Testo e foto di Diego Romeo
Colpo di scena ieri sera al Teatro del Palacongressi. Si era alla fine dei 120 minuti dello spettacolo “Col vostro irridente silenzio” di Fabrizio Gifuni che portava in scena il corpo, l’anima e il sangue di Aldo Moro così come veniva fuori dalle lettere più o meno note o desecretate. All’improvviso il buio della sala veniva squarciato dalla proiezione di una gigantografia dei maggiorenti democristiani ritratti in primo piano durante i funerali di Moro. Gifuni , meglio , il suo profilo barcollante si aggira sbigottito tra le facce addolorate dei suoi compagni di partito. Si riconoscono Fanfani, Sinesio, Colombo e Andreotti si coprono il volto tra le mani. Le luci si accendono ed esplode l’applauso dei mille e cento spettatori e di un ben definito gruppo di giovani dapprima intemperanti che a inizio spettacolo Gifuni aveva redarguito severamente imponendo il silenzio. Dopo l’intrattenimento casalingo e piuttosto divertente di Valentina Persia sul versante ginecologico e delle milf maternali, siamo al secondo appuntamento delle manifestazioni teatrali del Palacongressi e appare chiaro come il pubblico abbia ben agganciato la proposta del direttore artistico Gaetano Aronica coadiuvato da Beniamino Biondi che, a proposito di Moro, l’altra sera ha avuto il suo bel da fare nello spiegare agli spettatori del cineforum cosa volesse significare la frase “In Italia comandano i morti” che Marco Bellocchio mette in bocca al protagonista del film “Il regista di matrimoni”. Biondi sta conducendo da par suo nella sala Zeus del Palacongressi un discorso sul cinema e il paesaggio siciliano dell’”Isola a tre punte” , segno che una vecchia egemonia culturale resiste ancora a fronte di un’altra egemonia che stenta ancora a decollare. Tornando a Gifuni, la sua testimonianza teatrale è dolorosissima, più che di uno spettacolo dovremmo parlare di una liturgia sacrificale, di un affaire, l’aveva definito Sciascia, qui ricostruito da una intelaiatura di pensieri, di fatti che ci permettono di capire l’orribile evento di un assassinio che capovolse i destini dell’Italia. Un’opera di ulteriore verità, quella di Gifuni (che ne ha scritto anche un libro), su una “balena bianca” che appare ancora spiaggiata nonostante i generosi e solitari tentativi che oggi cercano di riportarla in acqua. Le sorprese al Palacongressi non finiscono qui, l’otto febbraio ci attendono i “Racconti disumani” che Alessandro Gassman ha tratto da Kafka. Non è poco se questo accade in una città di per se “kafkiano-pirandelliana”, politicamente mummificata in un “tool temporale” che le impedisce persino quel tentativo di rinnovamento offertole dalla designazione a “capitale della cultura 2025”. Aronica, Biondi e il Parco Archeologico sembrano un’altra Agrigento ancora tutta da scoprire.