I caratteristici Trulli di Alberobello, patrimonio dell’Umanità dal 1966, sono strutture tradizionali (monumenti nazionali). Ai contadini di una volta sarebbe sembrato impossibile che le loro masserie, che per loro significavano fatica e sacrifici, fossero trasformati in Alberghi. La Regione Puglia è riuscita a frenare la costruzione di nuove e ingombranti strutture favorendo la rinascita di ciò che esisteva. Il caso dei Trulli di Alberobello, come al solito, a capirne la bellezza sono stati gli stranieri. I vecchi rifuggi per pastori ora sono il simbolo di un turismo raffinato, ex stalle del Seicento oggi residenze armoniose e fresche per l’estate. Le masserie un tempo fortificate con ampi spazi per animali ora sono dimore da sogno, vicini al mare con bellezza di paesaggi e di notevole pregio architettonico. Si è sempre pensato che il Tavoliere delle Puglie prendesse il nome dalla configurazione del territorio ma il nome tavoliere in realtà (una delle pianure più grandi d’Italia, che si estende tra i Monti Dauni, il Gargano e l’Adriatico) deriva dalle Tabulae Censuariae , documenti catastali che usavano gli antichi Romani per catalogare i terreni. La presenza dell’Acquedotto Pugliese (1847) iniziato nei primi del Novecento e’ il più esteso d’Europa , ha favorito tutta la regione nell’agricoltura(grano, foraggio, vite e alberi da frutta). “Sulle vie dell’Acquedotto” gli amanti della bici e del Tukking (Laterza un canyon il più grande d’Europa) possono percorrere itinerari che osservano un percorso naturalistico interrotto da masserie, trulli, campi coltivati. In Puglia sono sei i Parchi e le riserve, nati per proteggere il territorio dalla speculazione edilizia. Sul tacco d’Italia c’è la costa di Otranto che conserva nella grotta dei Cervi affascinanti testimonianze preistoriche. Un grande e interessante Museo Nazionale Archeologico si trova a Taranto (colonia di Sparta) che conserva una collezione di reperti di epoca Romana, pregiatissimi esempi di oreficeria come orecchini, corone, pendenti, anelli, sigilli, bracciali in oro del IV secolo a. c. (ori di Taranto. Ottanta gioielli) dove si puo’ ammirare la tecnica di lavorazione di martellatura, di cesello, filigrana e la famosa granulazione, perfezione difficile da eguagliare all’oreficeria contemporanea. Purtroppo durante una esposizione, che ebbe un enorme successo, nelle citta’ di Milano, Parigi, Amburgo, Tokio, che avvenne negli anni 80, spari’ un orecchino. Ultimamente gli ori di Taranto sono stati esposti all’Expo di Shanghai con la collezione Bulgari un evento di prestigio che e’ servito per valorizzare ancor di più il nostro patrimonio culturale.
Margherita Arancio