Il metodo Draghi – Il Governo del fare fa i conti con le ipocrisie italiane
Abbiamo bisogno di ritornare alla normalità che non è il superamento dell’emergenza ma la restituzione all’Italia delle tessere funzionanti del mosaico di un Paese Ricostruttore capace di generare sviluppo. In un Paese che ha frazionato tutte le competenze tra ministero e ministero, tra ministero e Regioni, su tutto, su Ferrovie come su Anas e concessioni, questa nuova governance è positiva perché esprime la forza dell’uomo al comando e perché quest’uomo si chiama Mario Draghi. Il lavoro silenzioso di Brunetta va lodato perché con la regia di Draghi e la forza rocciosa di Franco prova a restituire al Paese il “mosaico” del nuovo Stato dove tutte le componenti si muovono in armonia perché sanno finalmente dove andare e possono assumere le persone capaci di realizzare insieme l’obiettivo della Nuova Ricostruzione. Questa è la sfida, il resto è demagogia pelosa
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Diamo a Renato Brunetta il merito di avere asciugato i ministeri “mono-toni” che vanno tutti a senso unico, pensano e operano a senso unico, ognuno per i fatti suoi. Non hanno una capacità di integrarsi tra di loro, rompono l’armonia del fare. Privano l’Italia di ciò che la Spagna ha e, cioè, la capacità di fare investimenti pubblici e di farlo nei tempi prestabiliti. La unificazione del Ministero del Tesoro, delle Finanze e della Programmazione in quello che è oggi (Mef) ne fa l’unico ministero che conta. In un Paese che fa le cose, come desideriamo, basterebbe affiancarlo con la competenza del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, non con un altro ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili.
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