I grandi misteri degli affari della cosca di Castelvetrano
Un autentico poligono economico dove tutti i vettori devono stare in equilibrio tra loro.
Dal traffico di droga, al mercato delle opere d’ arte; dalla grande distribuzione all’ edilizia privata , pubblica e turistica alberghiera.
Dal settore scommesse a quello sanitario
Dal controllo dei prodotti agroalimentari di grande ponderata, alla gestione di opere pubbliche, servizi cimiteriali legati alla gestione dei loculi e energie rinnovabili. Dagli studi tecnici alle grandi consulenze professionali a certe associazioni che gesticono beni confiscati
Tutti tasselli di un grande puzzle dove non rientrano le piccole attività a scarso giro d’ affari e chi non è affidabile
I piccoli devono solo calare la testa e vivere il quotidiano nella convinzione che il sistema li sostenga.
La massa va illusa che la mafia e il clientelismo danno lavoro e stabilità. Su questo puntano i mafiosi e certi politici per ottenere consenso elettorale, almeno fino all’ arrivo dei commissari
Nessuna inchiesta seria di mafia su Castelvetrano, porterà alla demolizione del comitato d’ affari politico mafioso se non si capirà il modus strategico che ci sta dietro. Possibili anche depistaggi studisti per confondere gli inquirenti
Grigoli lo aveva spiegato ma rimase poco ascoltato
Sono passati 7 anni dal processo a Grigoli e solo adesso molte cose dette dal “re dei supermercati” stanno emergendo
Grigoli, nel suo intervento spiega bene al presidente Zicchittella le “regole” imposte dal boss e spiegate da Filippo Guttadauro, personaggio alquanto poliedrico che amava frequentare anche i salotti buoni di Castelvetrano.
Giuseppe Grigoli già nel 2010 , rompe in parte, il muro d’omertà e spiega ai giudici le regole imposte da Matteo Messina Denaro , attraverso il cognato Guttadauro
Neanche Grigoli, compare di Guttadauro può sottrarsi al volere di Matteo, nonostante i buoni rapporti familiari
Posti di lavoro , ditte amiche dei mafiosi e professionisti compiacenti da far lavorare, era il pizzo da pagare per Castelvetrano.
Per aprire supermercati a Marsala, Trapani o Alcamo invece, c’era da pagare un botto di soldi per evitare attentati. Grigoli spiega tutto già nel processo di Marsala e si meraviglia anche del PM, Carlo Marzella della Dia di Palermo, sul perchè -non gli viene mai chiesto quali fossero i nomi degli assunti al lavoro nelle sue aziende, appartenenti a famiglie incensurate di Castelvetrano e suggerite da Guttadauro-.
Già, perchè i pubblici ministeri, non approfondiscono nel 2010, questo legame con la Castelvetrano “perbene” da parte di Guttadauro?
Grigoli era disponibile a farli questi nomi. A dire anche i raccomandati della Castelvetrano “bene” da Lui assunti. Era disposto pure a dite chi fossero i tecnici e i consulenti suggeriti dalla famiglia.Nessuno glielo ha chiesto. NESSUNO ha chiesto all’imprenditore che prendeva ordini da Guttadauro. Il dubbio ,su questa vicenda, rimane aperto.Forse i pm pensavano che Grigoli cercasse di salvare se stesso e non lo presero in considerazione
Filippo Guttadauro, genero di Don Ciccio,non è un personaggio qualunque. Fratello di Giuseppe Guttadauro, capomafia di Brancaccio, è stato considerato dagli inquirenti, il “portavoce” numero uno del boss latitante.Viene arrestato nel luglio 2006 dopo 10 anni di libertà dall’ultima condanna.
Ha svolto la funzione di collegamento fra il capomafia trapanese e Bernardo Provenzano.
Guttadauro è indicato nei “pizzini” di Provenzano con il numero 121. Gli inquirenti lo ritengono il in odor di mafia già nel 1994, quando viene arrestato per la prima volta. Guttadauro, uomo distinto e scolarizzato, non è il solito mafioso. Sa come gestire le pubbliche relazioni. Conosce la “littra”
Già quando sposa la sorella di Matteo si trasferisce a Castelvetrano e comincia a tessere buone relazioni con molti borghesi castelvetranesi. Comincia a frequentare il famoso Circolo della Gioventù dove, tra i vari iscritti ,ci sono politici, noti avvocati, , uomini che lavorano per lo Stato, professionisti dell’edilizia , imprenditori e anche tanti medici. Il Circolo della Gioventù è stata la location preferita anche di Beppe Bongiorno e Gianni Pompeo,per le loro ore di relax. Al Circolo, oltre a bere un buon caffè e leggere il giornale, da sempre si può giocare a carte e incontrarsi comodamente
La condanna del 1997, per associazione mafiosa , mette Guttadauro in carcere per 4 anni.
Era già gradito frequentatore del Circolo della Gioventù prima dell’ arresto. Quando sconta la pena ci ritorna e viene accolto con tanto di accoglienza.Spesso amava giocare a carte con diversi soci del circolo. Con una certa frequenza si sedeva pure fuori la porta e amava conversare di politica e ci costume,insieme agli amici, senza nessun timore .
Eppure, tutti sapevano di Guttadauro. Tutti vedevano.
Del gioco delle carte, tra lui e qualche amministratore degli anni 2000 se ne occuparono anche i giornali locali dell’epoca. Di recente, a sorpresa, anche il presidente Rosy Bindi ne ha fatto citazione in una sua dichiarazione pubblica parlando di Gianni Pompeo.
Guttdauro, come si evince da alcune informative, non aveva bisogno del Circolo per incontrare politici, burocrati del comune e tecnici. Girava di frequente nelle stanze dell’ Ente e tutti gli amici comunali lo rispettavano e si mettevano a disposizione
Ovviamente, giocare a carte al circolo anche con un mafioso, ancora non è reato. Reato potrebbe diventare invece se , un giorno qualcuno potesse dire chiaramente cosa ci facesse Guttadauro al Gioventù ninostante la condanna e la parentela stretta con il latitante. Era solo passa tempo ?O si recava lì per altro?Come mai soci autorevoli che lavorano per lo Stato non fecero nulla per negare la sua presenza al Circolo che, nel frattempo ospitava conferenze contro la mafia?
Un “portavoce” che si rispetti sa che deve dire tutto al suo capo. Deve apprendere e riferire ordini. Le regole dettate da Messina Denaro valevano solo per Grigoli o c’erano consegne anche per altri potenti della città?
Questo dubbio è difficile da sciogliere ma sarebbe tanto simpatico , sapere come passava il tempo Guttadauro, fino al suo arresto del 2006 Il cognato di Matteo, sempre ben vestito e curato, amava frequentare il circolo dei notabili castelvetranese solo per spocchia personale? I bene informati ricordano che Guttadauro era riverito da tutti e nessuno dei soci mai pensò di chiudergli la porta fino al suo arresto nel luglio del 2006. Di certo Guttadauro, genero prediletto di Don Ciccio, sapeva tutti gli altarini del cognato e del suocero e di conseguenza sapeva chi ricattare per ricevere favori
Claudia Raspanti
fonte La Sicilia, Radio Radicale