Sono sempre stato quanto meno scettico sulle “dietrologie”. La pretesa che ogni volta che ci si trovi in presenza di un qualsiasi fenomeno, di qualsiasi situazione che importi un minimo di difficoltà di comprensione e di spiegazioni, ma anche quando la spiegazione è tutt’altro che straordinaria e difficile, si debba presumere che “dietro” ci sia un’altra entità, qualcosa di segreto, imperscrutabile, che renda inutili e contraddica tutte le spiegazioni che le circostanze note impongono dei fenomeni in questione.
La debolezza per le dietrologie è quasi sempre legata ad una scarsa fede nella ragione e nella razionalità e ad una buona dose di confusione mentale per la quale la mancanza di prove di un fatto è la miglior garanzia della sua probabilità, e della sua illiceità, mentre l’abbondanza delle prove è quanto meno l’indizio che se ne voglia far credere cosa diversa dal reale.
Per questo il mio atteggiamento di fronte a certi andazzi della politica attuale è, magari un po’ disorientato, perché tutto ha un limite e trovare una spiegazione se non razionale in senso proprio, almeno conoscibile secondo ragione di quel che la politica odierna ci offre è veramente difficile.
Contravvenendo alle mie convinzioni generali, ad esempio, io non riesco a darmi una spiegazione dell’accanimento “NO TAV” dei 5 Stelle e mi sorprendo a domandarmi che cosa ci possa essere di misterioso in tanta pervicacia.
Certo la cultura, cioè l’incultura, dei chiacchieroni del “Bar dello Sport” non è quella che accetta l’esigenza di grandi opere di base, di autentiche infrastrutture necessariamente proiettate a sostenere il sistema economico del domani. Ma l’accanimento dei “Cinque Stelle” e di certi singolari esponenti di quelle intelligenze è tale nel rifiutare a tutti costi ciò che troppe cose impongono di non ritardare ulteriormente che l’idea che “ci sia qualcosa dietro” mi balena.
Non mancherebbero le possibilità che grandi interessi stranieri e, forse, anche italiani abbiano creato questo schieramento del NO e che ne sostengano le ragioni (o le sragioni) fin oltre ogni limite del plausibile.
Né la cosiddetta “democrazia diretta” del Movimento di Grillo offre di per sé particolari garanzie contro influenze esterne.
Direi, anzi, che proprio certe stranezze strutturali del Movimento di Grillo-Casaleggio&Associati siano tali da far ritenere che volontà non apparenti e, invece, ben dissimulate, si impongano a quelli che sostengono, per aver inviato un giudizio on line su qualche baggianata, di essere padroni del partito.
Mi ha sempre assai impressionato che in quella congrega il leader, che appare essere Di Maio, venga ufficialmente definito il “capo politico”. Il che significa che la stessa struttura ha, quanto meno, un capo diverso (che, dunque “c’è dietro”). Un capo finanziario, un capo imprenditoriale, etc. etc.
Che questa realtà “altra”, non certo sconosciuta, ma stranamente lasciata in ombra, interferisca su una questione di grandi dimensioni economiche e su una “impuntatura” come il “NO TAV” è tutt’altro che una dietrologia. Tanto più che l’“altro” rispetto a quella strana politica è tutt’altro che chiaro. Quali siano gli affari della Casaleggio e C. non è cosa troppo nota. Nessuno vieta ad una società commerciale di fare affari, che so, con la Germania, con società di trasporti del Centro Europa. Può darsi che gli affari della Casaleggio e C. non abbiano assolutamente nulla a che fare con il problema delle infrastrutture dei trasporti di qua dalle Alpi. E può darsi che, magari, Zingaretti abbia a disposizione elementi di conoscenza tali da escludere questa spiacevole eventualità.
Ma in Italia conflitti di interessi esistevano ed esistono solo per Berlusconi.
Del resto la vera “dietrologia” che c’è dietro questa storia e dietro ogni questione politica d’oggi è quella delle intelligenze “che ci sono dietro”. E che non ci sono.
Dietro questa storia mi basta dover prendere atto che “c’è dietro” l’intelligenza di un Toninelli. Che altro devo andare a tirar fuori?
Mauro Mellini