Non sono un buono storico di me stesso.
Qualche amico sarà capace di ricordare la data, comunque piuttosto lontana, in cui cominciai a parlare di “Terzo livello mafioso” costituito da Sicindustria, con un contorno di complici e con una capacità di sostituirsi ai poteri legittimi tale da ridicolizzare la mafia tradizionale.
Non la definisce “Terzo livello mafioso” la relazione della Commissione Regionale d’inchiesta, ma “Sistema Montante” (l’ex presidente di Sicindustria in galera per mafia). Tale documento dice oggi, a parte la denominazione, quel che da tanto tempo io, che non sono siciliano, amo la Sicilia ma vivo da essa lontano e da tempo non vi esercito più la mia professione dicevo e dico: Terzo livello mafioso. Un potere parallelo a quello delle legittime istituzioni. Che è poi la più chiara tra le definizioni di tutte le mafie, almeno di quelle “serie”.
Pezzi di tutti i poteri pubblici della Regione, dello Stato, facevano capo a Sicindustria, cioè al suo Presidente, a Montante ed ai suoi accoliti, di quel consesso.
Questo, si voglia o no, significa, poi, che la mafia sbandierata come tale era ed è un residuato lasciato sopravvivere per consentire al “Terzo livello”, alla Supermafia di Sicindustria di esercitare un’altra forma di potere: quello dell’intimidazione, come, appunto, l’accusa di mafia agli altri, ai concorrenti e “resistenti”.
Non voglio e non posso esporre qui ciò che rappresenta la conclusione della relazione della Commissione. Né intendo giurare sulla esattezza di tutte quelle incredibili affermazioni.
Né voglio insistere su di uno sciocco “l’avevo detto io”. Cosa che per me, come per tutti i cittadini, è necessariamente, in qualche misura un “mea culpa”, un riconoscimento della mia, della nostra impotenza.
Per quanto la relazione dell’Antimafia Regionale abbia dimensioni monumentali, certo è che sembra, già a prima vista che manchi di alcune conclusioni. Necessarie, agghiaccianti.
Se il “Sistema Montante”, se il “Terzo livello mafioso” sicindustriale ha potuto venir in essere, svilupparsi, divenire un potere parallelo a quelli legittimi, significa che tutte le chiacchiere, le persecuzioni, le leggi speciali, le confische dei beni di tanti innocenti “più o meno sospetti” sono state, come da anni, con pochi altri vado predicando, una odiosa, tragica sceneggiata.
Tutte le altre Commissioni Antimafia che cosa hanno saputo vedere, capire, denunciare di questa versione ultimo modello della mafia, certo non venuto in essere in un lampo? Che ci stavano a fare le Rosy Bindi, i parassiti, i pennivendoli del contorno?
E la Magistratura? Certo Montante è stato fatto arrestare dalla Procura di Caltanissetta, ma l’enormità della macchina da lui messa in piedi i magistrati “lottatori”, impegnati a costruire storie di alleanza della (vecchia) mafia con lo Stato, a perseguitare tutti gli uomini politici che non le sconfinferavano o non sconfinferano ed impegnati pure a fare la questua di cittadinanze onorarie, con comizi in tutta Italia, per anni ed anni non la vedevano. Sentiva odor di mafia dovunque, ma non vedevano la fonte dove c’era ed era un enorme montagna.
E i luogotenenti di Montante, che io sappia, erano in rapporti ottimi con Procuratori, Sostituti, Giudici, Presidenti.
Ce ne può raccontare tante cose Petrotto, un altro che ha visto quello che Rosy Bindi, impegnata a far liste di candidati “impresentabili”, non vedeva, ma sapeva che cosa rappresentasse e rappresenti scontrarsi con quel sistema criminale e persino con i suoi rottami.
Ma la mia ossessione è quella delle vittime della “lupara giudiziaria”, di cui questa supermafia si è valsa.
L’antimafia che non vide per anni ed anni il “Sistema Montante” che stava, appunto crescendo e consolidandosi e che ne approvò, anzi “l’impegno antimafia” dimostrato con il rifiuto della iscrizione a Sicindustria degli imprenditori che mancassero del requisito della “antimafiosità” (qualcosa come la “limpieza de la sangre” per l’Inquisizione razzista Spagnola) questo “Terzo livello” confindustriale ha fatto anch’esso le sue vittime, non si è limitato a far fuori i concorrenti in affari.
Vittime di una “lupara giudiziaria”, di una giustizia di “lotta” in difesa della “Cupola” Sicindustriale, dei “munnizzari”, imprenditori dell’illegalità.
Di queste vittime non parla la relazione. Non parla delle “lupare giudiziarie” senza le quali il “Sistema Montante”, se vogliamo chiamarlo anche noi così, non sarebbe nato e non sarebbe sopravvissuto. E come le lupare tradizionali non sparano se non ci sono “picciotti” che le impugnino, così la lupara giudiziaria aveva ed ha bisogno di “Coppole storte”. Togate.
Ce ne sono di queste vittime della nuova Supermafia, che per tanto tempo nessuno ha voluto vedere, molte che sono state definitivamente rovinate. Ma anche ve ne sono, è da ritenere, di quelle che stanno scontando mostruose pene, che languono in galera.
Le sentenze, dicono i benpensanti, si eseguono, non si discutono. Già. Ma vi sono certamente sentenze che sono solo colpi della “lupara giudiziaria”, che prestava i suoi servigi al “Sistema Montante”. E se della mafia non si discutono il “Terzo livello”, i suoi metodi, le nuove complicità, tutto si risolve in una tragica farsa.
Mauro Mellini
Comuni mortificati e amministratori e tecnici comunali messi alla gogna
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