Recensione a cura di Beniamino Malavasi
Da sempre (o, quantomeno, dal 25 aprile 1945, data ufficiale della liberazione dell’Italia dall’invasore tedesco) il termine “Resistenza” (quella, tanto per intenderci, con la “R” maiuscola) è quanto di più controverso esista nel nostro Paese.
Per quello che è stato ma, anche, per i suoi riflessi attuali nella vita politica e civile italiana, parlare di Resistenza significa (purtroppo) mettere in conto diatribe, violenze (non solo verbali) e comportamenti non proprio consoni a quell’importante, anzi, fondamentale movimento socio-politico-culturale che ha segnato in modo indelebile la storia recente d’Italia.
Per poter dare un accenno (vista la complessità dell’argomento l’esaustività è da escludere) di spiegazione a simili reazioni occorre partire dall’inizio e chiedersi: che cos’è (o, forse, meglio: cosa è stata) la Resistenza?
Anche qui è difficile, se non impossibile, fornire una nozione netta, omnicomprensiva, inattaccabile.
Per venire a capo di questo enigma, fortuna nostra (questo sì termine globale: “nostro” cioè di tutti: lettore, storico, studente, appassionato, ecc.) vuole che si abbia la possibilità di rivolgerci a “Breve storia dell’antifascismo e della Resistenza (1919-1945)”, testo essenziale scritto da Angelo Baviera, docente di lettere in pensione, poeta, storico, saggista.
Ebbene, proprio nelle primissime pagine, troviamo descritta la Resistenza come:
“Grande frattura che separa gli anni bui delle galere, dei soprusi, delle deportazioni dall’alba della libertà e della Costituzione.”
Il vocabolario “Zingarelli”, a proposito di “frattura”, parla di “Interruzione della continuità di un corpo a struttura solida” nonché di “Contrasto, rottura”.
In altre, semplici, parole, la Resistenza può essere definita come spartiacque (terremoto?) temporale tra un prima (ditattura fascista) e un dopo (democrazia costituzionale).
Baviera va oltre, facendo propria la definizione, proposta da tanti storici, di Resistenza come “Secondo Risorgimento Italiano”; ovvero:
“…Grande movimento di lotta e liberazione…le (cui) elites sono affiancate da uomini e donne di tutte le età, di tutte le fedi e di tutte le classi sociali, che compiono una coraggiosa scelta di libertà, esponendosi ad enormi disagi, sofferenze ed elevato pericolo.”
L’Autore, però, non si limita a riportare il Settembre (anche qui il maiuscolo è d’obbligo) 1943 come data tradizionale di nascita della resistenza; bensì individua in un’altra tragica pagina di storia, la Guerra Civile Spagnola, come l’inizio della futura Resistenza Europea. Invero, richiamando un testo a cura di A.N.P.I., ci ricorda che:
“Era forse una battaglia impossibile, persa in partenza per lo squilibrio di forze, ma quell’ardore, quel coraggio dimostrati nell’affrontare il nazifascismo rappresentano l’inizio della futura Resistenza europea.”
Come intuibile la Resistenza non è stata una passeggiata: la guerra è guerra, sempre e comunque. Eppure essa ha segnato un importante passo in avanti nei rapporti sociali; in particolare per quel che riguarda il ruolo delle donne.
“Senza il loro aiuto” scrive Baviera “i partigiani non avrebbero avuto nessuna possibilità di resistere e di vincere. (…) In tutte le formazioni, il rapporto delle donne con i compagni si basa sugli stessi diritti e gli stessi doveri.”
Giustamente l’Autore non manca, poi, di sottolineare il peso che la Resistenza ha avuto anche nell’ambito culturale del Paese, scrivendo come i giovani intellettuali dell’epoca (esempio: Gaime Pintor, Elio Vittorini, Beppe Fenoglio, Norberto Bobbio) abbiano aperto “…una fronda nel mondo della cultura intossicato dall’ideologia fascista, abbandonan(d)o la posizione di indifferenza tenuta negli anni precedenti.”
“Breve storia dell’antifascismo e della Resistenza (1919-1945)” è quello che mancava nella sterminata bibliografia dedicata a quegli anni (si spera) irripetibili.
Angelo Baviera illustra, passo dopo passo e con linguaggio che pochi divulgatori possiedono, tutta la fase temporale che va dalla fine della Prima Guerra Mondiale alla fine della Seconda Guerra Mondiale, facendo porre al lettore la sua attenzione sul come e perchè sia nato il fascismo e sulle conseguenze nefaste che tale regime ha scaricato sul Paese.
Lo stile è essenziale, senza fronzoli e orpelli; la narrazione (meglio: l’esposizione) va dritta al punto. E così deve essere: è Storia, non un romanzo.
Anche la struttura del libro è pensata per venir incontro alle esigenze del lettore (sia esso, come sopra accennato, studente, storico o semplice appassionato): la suddivisione in capitoli, paragrafi e sottoparagrafi, ognuno con il suo titolo, consente di individuare senza perdite di tempo l’argomento desiderato.
Ma il valore aggiunto del libro risiede (oltre che nell’apparato fotografico, composto da pregevoli immagini d’epoca) nell’Appendice: pensieri, lettere, scritti di chi la Resistenza l’ha vissuta in prima persona (a volte senza avere avuto la possibilità di vederne la vittoria), che insieme a brani e poesie dei migliori Autori italiani, rendono il saggio in esame unico nel suo genere.
È, quindi, d’uopo ringraziare il prof. Angelo Baviera per averci dato uno strumento chiaro, diretto, scevro da inutili sovrastrutture, in grado di far capire a chiunque cosa sia stata (ieri) e cosa sia (oggi) la Resistenza.