Esattamente cinque anni fa, la notte del 25 aprile del 2013, il vecchio pensionato Giuseppe CARUSO, mentre si trovava dentro il suo fondo agricolo di Puntalazzo a Mascali, ebbe la ventura di voler impedire al ladro, che era entrato nel suo terreno, di compiere un furto.
Il ladro Roberto GRASSO, che aveva 27 anni e con precedenti penali, non accettò l’invito di andarsene e con fare spavaldo affrontò il pensionato.
Ne nacque una colluttazione.
Il CARUSO ebbe ad estrarre la propria pistola calibro 7, 65, regolarmente denunciata, da cui partirono tre colpi.
Chiamati i Carabinieri dallo stesso CARUSO, entrambi finirono in ospedale per le ferite, ma il giovane purtroppo perse la vita.
I Carabinieri arrestarono il CARUSO per omicidio.
Da allora, dopo alcuni mesi di restrizione presso il carcere di Piazza Lanza, grazie anche all’intervento della Corte Suprema di Cassazione, il CARUSO è ininterrottamente detenuto agli arresti domiciliari nella sua casa di Mascali.
Nonostante si sia trattato di palese legittima difesa, il CARUSO è stato condannato neppure per eccesso colposo ma addirittura per omicidio volontario, sia in primo che in secondo grado e dovrebbe scontare 14 anni di carcere.
La parola finale spetterà adesso alla Corte Suprema di Cassazione.
“Ritengo ci siano tutti i presupposti giuridici e fattuali perché il Supremo Collegio annulli questa sentenza di condanna che ritengo assolutamente errata ed ingiusta. Non fu omicidio volontario, ma sacra legittima difesa” ha commentato l’Avv. Giuseppe Lipera che difende l’imputato.
Frattanto, poichè il CARUSO è incensurato e nel frattempo ha compiuto 74 anni, il difensore ha reiteratamente chiesto la sua remissione in libertà, non sussistendo nessun tipo di esigenza cautelare (pericolo di fuga, pericolo di reiterazione del reato, pericolo di inquinamento probatorio) pertanto, dopo aver fatto istanza alla Corte di Appello di Catania che per l’ennesima volta ha rigettato, si è rivolto al Tribunale “della Libertà” perché nelle more della statuizione della Corte di Cassazione, decida se rimettere in libertà l’imputato, per cui si attende che venga fissata udienza.
“Non solo reputo ingiusta la condanna e quel titolo di reato (omicidio volontario), ma dopo cinque anni che il CARUSO è ristretto agli arresti domiciliari, ritengo inaccettabile e inammissibile il protrarsi della limitazione della sua libertà” è il commento del difensore.