In attesa dell’arrivo a Caivano del Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, in visita nei luoghi teatro dell’orribile stupro perpetrato ai danni delle due cuginette di 10 e 12 anni da parte di un branco di adolescenti, con l’intento di rappresentare il Governo e la presenza delle istituzioni, il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ritornare sulla drammatica vicenda proponendo una serie di riflessioni:
l’emergenza educativa è un dato reale; i reati commessi dai giovanissimi sono purtroppo in incremento e la gravità dei fatti commessi sconcerta. L’instabilità e la disgregazione delle famiglie, accompagnata alla forte crisi economica in atto, con conseguenziale riduzione del tempo vissuto a stretto contatto dei propri figli, a causa di entrate insufficienti che costringono torme di genitori a tempi di lavoro straordinari o a doppi impieghi, determina negli adolescenti un forte disagio psichico che può sfociare in forme di autolesionismo o di violenza.
In un simile contesto la centralità della scuola dovrebbe essere prioritaria per garantire non soltanto una corretta formazione della persona, ma anche spazi di educazione condivisa e di ascolto degli studenti. I ragazzi oggi sono quasi afasici: poco avvezzi a indagare le proprie emozioni finiscono per diventare anaffettivi e aggressivi in una società, certamente strutturata dagli adulti, in cui vengono premiate tutte le qualità performanti ma negative: si dev’essere cinici, sprezzanti, freddi, insensibili, quando va bene; diversamente la tipologia umana bullizzante è quella che ottiene molta attenzione; l’attenzione purtroppo diventa consenso o ammirazione.
I docenti devono affrontare tante sfide educative, soprattutto in contesti difficili come quello di Caivano; operare nelle classi diventa sempre più problematico; la voce degli insegnanti non viene ascoltata: calano dall’alto riforme, criteri di valutazione spesso elaborata da chi in un’aula non ha mai messo piede. Progettualità efficiente significa partire dal “basso”, vale a dire dalle criticità / tipicità di un territorio, che solo il personale scolastico conosce profondamente. Il docente dovrebbe diventare il punto di riferimento di ogni riforma e intervento in ambito scolastico.
Per esempio, laddove esistano fasce degrado socioculturale ed economico, si dovrebbe investire maggiormente in attività pomeridiane per accogliere gli studenti, sottraendoli ai pericoli della strada e avviandoli a percorsi di consapevolezza civica e responsabilità. Un buon educatore, opportunamente supportato da ambienti e strumenti di apprendimento consono, può fare la differenza.
Invitiamo il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a rafforzare il ruolo della scuola e della classe docente come presidi di legalità nella nostra società.