Tra tutte le infinite storie che la Storia ci racconta una mi ha sempre affascinato più di tutte.
Di qui a poco capirete il perchè.
Ma, da subito, occorre dire in cosa questo passato tramandatoci abbia qualcosa che lo colora di inarrivabile grandezza.
In esso vi si ritrova il convergere di un sogno di conquista nella più importante tra le umane saggezze.
Alessandro il Macedone fu un allievo del filosofo Aristotele e pur essendo un militare e condottiero di eserciti amava, sopra ogni altra cosa, i libri e la lettura.
Da capo dell’esercito macedone, trecento anni prima della nascita di Cristo, diede esito ad una “operazione speciale” di conquista mai vista prima di allora.
Invase l’Asia Minore facendo cadere città baluardo dell’impero persiano come Babilonia, Susa, Persepoli, Ecbatana ed inseguendo il suo nemico (l’ultimo Re achemenide Dario III) fino ai limiti del mondo conosciuto ai confini con l’India.
Ma, vinte le armate persiane e risalendo il Nilo verso la sua foce, il Macedone restò colpito da un piccolo porto dallo strano nome egiziano di Rhakòtis.
Vi tornò con il suo architetto e vi tracciò la planimetria della perfetta città greca del (suo) futuro: l’agorà, il tempio, teatri, edifici, palazzi grandiosi e mercati per dare vita ad una nuova civiltà.
Dicono che le linee della struttura urbanistica derivassero dal clamide, il mantello dei nobili sovrani macedoni che Alessandro avrebbe avuto in sogno per la sua città.
Davanti al porto, sull’isola di Pharos, fece edificare la più imponente tra le costruzioni di quella antichità.
Una gigantesca torre su tre livelli, alta più di centotrenta metri, con in cima una statua luminescente che poteva essere avvistata a distanze di navigazione assai lontane.
Si ritenne che quella fosse una delle sette meraviglie del mondo e da essa abbiamo mutuato la parola che ancora oggi indica i fari marini.
Ma ciò che fece di quella città un luogo unico fu altro.
Alessandro ordinò che vi sarebbe stata edificata la più grande biblioteca mai realizzata.
Centinaia di migliaia di rotoli di papiro – in tutte le lingue allora conosciute – con opere di storici, prosatori, retori, poeti, sofisti, medici ed indovini.
Fu così che Alessandria d’Egitto divenne, per tanti secoli, il luogo dello stupore umano.
Una città in cui era condiviso l’intero universo della conoscenza…
Lorenzo Matassa