Chi ricorda La Zizanie, la commedia (interpretata da Louis de Funès e Annie Girardot) incentrata su una coppia di coniugi che litigano a tal punto ce la moglie sfida il marito candidandosi a sindaco alle elezioni municipali, contro il coniuge, sindaco uscente? Se non fosse una farsa tragi-comica in danno degli italiani – e se non fosse che di farsa si tratta – con l’attuale crisi di governo potremmo girare “La Zizanie 2”, con protagonisti Matteo Salvini, nel ruolo del marito Daubray-Lacaze (giuro che Lacaze è solo un caso) e Luigi Di Maio nel ruolo della moglie ecologista Bernadette.
Nel mese di agosto, tra un mojito e l’altro, Daubray-Lacaze, alias Matteo Salvini, ha dichiarato la crisi di governo. Voto subito, urlava il ministro. Salvo poi proporre elezioni dopo il taglio dei parlamentari, voluto da Bernadette, in arte l’altro vice premier, Di Maio.
A parte il fatto che – come scriveva ieri l’Avvocato Mauro Mellini – il “taglio” del numero dei parlamentari delle due camere, non è certo vietato alle forze politiche prenderlo in considerazione ma non può formare oggetto specifico e palese della trattativa (come Di Maio ha imposto al Pd) e soprattutto non può il Presidente della Repubblica essere coinvolto nelle mediazioni relative all’approfittamento delle consultazioni e delle condizioni per la soluzione della crisi per porre e risolvere una questione di riforma costituzionale, poiché Mattarella ha il dovere di avvalersi, rispettare e far rispettare la Costituzione e la struttura del Parlamento così come essa è al momento, una volta approvata con una maggioranza che escluda il referendum confermativo la riforma costituzionale in questione l’attuale legge elettorale diventerebbe quanto meno di difficilissima attuazione perché essa prevede una quantità di collegi e collegini che non potrebbero più funzionare una volta dimezzate le camere.
“Ed ecco la trappola – scrive Mellini – non si potrebbe più votare fino a che non si arrivi al varo di una nuova legge elettorale o almeno ciò diventerebbe estremamente difficile. Scompariranno “Forza Italia”, “Fratelli d’Italia” e altre formazioni minori, è assai sospetta la loro condiscendenza a questa operazione.
Il “dimezzamento” delle camere comporta di per sé ed a maggior ragione se abbinato a complicate questioni circa il governo ed i suoi problemi ardui e rischi e pericoli di un “commissariamento” della Repubblica.”
Dunque? Dunque “La Zizanie 2”: Ciak si gira!
Mentre Lacaze continua il suo “pressing” sugli ex alleati, ricordando come Bernadette abbia lavorato bene (offrendo, si dice, la poltrona di Palazzo Chigi) il Pd si sgretola. Come in tutte le separazioni coniugali, c’è sempre la possibilità che la coppia Lacaze-Bernadette decida di non divorziare. dopo i tanti insulti M5s-Pd, Lega-M5s e così via dicendo, gli italiani, come al solito, dimenticheranno tutto.
Il dubbio: Ma era una vera crisi quella alla quale abbiamo assistito?
I fatti:
- Grillo non voleva il Tav. Arriva Conte e come prima cosa approva il Tav. Grillo si incazza.
- Di Maio e Salvini mettono in scena un finto divorzio. Di Maio fa credere a Conte di non volere Salvini e Conte prepara la sua arringa contro Salvini forte del fatto che attraverso le sue dimissioni, Salvini sarà segato e tutto tornerà come prima.
- Il governo cade e il Pd corre verso il M5s.
- Di Maio recita il mantra “mai più con la Lega, taglio ai parlamentari”.
- Il Pd non vuole il taglio la Lega sì.
Povero M5s, come non tornare con la Lega, dimenticando le liti per futili motivi? Conte, firmatario del Tav a casa… Nessun rischio di nuove elezioni e tutti rimangono aggrappati alle loro poltrone. Lacaze, ministro dell’Interno, dopo essere stato costretto per qualche giorno a recarsi in ufficio, potrà tornare a farsi un mojito in spiaggia, controllando l’orizzonte in modo da avvistare per primo il prossimo migrante al quale attribuire pure la responsabilità della crisi di governo.
Bernadette forse a Palazzo Chigi, non si sa far cosa, ma l’importante è che Conte si sia tolto dagli zebedei.
Il Pd sconfitto, ma tanto ci sono abituati.
Grillo dopo aver inscenato la sua ammirazione a Conte , definendolo “elevato” (sarebbe stato più onesto dire: è levato!) potesse ancora dirgli “limortaccitua” lo farebbe.
Li mortacci vostri, e tutti i danni fatti? Come sempre a carico degli italiani, quelli divisi in tifoserie, quelli pronti a una assai improbabile nuova marcia su Roma, quelli del “fascisti!” e “comunisti!”, quelli che dimenticano e pagano felici di far parte di qualcosa qualunque essa sia, felici di essersi illusi di contare un tantino senza neppure aver capito che il due di coppe con la briscola a spade vale più delle loro social-ciance e delle pseudo-opinioni politiche.
E tutti vissero felici e contenti!
Gian J. Morici
qualsiasi cosa di male si possa dire oggi dei nostri politici e di quel che fanno … ha una solida base nella realtà!
purtroppo questi abbiamo, e con questi dovremo difendere quel che resta del paese e quelle due o tre cose (euro, atlantismo, bilancio sano) che ci possono far partecipare al consesso che conta …