Passano i secoli, passano i millenni, ma Roma, la città eterna, in quanto tale sembra dover rimanere sempre quella del poeta Decimo Giunio Giovenale.
Tra un pagamento e l’altro, l’ennesima storia romana ce la racconta l’articolo di Giacomo Amadori, pubblicato su ‘La Verità’, dal titolo ‘Sotto inchiesta pagava il fratello di Pignatone’.
La storia di una consulenza da 120.000 euro più Iva in due anni.
I personaggi
Ezio Bigotti e Roberto Pignatone, fratello del potentissimo magistrato Giuseppe Pignatone, all’epoca a capo della procura romana.
Una notizia – scrive Amadori – rimasta nel cassetto fino al pensionamento di Pignatone, che è pure intervenuto sul fascicolo.
Amadori ricostruisce la vicenda dell’esposto presentato al Csm dal pm Stefano Fava contro Pignatone, per un presunto conflitto di interesse, poiché il fratello dell’allora procuratore era legato professionalmente a soggetti indagati proprio da quella procura.
Risultato? Fava rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e rivelazione di segreto ai danni di Pignatone.
Il documento
In un procedimento connesso – scrive Amadori – salta fuori un documento che riguarda la nomina di Roberto Pignatone quale consulente.
Si tratta di un documento rinvenuto dal Gico il 27 luglio del 2018, in casa di Loreto Francesco Sarcina – un agente dei servizi segreti – insieme a due decreti di perquisizione nei confronti di Bigotti e «scritture contabili afferenti la medesima Sti spa e contratto di prestazione professionale».
Di quale prestazione professionale si tratta?
La descrizione in questi termini appare insignificante, eppure, come riportato nell’articolo, nelle precedenti pagine del verbale i finanzieri erano stati molto precisi nell’indicare tutti i nomi, salvo poi diventare generici dinanzi il nome del fratello del procuratore.
Una lunga storia che si protrae fino al dicembre 2016, con un ultimo pagamento da 10.000 euro.
Nello stesso periodo, l’avvocato Amara emetteva fatture per prestazioni inesistenti nei con fronti delle società di Bigotti, motivo per il quale verrà arrestato.
Il carosello dei nomi
Ma il carosello di nomi – sempre gli stessi – non finisce qui.
È il 12 novembre 2016, quando il comandante del Nucleo di polizia valutaria, anziché al pm, consegna direttamente al procuratore un’informativa collegata a un procedimento del 2013 affidato a Fava, che riguardava il coinvolgimento nell’inchiesta di Riccardo Virgilio, all’epoca presidente di sezione del Consiglio di Stato, “vecchia conoscenza di Pignatone, di Amara e di Bigotti – si legge nell’articolo – entrambi ex datori di lavoro del fratello Roberto”.
Le nomine dei procuratori tra Tar, Consiglio di Stato e altro
Il nome di Riccardo Virgilio, è legato anche alla nomina di Lo Voi (attuale procuratore di Roma) alla procura di Palermo nel 2014.
Una nomina che fece molto discutere, poiché Lo Voi non aveva mai avuto incarichi direttivi a differenza dei colleghi Sergio Lari e Guido Lo Forte che presentò ricorso al Tar, che gli diede ragione.
A ribaltare la sentenza del Tar, fu il Consiglio di Stato, dove presidente della sezione era proprio Riccardo Virgilio, amico di Pignatone.
Una nomina, quella di Francesco Lo Voi, della quale si parla anche nel corso di una conversazione intercettata tra Luca Palamara e il consigliere del Csm Luigi Spina, quando il primo dice: “Lo Voi lo fa fa Pignatone il ricorso de Lo Forte… c’è pure Pignatone in mezzo… sono dei matti”.
La storia balza agli onori – se così vogliamo chiamarli – della cronaca, in una delle pagine più tristi per la magistratura italiana, quando in ballo c’è la corsa al successore di Pignatone alla procura di Roma, e Marcello Viola, procuratore in pectore, viene silurato grazie a un’improvvisa fuga di notizie che vede il Csm bloccarne la nomina, affidando successivamente il trono di Pignatone a Michele Prestipino (suo fedelissimo), salvo, poi, a seguito di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato da parte di Viola, dovere procedere a nuove nomine, che vedranno trionfare Lo Voi, altro fedelissimo di Pignatone.
Ma torniamo all’articolo di Giacomo Amadori, che racconta di come Pignatone coassegnò la pratica dalla quale veniva fuori il nome del fratello, “ad altri tre pm, commissariando di fatto Fava, e, successivamente, sostituisce la polizia giudiziaria, facendo subentrare il Gico al Valutario. La posizione di Amara viene stralciata e anche quella di Bigotti, di cui Fava si apprestava a fare l’iscrizione, confluisce nel fascicolo in mano ai quattro magistrati”.
Solo quando Roberto Pignatone non è più consulente della società, Giuseppe Pignatone “scrive al procuratore generale della Corte d’Appello Giovanni Salvi per informarlo dei suoi incroci con Amara e Bigotti, affermando di non conoscere nessuno dei due ma che era vagamente a conoscenza dei rapporti professionali che avevano con il fratello.
Secondo quanto riportato da ‘La Verità’, in una lettera del marzo 2019, “Pignatone sostiene che quando Amara e Bigotti «divennero oggetto di indagini», nella seconda metà del 2016, avrebbe informato lo stesso Fava «dell’esistenza di rapporti professionali, peraltro già cessati, tra Bigotti e mio fratello Roberto». In realtà, come abbiamo visto, il parente è rimasto a libro paga almeno sino a dicembre 2016”.
Nelle more, l’ex procuratore Pignatone è andato in pensione (oggi però, dal 3 ottobre 2019, è presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano); Marcello Viola, in un modo o nell’altro, è stato fatto fuori dalla corsa al vertice della procura romana, che ha visto alternarsi due fedelissimi di Pignatone.
Prima Prestipino, poi Lo Voi.
Una forte azione di denuncia
Secondo Sabrina Pignedoli, attuale europarlamentare e giornalista antimafia che collabora con la Commissione Parlamentare Antimafia, Viola non poteva essere nominato ai vertici della procura di Roma: Ha il brutto vizio di fare indagini!
Per dirla in soldoni – e che per una questioni di decenza non riportiamo se non edulcorandone le parole – Viola vada pure dove vuole, purchè vada…
“Storie come questa – conclude Amadori alla fine del suo articolo – non possono che portare i cittadini a credere che, nel mondo della giustizia, il Sistema, denunciato da cronache e libri, sia ancora in funzione”.
Roma resta sempre la città eterna…
Gian J. Morici