Gli ultimi sondaggi danno l’attuale presidente americano in svantaggio anche in Stati che sono determinanti per stabilire chi andrà alla giuda degli Stati Uniti. Joe Biden, il candidato democratico che nei sondaggi fin dall’inizio dell’anno è risultato in vantaggio rispetto Trump, sembra conquistare anche il consenso del voto in Arizona, Michigan, Pennsylvania e Wisconsin, dove nelle elezioni del 2016 Trump aveva vinto su Hillary Clinton con un margine di voti inferiore all’1%. Discordanti i sondaggi sulla Florida dove comunque i due contendenti sarebbero testa a testa.
Sconfitto nei sondaggi dopo i dibattiti televisivi in diretta, l’attuale presidente americano vede ridotto il suo margine di vittoria anche in quei stati che erano la sua roccaforte elettorale, quando vinse le presidenziali del 2016. Anche in Iowa, Ohio e Texas, dove ottenne tra l’8 e il 10% in più della Clinton, il risultato preoccupa lo staff di Trump che inizia a fare il conto del numero di voti assegnati a ogni stato in base al numero di membri che invia al Congresso per raggiungere i 270 voti necessari per la vittoria, con la speranza che almeno l’Iowa risponda come in passato.
Il timore di perdere le elezioni presidenziali ha portato Trump a chiedere che tutti i voti vengano contati entro la mezzanotte del giorno delle elezioni, annullando le schede elettorali inviate per corrispondenza e pervenute in ritardo. La scorsa settimana, infatti, in Wisconsin è stata rifiutata la richiesta di prorogare il termine per la ricezione delle schede elettorali, ciò nonostante, i sondaggi danno Biden favorito, mentre nella maggior parte degli stati i voti verranno conteggiati a condizione che siano timbrati entro e non oltre il giorno delle elezioni.
In caso di sconfitta, questo permetterebbe a Trump di contestare il risultato elettorale chiedendo ai governatori repubblicani di non certificare le schede attribuite a Biden fin quando non saranno eliminate quelle da lui ritenute fraudolente e nell’ipotesi che ciò non avvenga, lasciare che la decisione la prenda la Camera dei Rappresentanti, dove probabilmente i repubblicani avrebbero la maggioranza delle delegazioni statali.
Un’ulteriore riprova del timore di Trump di una sconfitta, è l’appello lanciato a 50.000 volontari, che ha nominato come “l’esercito per Trump”, di monitorare i sondaggi durante le operazioni di voto.
Trump è terrorizzato dai recenti sondaggi che lo vedono distaccato di oltre il 6% dal suo avversario, tanto da affermare che nel 2016 sbagliarono a dare la Clinton avanti di alcuni punti percentuale. In realtà, Hillary Clinton prese tre milioni di voti in più rispetto al rivale e fu solo grazie al sistema elettorale che Trump riuscì a essere eletto aggiudicandosi la vittoria in quegli stati che mandano un maggior numero di membri al Congresso.
Nel 2016, inoltre, il divario tra i due concorrenti era soltanto di un paio di punti percentuale, mentre in questa tornata elettorale la differenza con Biden è di almeno il 6%, senza considerare che nei cosiddetti stati “swing” che permisero a Trump di essere eletto, Biden oggi sembra in vantaggio.
A influenzare il voto degli americani, più che le vicende legate all’ingerenza russa sulle precedenti elezioni (che forse rappresentano una delle paure di Trump in caso di sconfitta, visto che potrebbe essere messo sotto accusa) sembra l’incapacità del presidente nella gestione dell’epidemia di coronavirus che negli Stati Uniti ha provocato oltre 200.000 morti.
Molti americani delusi anche dalla politica estera isolazionista dell’attuale presidente, sperano che un cambio alla guda dell’America porti il Senato – seppure dovesse rimanere ai repubblicani – a rivedere i regolamenti esecutivi di Trump e a ripristinare la protezione ambientale e del lavoro e le misure di assistenza sanitaria in favore delle fasce più deboli. Un’impresa non facile per l’eventuale nuovo presidente che andrà ad ereditare un disastro economico nel pieno di una pandemia rispetto la quale sarà difficile persino contenere il numero delle vittime.
Se Biden dovesse vincere queste elezioni, dovrà pensare a stabilizzare il paese affinchè i prossimi leader politici possano poi operare un vero cambiamento.
Gian J. Morici