La Commissione Parlamentare Antimafia, oggi presieduta dal prof. Nicola Morra, che ha ereditato, ci sarebbero ragioni per affermarlo, virtù della precedente presidente, ha voluto replicare, con l’aggravante di una procedura ancora più tarocca, le prodezze dei tempi della Rosy Bindi in occasione delle prossime elezioni per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria.
Il vaglio, che, poi, è noto ed arcinoto che non è e non è mai stato un vaglio, ma dato il metodo, solo una “pesca nel mucchio”, tra i candidati alle elezioni di pretesi “impresentabili” è una violazione, oltre tutto, della parità tra i candidati.
Sconcezza vile e stupida, data anche la consuetudine di pubblicare i nomi dei diffamati all’ultimo momento. Ma soprattutto questo giudizio, che poi non è tale ed è emesso coprendosi dietro norme non di legge, sarebbe stato emesso nei confronti di candidati alle elezioni, cui la legge garantisce con il diritto di partecipazione in condizione di parità. E, quindi è una aperta violazione di ogni norma fondamentale e di principio costituzionale.
Il fatto che un Organo dello Stato dichiari “impresentabili”, in forza di un certo codice di autoregolamentazione (che significa?) soggetti che la legge dichiara e riconosce eleggibili, mi pone un dubbio: è stupidaggine o è sopraffazione?
È ora di finirla con questa Antimafia che si sovrappone al diritto e alla Costituzione e ci impone personaggi come Morra e i suoi seguaci giustizialisti.
Lo dichiara il Presidente dell’Associazione Legalità Democratica Avv. Maximiliano Granata .