Il decreto-legge 113 del 2018, su “sicurezza e immigrazione” meglio noto come decreto Salvini, approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri, è diventato uno dei temi principali di ogni discussione politica e populista dell’ultimo mese e mezzo.
Esso prevede la ”revoca della cittadinanza agli immigrati condannati definitivamente per reati di terrorismo”, la “revoca dello status di rifugiato per alcuni reati dopo la sentenza di primo grado” e la “riforma della politica migratoria con una stretta sulla concessione dei permessi di soggiorno.”
La sua natura repressiva e razzista, che oltretutto in più di un punto viola la Costituzione, merita un’attenta analisi
Ne abbiamo parlato qualche giorno fa con Gian Joseph Morici, editore del quotidiano online lavalledeitempli.net ha partecipato, che ha illustrato il suo punto di vista.
Oggi, mi riservo di darvi il mio, aggiungendo delle specifiche tecniche sulle quali invito la politica ed i lettori a riflettere.
Il Decreto arreca un lampante vulnus al dettato costituzionale ed ai diritti umani con l’introduzione di norme discriminanti nei confronti dei migranti.
Salvini ha infatti accorpato in un unico decreto il tema dell’immigrazione e della sicurezza pubblica-antiterrorismo-antimafia, proponendo come assunto cardine il binomio scontato immigrazione-(in)sicurezza.
Aver messi insieme i tre temi è come voler cucire una nuova Stella di David, addosso ad ogni migrante, etichettandolo aprioristicamente come persona potenzialmente incline al crimine, pronta ad attentare alla sicurezza, cosa assolutamente non conforme a quanto prevede la Costituzione.
La nuova difficoltà di regolarizzazione, insieme al diffuso approccio repressivo rispetto all’immigrazione, potrebbe dar vita ad una “irregolarità istituzionalizzata” alla quale, e ne abbiamo avuto prova, la politica non ha mai inteso dare soluzioni reali, anche perché spesso dietro al fenomeno dell’immigrazione si nascondono interessi politici ben più grossi.
Il top è stato tuttavia raggiunto con questo nuovo Decreto, che attraverso un farraginoso processo iper-irregolarizzazione dei migranti, è riuscito a costruire il paradigma di nemico pubblico e capro espiatorio.
Elenchiamo le numerose pecche giuridiche:
L’insussistenza dei requisiti di straordinaria necessità
e urgenza per l’emanazione di un decreto-legge (ex art. 77
Cost.)
L’eliminazione del permesso di soggiorno umanitario,
senza introdurre istituti che coprano dignitosamente tale
vuoto, comporta un peggioramento delle condizioni di vita
dei titolari dei nuovi permessi speciali e limita la
possibilità di accedere al Servizio Sanitario Nazionale
(ledendo il diritto alla salute, art. 32 Cost.)
La durata dei permessi è stata ridotta essendo
notevolmente (invece che i vecchi 2 anni, ora saranno di 6
mesi o massimo 1 anno). Ciò vuole dire che sarà difficile
avere accesso alle prestazioni di assistenza sociale o agli
alloggi di edilizia residenziale pubblica
Manca la chiara specificazione dei luoghi alternativi
pertinenti alle autorità di pubblica sicurezza, diversi dai
CPR, dove il richiedente asilo possa essere trattenuto in
attesa dell’espulsione (in violazione dell’art. 13 Cost. in
materia di restrizioni della libertà personale);
Manca altresì il rispetto della presunzione di non
colpevolezza (art. 27, co. 2, Cost.) per i richiedenti asilo
con processi penali in corso, nei confronti dei quali le
Commissioni procederanno subito all’esame della
domanda;
Presente invece la lesione del diritto di difesa attraverso
l’introduzione della possibilità di revoca del gratuito
patrocinio in caso di dichiarazione di inammissibilità del
ricorso;
Le pene per il reato di blocco stradale, sono elevatissime, se
confrontati ad altri ben più gravi e pericolosi reati (violando
l’art. 27 Cost.).
Altra stortura che puzza di razzismo riguarda il riferimento che nella Relazione Illustrativa al decreto si fa in svariate occasioni al potenziamento del contrasto al ricorso strumentale della domanda di protezione e dei controlli sull’acquisizione della cittadinanza iure matrimonii.
