Studi scientifici evidenziano un limitato accesso a prevenzione e cura del cancro tra le popolazioni migranti con un aumento esponenziale dei rischi. Un workshop all’Ateneo torinese invita a una più stretta collaborazione tra centri di ricerca e istituzioni universitarie per approfondire aspetti complessi e ridurre le disuguaglianze
Oggi, venerdì 3 marzo, al Centro Internazionale di Formazione dell’ILO (International Labour Organization), in Viale Maestri del Lavoro a Torino, si è svolto un workshop promosso dall’Università di Torino (Medicina del Lavoro) sull’ipotesi di istituire un consorzio internazionale sul tema migranti e tumori: International Consortia of Migrants and Cancer (ICMC). Numerosi studi scientifici evidenziano, infatti, un limitato accesso a prevenzione e cura del cancro tra le popolazioni migranti, con un aumento esponenziale dei rischi.
Organizzato con Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Lombardi Comprehensive Cancer Center e Cancer Institute, il workshop ha ospitato tra i massimi esperti internazionali su tematiche relative alla salute nei fenomeni migratori. Obiettivo dell’iniziativa, a cui hanno partecipato il Rettore di UniTo Stefano Geuna e la senatrice Beatrice Lorenzin, già Ministro della Salute, è stato approfondire aspetti complessi in materia di epidemiologia dei tumori, la loro prevenzione e terapia. Tra i principali scopi dell’evento, vi sono l’identificazione di criticità e di opportunità legate alla ricerca su migranti e tumori e la promozione di una collaborazione tra i diversi partecipanti al workshop in merito a questioni non facilmente affrontabili con studi monocentrici.
La migrazione è un fenomeno globale e, dal 1975 a oggi, il numero di migranti è più che raddoppiato. Attualmente, si stima infatti che più di 280 milioni di persone vivano in Paesi diversi da quello di origine. Le popolazioni migranti si scontrano con numerose difficoltà economiche e socioculturali che possono influire sul loro stato di salute. A tal proposito, tra le patologie croniche di particolare rilievo vi sono le malattie neoplastiche.
Molti studi hanno fatto emergere un limitato accesso dei migranti alle attività di screening, diagnosi e trattamento delle patologie tumorali con un netto peggioramento degli outcome di salute. Nondimeno, le conseguenze socio-economiche del loro meno agevole accesso ai Sistemi Sanitari dei Paesi ospitanti hanno evidenziato fenomeni di diseguaglianza e, talvolta di discriminazione.
“Si tratta di un tema fortemente attuale, ancor più in questi giorni in cui si è verificata una delle più drammatiche stragi nel Mar Mediterraneo. La nostra Università, riconosciuta come eccellenza internazionale in ambito medico e oncologico, è molto sensibile al diritto alla salute e all’accesso alle cure ed è disponibile alla costruzione di una rete internazionale che migliori la prevenzione e la terapia per i migranti. Il diritto alla salute e un diritto fondamentale e deve essere uguale per tutti”, dichiara il Rettore di UniTo Stefano Geuna.