Pasqualino Monti – Presidente Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale
Il porto di Palermo è una potente macchina della verità che rivela la città, la pone di fronte al suo passato, la predispone al suo futuro. Rinnovare qualcosa – in Italia, in Sicilia, a Palermo – non è un’esperienza semplice. In Sicilia ho trovato tracce di assenze, di un futuro mai avverato, di non finito, di bruttezza, di disillusione. Ma da subito mi sono assunto la responsabilità di mettere insieme tutti gli interlocutori necessari per agire sulla trasformazione attraverso un progetto, con la voglia di dare un futuro al passato attraverso l’energia e le possibilità che offre la contemporaneità. In una città con una storia importante, scegliere vuol dire anche escludere, significa dover dire di no, ma con la soddisfazione di scrollarsi di dosso l’alibi dell’immobilità. Scegliere ti porta a distinguere, selezionare, demolire, capire con quali priorità proporre le sfide. Sono i primi tratti di matita, i primi schizzi del mio lavoro a Palermo – che oggi riconosco incubatore di condizioni globali – e negli altri porti della Sicilia occidentale, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle. Abbiamo proposto modifiche equilibrate, significative e impastate di cultura progettuale del nostro tempo e di sensibilità ai bisogni dei luoghi. Le città sono organismi viventi, hanno pelle e macerie, evolvono per sovrapposizioni, bilanciando l’uncinetto del restauro e la lama della novità. Vale anche per le città-porto come Palermo. La luce della Sicilia non basta, servono visioni per rovesciare la negatività, per sconfiggere eterni stereotipi. Un porto non è una cellula anomala, è abbracciato dalla città, stretto dai suoi palazzi, dalle sue vie. È proprio al contatto con l’acqua che Palermo deve la sua fortuna: la storia di Palermo, il futuro di Palermo, il destino di Palermo, sono scritti sull’acqua di un mare che lavora, una macchina straordinaria, che assicura non solo il colpo d’occhio dell’arrivo ma anche il trasporto via mare, uno dei sistemi più intelligenti che esistono per spostare persone e cose nel mondo. Occorre rendersene conto e difenderla, questa fortuna.
Nel nostro lavoro abbiamo interpretato le diversità nel riqualificare le aeree portuali e attrarre velocemente più traffico, nel costruire e mantenere efficienti le infrastrutture, nell’impegno di raggiungere emissioni zero entro un ventennio. I nostri scali sono in grande fermento e a ogni opera stiamo destinando energie e denaro, in un post pandemia non facile e sempre in balia dell’italica bulimia regolatoria.
Palermo, Termini Imerese, Trapani, Porto Empedocle e il loro mare sono da quattro anni al centro di un’operazione di sviluppo incentrata sulla realizzazione di nuove strutture ricettive e la riqualificazione di quelle esistenti, su grandi progetti di infrastrutturazione e su nuove business relationships per lo sviluppo dei traffici. Oggi la Sicilia e i suoi scali rappresentano un hub turistico-crocieristico di primaria importanza e in forte crescita a livello Mediterraneo. La complessa operazione ha preso corpo partendo da quattro processi, sempre concordati con il mercato: pianificare, programmare, progettare e realizzare, in tempi certi e brevi. In una parola fare. Fare i lavori necessari per dare risposte ai tanti problemi che assediavano fino a quattro anni fa i porti della Sicilia occidentale, scali dalle grandi potenzialità ma con un bisogno improrogabile di interventi importanti per essere competitivi. Per questa cura da cavallo sono stati aperti 53 cantieri –in parte ultimati – e oggi quella pioggia di rendering che lasciava immaginare (e sognare) le nuove opere, si è trasformata in realtà. Ne è venuto fuori un “modello Sicilia occidentale”, ovvero un progetto circolare straordinario perché, consolidate o costruite le infrastrutture a vantaggio delle navi da crociera, il porto palermitano è pronto a ospitare navi di ogni dimensione. Inoltre, all’industria crocieristica si è affiancata l’industria pesante, il bacino industriale per la costruzione delle imbarcazioni. Ecco allora prendere corpo un asset industriale completo, unito a un corollario di servizi e di bellezza delle città che fa il resto. Nel frattempo, anche i numeri ci danno ragione. Il porto di Palermo ha chiuso il 2021 con un nuovo record storico di traffico annuale delle merci e anche gli altri scali del network mostrano un segno positivo. gli armatori delle Crociere, Msc e Costa, con cui abbiamo costruito un percorso che ha portato alla firma di un atto di concessione, si sono impegnati a portare 1,5 milioni di passeggeri nei nostri porti entro tre anni.
