
Nel libro emerge, attraverso la storia di Rosario, come il terremoto, di fatto, abbia cambiato la vita di una provincia dedita all’agricoltura e alla pastorizia, fortemente radicata nel territorio, con riferimenti e simboli ben precisi, come la chiesa e il campanile, le strade sonnolente, i ritmi lenti dopo il lavoro, “la campagna” terra-lavoro-villeggiatura, la casa, vera ricchezza di ogni persona.
Ha turbato gli animi di tutti, ha scosso le esistenze di mezza Sicilia.
E se il terremoto sconquassa la vita degli adulti, come può reagire un adolescente in pieno sviluppo, costretto ad abbandonare il suo paese e la vita regolare e tranquilla nella comunità dove è nato?
Rosario è un quattordicenne che trascorre la sua adolescenza a Gibellina e appartiene alla borghesia agiata legata alla terra. La sua vita ruota intorno al calcio (la sua passione), la famiglia, gli amici e l’oratorio salesiano. Fino a una notte, quella del 15 gennaio 1968, in cui un terremoto scuote la terra distruggendo il suo paese e molti altri piccoli centri della valle trapanese. Questo drammatico episodio è uno sconvolgimento esistenziale che segnerà Rosario per il resto dei suoi giorni, a cominciare dall’abbandono della sua casa e dall’esodo verso l’abitazione dei nonni in campagna.
Lo attende un futuro incerto e diverso, dove rimane l’amarezza per questa terra di Sicilia che sa offrire tutto il bello dell’Universo, sa regalare sensazioni magnifiche, fa sentire forti e quasi onnipotenti, ma non riesce a preparare un futuro ai giovani. Si nasce in paradiso e si vive in purgatorio. Speriamo non per sempre.
“Terremoto per sempre” è il secondo romanzo di Giuseppe Milazzo, dopo “Una bella vacanza, forse”. Siciliano d’origine, Milazzo dopo gli studi classici è diventato medico gastroenterologo e presidente nazionale della Società di gastroenterologia AIGO.