E’ necessario fare una piccola premessa a quanto scrivo. Dopo aver visto il programma di Giletti, purtroppo, mi era venuta la sindrome da foglio bianco, e non sarei riuscito a esporre in maniera diversa quello che è il mio pensiero.
Leggete fino in fondo e capirete da soli.
C’erano una volta gli “esperti” che incantavano una moltitudine pronta a bere elisir a base anche della cosiddetta “acqua fitusa” (nome in Sicilia dato a puzzolenti acque sulfuree), giurando che era come il migliore degli Champagne.
C’è un’esperta, che per passatempo (si spera, anche perché se fosse pagata sarebbe peggio) frequenta un salotto televisivo dal quale più grossa la spari più ti fai il nome e passi come quello, o quella, che finalmente squarcia il velo e mostra la verità nascosta.
Mio nonno, che era un tipo pratico e poco credeva agli incantatori “allittrati” (quelli che fanno sfoggio di titoli e cultura, che poi magari non hanno), diceva sempre che “ca la pratica vali chiu di la grammatica”, ovvero che pratica ed esperienza valgono più della teoria.
Mio nonno, poveretto, non ci capiva niente e, misurando le cose con il metro delle sue conoscenze dell’epoca, riteneva che tutte le braccia fossero buone in agricoltura.
Ma c’è chi nella vita vuol fare l’astronauta, chi lo scienziato, chi l’attore e chi il pilota di Formula uno. E c’è anche chi sogna di fare l’esperto di mafia.
Guai a tagliare le ali a chi ha i sogni.
E così – come se vuoi fare l’attore vai a Hollywood – se vuoi fare l’esperto non devi fare altro che cercarti un teatro disposto ad ospitare strani personaggi che con le loro performance coinvolgano il pubblico e mantengano alta l’audience.
Una sorta di festival variopinto, nel quale anche gli acchiappa fantasmi farebbero la loro bella figura.
Pensando a un festival state già fantasticando sull’Arena di Verona?
Ovviamente non sarebbe possibile, ma a tutto c’è rimedio.
Non è l’Arena – sì proprio quella condotta da Massimo Giletti – offre a tutti, o quasi, visto che lo nega a chi conosce fatti e misfatti, uno spazio e qualche minuto di visibilità (mio Dio, io avrei preferito essere l’uomo invisibile).
E come diceva mio nonno, siccome “chiu longa è a pinsata, chiù grossa è a minchiata”, succede che pensa e ripensa si finisce che si salta da palo in frasca e dal carretto che passava e quell’uomo gridava “gelati” si arriva a chi riscrive la storia della strage di via D’Amelio e il depistaggio che ne seguì.
“Homo, homini, lupus”, ma certe volte la femmina è peggio, ed è così che baldanzosa una sera, pur di salire sul podio degli “scannatori” di fatti, atti e verità, la nostra esperta prende a sputazzate (sputi) quel poco di verità che fino a ieri si era scritta sulle stragi.
Così, detto pane e panelle, “chiu longa è a pinsata, chiù grossa è a minchiata” e la nostra esperta di mafia finisce con il dire che l’aver impupato il falso pentito Scarantino serviva a spostare l’attenzione dal “quartiere di Bagheria” dei Guttadauro (sigh, ma non erano i Graviano di Brancaccio?) a quello della Guadagna (dopo i primi 50 secondi).
E sempre tornando alla buonanima di mio nonno, l’ultima perla riguarda la corrispondenza (pizzini) tra Svetonio (Antonio Vaccarino) e Alessio (Matteo Messina Denaro) oggetto anche di perizia calligrafica, che a parere della nostra esperta avveniva via mail (perizia calligrafica degli allegati in word o pdf?).
Stendiamo un velo? Se aggettivato o meno lasciamolo decidere a Giletti e ai suoi esperti.
Però, caro Nonno, una domanda a te che da lassù si dice che vedi tutto, te la voglio fare: Questi hanno finito di pensare o la saga della lunghezza della pensata continua?
Gian J. Morici