È necessario adesso che a livello centrale si capisca che la Sicilia deve riequilibrare la sua scadente dotazione infrastrutturale, il governo deve dedicare maggiore attenzione a una regione che può, e deve, giocare, un ruolo fondamentale per il Paese e non solo per se stessa. È pura follia non comprendere oggi quanto centrale sia diventato il Mediterraneo e quanto, nel Mediterraneo, sia centrale la posizione della Sicilia che può diventare elemento di mercato nel mercato, se all’altezza in termini infrastrutturali, per rendere più competitiva l’Italia, nel Mediterraneo e in Europa. Nel Mezzogiorno il vento è cambiato, una politica di mera concessione di benefici, anche fiscali, non solo non è più possibile, ma non rispetta i criteri del merito. Il Sud ha bisogno di un governo di reindustrializzazione che gli consenta non di usufruire di amicizie e clientele ma che lo ponga in grado di sfruttare le sue qualità – dall’enogastronomia all’industria del turismo, alla cantieristica – rendendo naturale anche per gli operatori internazionali il concetto che una parte della produzione debba restare nel Mezzogiorno.
Per tornare al porto di Palermo, il Molo Trapezoidale, sta cambiando faccia, per diventare una marina bay dalla forte identità, perché sarà moderna ma ingloberà il passato, quel Castello a Mare posto a presidio della città antica. Qui verrà dato il benvenuto ai crocieristi, qui verrà accolta la popolazione locale, qui troveranno spazio le eccellenze dell’Isola. È servita una discontinuità con il passato per trasformare una realtà abbandonata e senza alcuna pianificazione in uno scalo moderno, dotato di infrastrutture portuali, ricettive e telematiche di ultima generazione tali da garantire l’incontro tra domanda e offerta di mercato. Palermo da anni s’interroga sul suo sviluppo urbanistico, impegnandosi a coniugare un fantastico tessuto preesistente di importanza monumentale con le esigenze determinate dallo sviluppo metropolitano. Il waterfront è oggi il punto più avanzato di queste riflessioni, perché è proprio attraverso interventi sulla fascia costiera che la città propone il suo volto nuovo e antico al tempo stesso. Date uno sguardo al porticciolo di Sant’Erasmo, sottratto al degrado, e capirete di cosa parlo, comprenderete il nuovo respiro di quel luogo e della sua borgata marinara. E immaginate uno scalo senza più barriere sulla via Crispi, punto focale dell’interfaccia città-porto: dateci ancora un po’ di tempo e non dovrete più usare la fantasia: sarà realtà. Il centro storico di Palermo, tra i più belli e vasti d’Europa, è stato lontano dal mare, pur essendo a esso vicinissimo, in una negazione fatta di “schermi” di ogni tipo: muri, macerie, edifici. Eppure, Palermo deve al mare e al porto il suo immenso patrimonio culturale e storico, dal mare sono arrivate le invasioni ma anche i grandi apporti culturali che ne hanno fatto il palinsesto che è, plasmandone la fisionomia architettonica e urbana. Stiamo lavorando per restituire al porto un’anima nuova, legata al cuore antico della città, alla sua storia, alla sua cultura. Il piano di riqualificazione, infatti, riconnette l’area portuale al resto della città, producendo una rigenerazione della qualità e delle economie del waterfront urbano, che permetterà, una volta completato, di raggiungere significativi risultati economico-produttivi derivanti da ogni singolo settore della blue economy. Sono mutate, insomma, la visione e la missione dell’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale, che ha deciso di accogliere la sfida, quella di partecipare alla complessa transizione di una città verso la contemporaneità. Un sistema portuale e logistico efficiente e competitivo rappresenta un asset fondamentale e strategico per l’economia e lo sviluppo. E Palermo deve giocare un ruolo da player primario nel trasporto europeo e internazionale di merci e passeggeri. La ricostruzione, la progettazione di un nuovo futuro non si può fare senza competenza e professionalità, senza coraggio e passione. Bisogna decidere che ruolo Palermo vuole giocare: in attacco o in difesa, da visionaria o da perdente, da titolare o da riserva. Non serve adottare una politica ondeggiante tra parole e rimandi, è il tempo dell’azione e personalmente non amo spendere energie nella politica dei “se”. Abbiamo bisogno di una generale e lungimirante assunzione di responsabilità che chiami in causa attori istituzionali e sociali. Non penso che il futuro sia un sussidio o un lamento. Il futuro è una scelta, un atto di volontà, un impegno, una responsabilità, un rischio, da correre.
Come stiamo facendo noi…