La carta Draghi/Dobbiamo fare in pochi mesi ciò che non si è fatto in venti anni
Siamo all’ultima chiamata del governo di unità nazionale. Smettiamola di distinguere ipocritamente tra buoni e cattivi e cambiamo tutto. Le riforme si fanno nel complesso perché se si comincia a spezzettare, quello che resta indietro si mangia quello che sta avanti. Se non lo facciamo adesso non lo facciamo più. Siamo così fragili perché abbiamo fatto sempre così. Si hanno idee chiare e si fanno scelte nette, ma nei partiti della coalizione di governo non succede niente. Non scatta il comune sentire. Si litiga e si fa muro sul nulla. Si può chiedere a Draghi di suonare la campanella a tizio o a caio, ma sarebbe bene che tizio e caio nel loro interesse deponessero le armi perché l’Italia viene prima di loro
di Roberto Napoletano, Direttore del Quotidiano del Sud – l’Altravoce dell’Italia
L’Italia è un Paese fragile, ma facciamo finta tutti di dimenticarcelo. Siamo all’ultima chiamata, ma i partiti non se ne curano. Siamo al ping pong quotidiano tra Salvini e Speranza sui coprifuoco, tra Letta e Salvini su tutto, tra Letta e Conte insieme su Fedez contro la Rai e Salvini sul fronte opposto. Dobbiamo fare in pochi mesi ciò che non si è fatto in venti anni e passiamo il tempo a occuparci del nulla. Parliamo astrattamente di chi sta dentro o fuori la cabina di regia del Recovery, se le procedure accelerate devono valere solo per il green del Pnrr e del piano parallelo o per tutto e, cioè, anche per il molto che è fuori dal green in entrambi i programmi a partire dalla scuola e dal capitale umano.Per leggere la versione integrale dell’editoriale del direttore Roberto Napoletano clicca qui:
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