Il linguaggio di un fiore
Mi guardo allo specchio
con sguardo indagatore,
come per cogliere lo sbaglio
che incrina la mia autostima.
Mi concentro sugli occhi:
medito.
L’iride grigia, mare in tempesta.
Le ciglia lunghe, fili affusolati.
Stracci di trucco, imperfezioni.
Mi fermo, abbasso
lo sguardo.
No, ho colto una stilla.
Risplende.
Contemplo i riflessi, un raggio
di luce mi illumina il viso.
Sorrido.
Vedo la forza di un giunco: si drizza,
si piega, si raddrizza.
Vedo la bellezza della rugiada su una sterlizia:
proietta i riflessi dei fotoni profondi, silente.
Vedo l’intelligenza della regina della notte:
si mostra al crepuscolo alle intense elucubrazioni.
Vedo la resilienza del gladiolo maestoso:
fende l’aria con implacabile leggerezza.
Vedo il rispetto di un petalo di peonia:
danza nel vento a ritmo con le pieghe.
Vedo la fragilità di un pistillo di papavero:
si spezza. Ricresce.
Vedo il coraggio di una gemma di ciliegio:
candida, maestosa, animosa.
Vedo l’energia di un girasole baciato dai raggi:
li guarda senza pavento e cresce per sfiorarli.
Vedo la gentilezza di una rosa rosa:
affabile, recondita, nobile.
Vedo il mio nome con polline di mimosa:
Donna.
Risplende.
©Sofia Castiglione
Fonte: deniseinguanta.blogspot.com