Oltre 150 Finanzieri sono impiegati dalle prime ore di questa mattina in una vasta operazione che vede coinvolte numerose province in tutta Italia in quella che appare come un’estesa frode transnazionale. La Guardia di Finanza di Torino sta eseguendo diciotto ordinanze di misura cautelare personale e svariati sequestri di conti correnti, immobili, quote sociali e beni vari. Tra gli indagati, alcuni percepivano il reddito di cittadinanza e beneficiavano del sostegno alle imprese per la situazione emergenziale. Una trentina le perquisizioni domiciliari ed aziendali nei confronti di componenti a vario titolo dell’associazione per delinquere dedita alla commercializzazione di prodotti informatici (personal computer, tablet, prodotti di telefonia), con ramificazioni in tutta Europa.
Base logistica dell’organizzazione una società del torinese con sede a Volvera. Le indagini dei Finanzieri del 1° Nucleo operativo metropolitano del Gruppo Torino e della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica, coordinate dal Procuratore Aggiunto Marco Gianoglio e dirette dal Pubblico Ministero Mario Bendoni della Procura torinese, sono state condotte anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e telematiche ed hanno permesso di smascherare la condotta illecita dei due amministratori della società, M.S. (quarantatreenne, torinese), già in passato colpito da provvedimenti giudiziari, e G.R. (quarantasettenne originario di Novara).
I due, arrestati alle prime luci dell’alba, erano riusciti, per il tramite di un vero e proprio “labirinto” di aziende da loro direttamente gestite, nello specifico oltre dieci società fittizie, a divenire leader a livello europeo del settore informatico. A finire nei guai, assieme a loro, altri trentadue soggetti compiacenti (tra di loro nullatenenti e pregiudicati) che si sono prestati nell’arco degli anni a svolgere quel ruolo, in gergo definito “testa di legno”, facendo da “prestanome”, in cambio di lauti compensi, e rivelandosi fidati sodali dei due nel commettere l’imponente frode. I Finanzieri, nel corso delle indagini, hanno scoperto come tre dei soggetti a capo delle società coinvolte nella frode, percepissero da tempo persino il reddito di cittadinanza ed i due imprenditori torinesi avessero ottenuto l’indennità per il sostegno ai lavoratori in relazione all’emergenza epidemiologica per il COVID-19. Gravi le ripercussioni della frode: mancati introiti per lo Stato e l’Unione europea per oltre 40 milioni di euro; danni agli imprenditori onesti che hanno subito una sleale concorrenza nel settore, atteso che la società coinvolta nella frode riusciva, attraverso l’evasione di imposta, a vendere i propri prodotti largamente sottocosto.
Al fine di poter individuare l’intera “filiera criminale”, è risultata fondamentale l’attività di coordinamento tra gli inquirenti e l’Unità di Cooperazione Giudiziaria europea “Eurojust”, sita all’Aja; collaborazione questa, che ha permesso di acquisire ulteriore materiale probatorio grazie al quale gli inquirenti hanno appurato la dimensione internazionale della frode. Oltre al capoluogo piemontese sono interessate all’operazione le province di Cuneo, Alessandria, Novara, Milano, Modena, Lucca, Roma, Frosinone e Messina, con attività estese anche a Germania e Olanda. Le ipotesi di reato contestate sono quelle di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, utilizzo ed emissione di fatture false. L’operazione odierna della Guardia di Finanza di Torino si inserisce nel contesto delle attività a salvaguardia delle entrate, del mercato e della concorrenza leale a contrasto delle frodi nel settore della compravendita di prodotti informatici. Tale ambito risulta di primaria importanza, in quanto tutela il regolare svolgimento delle attività commerciali, non solo in territorio nazionale ma anche nell’ambito dell’intera Unione europea.