da quella parte non possono passare. Il problema è che se i manifestanti avessero ascoltato i ripetuti inviti da parte dell’autorità di pubblica sicurezza che era lì in quella strada ad arretrare invece di tentare di sfondare il cordone con calci e pugni, non ci sarebbe stata alcuna necessità di fare la carica di alleggerimento”.
E sulle parole del Presidente della Repubblica “le condividiamo in pieno perché è chiaro che l’uso dei manganelli è un fallimento per tutti. Bisogna tuttavia dare le giuste proporzioni a questo richiamo: le nostre forze di polizia l’uso del manganello lo ritengono solo in casi estremamente necessari ed eccezionali”.
Infine, riguardo le posizioni adottate dai partiti politici, in particolare i partiti di sinistra, ha dichiarato “faccio il poliziotto da 33 anni, quindi ho visto maggioranze politiche sostenere governi di ogni tipo e di ogni colore. Il gioco di alcuni partiti politici che quando sono all’opposizione tentano di usare le forze di polizia come strumento politico di polemica nei confronti delle maggioranze lo abbiamo visto continuamente; siamo perciò abituati anche se rammaricati rispetto a quello che sta accadendo perché criminalizzare, accusare le forze di polizia di essere manganellatori, fascisti, aggressori di chiunque, è anche demotivante davvero per gli appartenenti alle forze di polizia.
Noi non andiamo in piazza con l’ambizione di manganellare qualcuno: i nostri colleghi che sono in piazza sono anche padri e madri di famiglia e in alcuni casi ragazzi. Il nostro obiettivo è dunque solo quello di tornare incolumi nelle nostre abitazioni la sera visto che -e qui faccio appello veramente a tutte le forze politiche- noi ogni anno portiamo a casa più di duemila agenti feriti mentre svolgono il loro lavoro durante le manifestazioni. Allora io vorrei -ha concluso Pianese- lo stesso rispetto e la stessa attenzione per coloro che invece, rischiando tutti i giorni nelle piazze e nelle strade del nostro paese, rappresentano lo Stato ma di cui nessuno si occupa e nessuno difende” .