Forse non si è mai visto un articolo come quello che tra poco leggerete.
Nel nostro Paese è più facile che i magistrati si occupino degli amministratori per metterne in evidenza le colpe e – sovente – sanzionarne le condotte.
D’altronde è il sistema che esige questo tipo di controllo sul quale, proprio in questi giorni, tanto si discute.
Da grande parte del mondo politico, infatti, si vorrebbe abolire il reato previsto dall’articolo 323 del Codice Penale con il quale è punito l’abuso d’ufficio ai danni della Pubblica Amministrazione.
Insigni giuristi (e lo stesso Ministro in carica) lo ritengono alla stregua di una scimitarra puntata alla gola di coloro che amministrano e, per tale motivo, un deterrente ad agire.
Quel reato – disegnato penalmente con aspetti di eccessiva genericità – induce molta parte degli amministratori alla regola (non scritta e tutta italiana) del “fai poco e quel poco che fai cerca di farlo fare agli altri”.
Una vera e propria tragedia morale che schiaccia il Paese sotto il peso dell’ignavia e dell’accidia, peccati devastanti contro il bene ed il futuro di un popolo.
Queste premesse ben vi consentono di comprendere come sia importante avere al comando di un’amministrazione dello Stato soggetti che – oltre alle “naturali” qualità relative alla esperienza, preparazione e competenza – possiedano il coraggio e la determinazione necessarie a condurre in porto i progetti.
È, forse, questa la più appropriata descrizione delle qualità dell’uomo che, in pochi anni, ha mutato il volto del porto di Palermo rivoluzionando ogni cosa.
Ha un nome di battesimo che fa da vezzeggiativo a ciò che per i cristiani è il tempo della resurrezione, ma ha la tempra e la ferrea eleganza di colui il quale “vede” l’esecuzione di ciò che il progetto della sua mente già conosce.
Potrebbe definirsi un uomo del Rinascimento prestato al luogo che fu di Federico II di Svevia.
Solo trenta anni fa l’idea di cambiare Palermo appariva impossibile, ma lui vi è riuscito.
Sembra essere il destino della nostra isola quello di mutare in meglio grazie alle opere di uomini e donne venuti da lontano e mossi solo dal grande amore per una terra non così tanto amata da coloro che vi sono nati…
Lorenzo Matassa