Da domenica la Francia ha i cannocchiali puntati verso la Grande America, la nave mercantile della compagnia italiana Grimaldi vittima di un incendio che ha provocato il suo naufragio martedì al largo delle coste bretoni.
Mercoledì 13 marzo, l’Ammiraglio Jean-Louis Lozier, Prefetto marittimo dell’Atlantico ha dichiarato che la nave trasportava “365 container, tra i quali 45 repertoriati come contenenti materiali pericolosi”. Ormai la costa è rassegnata ad una seconda marea di inquinamento a 300 chilometri ed a 4.500m di profondità al largo di La Rochelle. Idrocarburi, materiali fortemente inquinanti oltre a quelli che non si conoscono ancora poiché la nave trasportava anche veicoli, stanno minacciando l’Atlantico. La Francia si è preparata con un robot sottomarino per rilevare fessure e navi antinquinamento. Attualmente la marea si estende su 10km per 1km di larghezza.
Si teme un secondo 12 dicembre 1999, quando la petroliera Erika che batteva bandiera maltese ma noleggiato da Total, distrusse la costa bretone. Mentre le preoccupazioni vanno all’ambiente, con il timore di uccelli coperti di petrolio e colture di mitili perse dai produttori della regione, solo per citare due esempi, alcune associazioni ambientali sporgono denuncia contro ignoti per disastro ambientale. L’associazione “Robin des Bois” ha dichiarato ritenere la Grande America una nave “quasi pattumiera”…
La nave aveva subito controlli in Gran Bretagna qualche anno fa, controlli che avevano obbligato l’armatore ad una rimessa a norma. La Bretagna e la Francia intera sperano nelle condizioni metrologiche mentre da domani i giovani sfileranno in manifestazioni per il clima.
Luisa Pace