Di fatto viene infatti contestata la pratica dei “matrimoni di comodo” tra cittadini italiani e richiedenti asilo, che a dire il vero era stata avviata già durante il mandato di Minniti nell’ottobre del 2017.
Ciò ha dato vita ad un assurdo processo di criminalizzazione che impregna di puzzo di segregazione l’intera normativa in materia di immigrazione e del sistema di accoglienza.
Torniamo alla norma, già nel testo è contenuta una parte (il Titolo II) interamente dedicata alla “sicurezza pubblica, prevenzione e contrasto al terrorismo e alla criminalità mafiosa”.
Equiparare migranti al fenomeno terroristico e mafioso, è davvero così scontato?
Esaminiamo il contesto e i tempi in cui si inserisce il decreto.
Il decreto è stato presentato a ridosso della pubblicazione della nota di aggiornamento del DEF.
In questo momento la tenuta del consenso attestato il 4 marzo è più importante che mai, in termini di stabilizzazione di Governo, legittimazione delle due forze politiche che lo compongono e definitivo sorpasso del PD e delle altre forze politiche “forti” durante la scorsa legislatura.
Alla borghesia filo leghista, rappresentata dagli imprenditori strozzati dalle tasse, si è venuti incontro attraverso la cancellazione degli aumenti dell’IVA, flat tax, condono fiscale, tagli dell’imposta sugli utili per le imprese che reinvestono i profitti e assumono lavoratori aggiuntivi, liberalizzazioni e rilancio dei settori chiave del manifatturiero avanzato, infrastrutture e costruzioni.
Alla middle class simpatizzante Grillo, si è venuti incontro attraverso il superamento della legge Fornero, il presunto rilancio degli investimenti pubblici, il reddito e la pensione di cittadinanza, lo stanziamento di risorse per i risparmiatori danneggiati dalle crisi bancarie e, ovviamente, il decreto sicurezza.
Alla mafia e alla classe imprenditoriale di destra che da sempre ruota attorno ad essa, è stato invece regalato il programma di manutenzione delle infrastrutture stradali e le liberalizzazioni, oltre che le politiche fiscali.
Ma veniamo al lato umano.
I clandestini, uomini e donne, rischiano la dapprima la reclusione in un CIE, poi di essere espulsi.
I profughi di guerre, cui spesso l’Italia ha partecipato per via della sua sudditanza agli alleati, cercano di raggiungere l’Europa del nord, per tentare di riprendere in mano le loro misere vite e riscattarsi da ogni genere di violenza e sofferenza.
Sia che arrivino da paesi martoriati dalla guerra, dalla fame e da altre infamie spesso provocate dall’opulenza dell’occidente (Italia inclusa) cercano riparo da un destino già segnato.
I governi di turno sono pronti a puntare il dito sulla indifferenza degli altri governi e per tutta risposta, alzano barriere e costruiscono meccanismi brutali per impedire una reale circolazione.
Chi comprende umanamente un altro essere umano viene definito buonista…
Che responsabilità hanno le politiche in merito ad un problema che riguarda tutti i cittadini e l’intera comunità europea?
Quali sono i risvolti politici ed economici?
A voi l’ardua sentenza
[1] “I profili di incostituzionalità del Decreto Salvini” Intervista a Giovanni Maria Flick, di Radio Radicale del 26.09.2018
[2] Decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13 (in Gazzetta Ufficiale – Serie generale – n. 40 del 17 febbraio 2017), coordinato con la legge di conversione 13 aprile 2017, n. 46
[4] Decreto Minniti. Il comune senso del razzismo e dell’apartheid all’italiana di Sergio Scorza su Contropiano del 17/05/2018 http://contropiano.org/interventi/2017/05/17/decreto-minniti-comune-senso-del-razzismo-dellapartheid-allitaliana-091941
Come dice il suo nome, non capisce na mazza di quello che dice! Vengono mandati via delinquenti non brave persone il che cancella la sua insinuazione di razzismo e la colloca tra i protettori di delinquenti riconosciuti. Vergognoso pensiero quello di voler tenere in italia e mantenere certa gente. La sig. ra Mazza evidentemente ha piacere di mantenere questi delinquenti e tenere questo paese sotto scacco di stranieri che vengono in italia apposta perché confidano in quelli come lei che gli daranno sempre da mangiare qualsiasi cosa facciano.