Senatrice Rossomando iniziamo con Matteo Salvini. Le sue continue bizze sono fini a se stesse o rappresentano un problema che può minare la stabilità del Governo?
Siamo tutti chiamati a una estrema serietà. Sappiamo tutti quale situazione stia vivendo il Paese. Io dico che continuare a piantare bandierine per attribuirsi meriti inesistenti sulle riaperture è un atteggiamento poco serio. Le riaperture sono arrivate e stanno andando avanti secondo un rischio calcolato, in linea con la campagna di vaccinazione e i dati sui contagi. Ormai l’hanno capito tutti. Le cose stanno andando avanti. Le riaperture saranno estese non perché lo dice Salvini, ma perché sono in linea con quanto abbiamo ripetuto sino alla nausea.
Passiamo al suo partito. La segreteria di Enrico Letta rappresenta già una svolta o è solo la gestione dell’esistente in attesa del Congresso?
Il Segretario con tutto il partito sta facendo un buon lavoro, in un momento cruciale quale è quello dell’approvazione del Recovery e della destinazione dei suoi fondi. Ovviamente rispetto al Conte due siamo in una fase nuova e diversa. Il Partito Democratico ha fatto un elenco preciso delle sue priorità che sono economia, lavoro, giustizia, parità di genere, transizione ecologica e giovani. Su questi temi stiamo facendo un grande lavoro e soprattutto stiamo facendo delle proposte molto chiare e nette. Naturalmente i numeri in Parlamento sono quelli determinati dalle elezioni politiche del 2018 e dalle scissioni successive. Dobbiamo fare leva sulla forza e sull’azione politica che mettiamo in campo.
L’alleanza con i Cinquestelle, sbandierata a destra e a manca, sembra arretrare in vista delle elezioni amministrative dove andrete pressoché dappertutto da separati in casa…
Le dico due cose che non sono i misteri di Fatima. La prima attiene al rapporto con i Cinquestelle che è iniziato con il Conte due e che, superando anche alcune difficoltà, è andato avanti e si è consolidato, a mano a mano che a mano che si approntavano soluzioni concrete ai problemi drammatici del Paese. Bisogna partire da qui. Già in questo percorso ci sono i punti che possono indicare direzioni e bozze di programmi su come devono essere amministrate le città. Il secondo mistero di Fatima è che ci sono città come Torino e Roma, nelle quali siamo stati l’opposizione e, quindi, non si può non tener conto delle singole realtà territoriali. Il punto, però, è sempre quello. Bisogna partire dalla linee guida con cui si amministrano le città. La solidarietà, l’attenzione agli ultimi o il darwinismo sociale? E’ questo, e non altro, lo spartiacque.
A proposito dei Cinquestelle, sulla giustizia siete da sempre divisi. A partire dalla prescrizione infinita, che è il loro cavallo di battaglia…
Noi avanziamo delle proposte chiare, che mettono fra le priorità i tempi della giustizia sia nel civile che nel penale. Su questo terreno si troveranno le soluzioni. Quello che lei dice è vero. Sulla giustizia con i Cinquestelle misuriamo le maggiori distanze. Credo, però, che l’essere chiari nelle proposte aiuta a trovare delle soluzioni e dei punti d’incontro. Le mediazioni peraltro le troveranno la ministra Marta Cartabia e il Governo. Quel che conta è la direzione di queste mediazioni, che deve essere quella che garantisce i cittadini, la legalità il giusto processo. I processi si devono fare perché è nei processi che ci sono le garanzie. Io credo che su questo terreno alla fine anche il Movimento 5 Stelle potrà ritrovarsi. L’importante è cercare delle soluzioni non per annientare gli altri. Se si fanno delle proposte solo per annientare qualcuno, sarà difficile trovare un punto d’accordo. Su questo ci tengo a dire che il Partito Democratico ha un’identità precisa e lo ha dimostrato presentando il suo programma sulla giustizia.
