Dopo mesi e mesi di sonnecchiante e distratta assenza dalle competizioni politiche, Berlusconi pare che “scenda in campo” e non solo con le solite chiacchiere e con la distribuzione di scatoloni di distintivi, ma con una anche se incomprensibile strategia.
Primo atto: ha proclamato il rafforzamento dell’alleanza del Centrodestra. Sì, insomma, di quel “coso” che sta mezzo al Governo e mezzo all’Opposizione (si fa per dire).
Secondo atto: ha dichiarato, cioè ridichiarato guerra al Governo. O, almeno, a quella parte di esso con il quale non è alleato, per di più “rafforzato” come da punto 1.
Una novità? Diciamo mezza. Infatti, non ha potuto fare a meno di chiamare a raccolta i famosi “moderati”, ma lo ha fatto nel corso del discorso, quasi di straforo “moderatamente”, per non offendere il suo “rafforzato” alleato, che si direbbe, di “moderazione” non voglia sentir parlare manco nella stanza accanto.
Terzo atto: è puramente ipotetico.
Se veramente Berlusconi vuol far credere che “riscende” in campo e rinunzia a lasciare Forza Italia in eredità al suo “rafforzato” alleato (o magari alla Meloni, che, poverina, avrebbe più bisogno di un po’ di ricostituente) dovrà gentilmente (moderatamente) destituire quel coso lì, quel suo erede, donatario ed alter ego, Antonio Tajani. Se no nessuno lo prende sul serio, nemmeno il portiere del palazzo.
Di Maio, Conte, il cosiddetto Governo hanno davvero qualche motivo di preoccuparsi.
Gli strilli delle loro liti con Salvini hanno fatto svegliare i dormienti.
Magari resuscitano i morti.
Si scoprono le tombe…etc.
Mauro Mellini