NUOVI ORIZZONTI TEATRALI
Alcune nuove ricerche su altre forme di comunicazione teatrale, si avvicinano, alle nostre ricerche al linguaggio superiore.
Noi andiamo oltre il naufragio della ragione, loro con delle “master class” indescrivibili senza la partecipazione in tutti i sei giorni, preparano
l’attore, al nostro linguaggio superiore. Ciò si discosta completamente dal vecchio teatro anche d’autore. Viene portato avanti un linguaggio completamente nuovo. Mi risulta che sono state tenute due master class a Città della Pieve.
Freud raccomandava ai suoi allievi: “non perdete di vista gli artisti, loro sentono le variazioni prima degli altri”.
In considerazione delle raccomandazioni di Freud e delle esperienze di cui sopra sono andato a consultare il “mantra dell’attore” e tra le tante indicazioni ho trovato le seguenti che coincidono in altra forma con il nostro linguaggio superiore:
1) “Sto entrando in un nuovo spazio e mi approprio di un diverso sistema di riferimento interno e esterno;
2) Lascio fuori da qui tutte le mie connotazioni biografiche. Il nuovo spazio/tempo è un luogo di riabilitazione dell’anima, di gioia, di ottimizzazione dell’esistenza non un luogo di riproposta dei coefficienti della realtà;
3) Lascio fuori tutto, tranne la mia essenza e il desiderio di inoltrarmi in territori sconosciuti;
4) Assenza di giudizio e di categorie censorie né su me né su gli altri. Non significa che non eserciti la mia facoltà critica, ma aspetto di appropriarmi dei nuovi parametri di questo nuovo spazio-tempo;
5) Concentrazione e svuotamento. Se sono pieno di me non c’è spazio. Risuonerò sordo e con un suono già usurato, mancante di freschezza e di vitale potenza;
6) La concentrazione devo volerla con tutto me stesso. E’ qualcosa di piccolo, di composto, identificata dal plesso solare, il cuore del respiro e da lì si irradia. Non c’è bisogno di agitarsi inutilmente;
7) Respirazione corretta. La mia voce deve vibrare nei risuonatori, come il gesto e il movimento che canalizzano le intenzioni, non canalizzano me stesso;
8) Se sono quello che devo essere, l’energia necessaria sarà la metà per ottenere un risultato enne volte superiore. Non c’è dispersione;
9) Il segno biografico è segno informale;
10) La forma esiste anche in un testo brutto. Sarà una brutta forma, ma è mio dovere estorcerla dall’anarchia informe. Devo estrarre la scultura già presente. Ma per riconoscerla devo averla in me;
11) Il mio suono, il mio movimento diventano energia che diverrà comunicazione;
12) Trovo il mio centro, conosco il mio strumento, i miei mezzi. Li devo accettare e amare, e poi li posso spingere con cautela, in modo progressivo. Il suono deve essere il mio e vibrare in tutto il corpo, senza fatica, galleggiando sul fiato, come le mie emozioni galleggiano sulle intenzioni che galleggiano sulla forma;
13) Prima di conoscere devo dimenticare”.
Vi invio ad elaborare i concetti di cui sopra, possono aiutarci nel nostro cammino verso il linguaggio superiore.
Il Professore
Francesco Pesce