Gli scandali che rimbalzano dalle Procure fanno rabbrividire, lo ha detto ieri, anche il vostro segretario Letta. Il grande accademico del diritto Sabino Cassese mi ha parlato di strapotere dei Pm, fratture interne, rapporti personali, complicità fra Pm e giornali, inanità del Csm. Un quadro disarmante. Che cosa occorre? Una commissione d’inchiesta o una riforma della giustizia a partire da quella del Csm?
La seconda che ha detto perché la Commissione d’inchiesta è totalmente sbagliata, oltre che inutile. Ci riporta a uno scontro politico vecchio, rivelatosi già inutile in passato e che non capisco come possa diventare utile ora per cambiare l’esistente. I problemi che ha denunciato il professor Sabino Cassese, peraltro noti, hanno bisogno di interventi e di riforme sul processo penale e sul Consiglio Superiore della Magistratura. La sovraesposizione delle Procure, e molto spesso la spettacolarizzazione della giustizia, sono uno dei temi più importanti. Noi proponiamo che non siano più possibili conferenze stampa spettacolari. Si deve tornare alla forma dei comunicati stampa dei dirigenti degli uffici, come peraltro molte procure già fanno. Vorrei segnalare che altri propongono, invece, il silenzio e il buio totali su qualsiasi cosa concerna le indagini. Questo è, lo voglio sottolineare, antidemocratico. E’ una vecchia proposta che torna, già avanzata da Forza Italia nel 2008. Non a caso a proporla è la stessa persona. Enrico Costa, ora come allora. Al cuor non si comanda.
Le chiedo per concludere quali sono i capisaldi della vostra riforma della giustizia? Separazione delle carriere?
Per la separazione delle carriere ci vorrebbe una legge costituzionale, ma noi, mi creda, proponiamo interventi molto più incisivi sul correntismo. Innanzi tutto, mai più nomine a pacchetto per i dirigenti, ma nomine in ordine cronologico e almeno due mesi prima delle scadenza. Poi proponiamo una valutazione sulla professionalità che tenga conto di criteri precisi e che vengano, ad esempio, prese in considerazione in senso negativo i macroscopici insuccessi nel rapporto fra richieste di rinvio a giudizio e sentenze di condanna. Proponiamo che nei consigli giudiziari gli avvocati e i professori, che sono già presenti, possano esprimersi anche con diritto di voto. E infine la nostra proposta più forte, che presuppone una legge costituzionale e sulla quale chiediamo l’adesione di tutti i partiti.
Quale sarebbe questa proposta fondamentale, chiamata superare le forche caudine di una maggioranza costituzionale?
Chiediamo l’istituzione di un’Alta Corte che giudichi in appello sulle questioni disciplinari e amministrative di tutte le magistrature. Non solo Csm o anche le magistrature amministrative e contabili. Sarebbe una cosa fortissima, che non attacca la magistratura, ma anzi ne rafforza l’autonomia e l’indipendenza. Perché vede noi di una cosa siamo sicuri. Per risolvere le questioni che lei ha evidenziato citando Cassese, ma si potrebbero chiamare in causa anche i cittadini smarriti, non si può conserva l’esistente. Bisogna intervenire, ma nell’ottica, da tenere sempre presente, della tutela della separazione dei poteri dello Stato e della loro reciproca autonomia che è l’ancoraggio delle democrazie moderne. Le fughe dalla democrazia liberale vanno scongiurate. Se andiamo a colpire il principio della separazione dei poteri, usciamo dal solco della garanzia e del garantismo. Noi dobbiamo innovare, riformare e rafforzare tutti i poteri che sono alla base della nostra Costituzione e della nostra democrazia. Solo in questo modo potremo risolvere i problemi che non avevamo bisogno dello scandalo Palamara o dei verbali di Piero Amara per conoscere. Erano noti a tutti. Ora è giunto il tempo di agire.