Ieri lo Stato Italiano ha deciso di togliere la scorta ad Ignazio Cutrò ed alla sua famiglia. Sua moglie ed i suoi figli, sono fuori dal programma di protezione e se vogliono uscire da casa lo faranno da soli, prendendosi tutti i rischi del caso. Via anche le telecamere da casa sua, che permettevano a polizia e carabinieri di monitorare a distanza tutto ciò che accadeva attorno alla sua residenza e di fargli vivere una parvenza di serenità almeno all’interno delle mura domestiche. A lui hanno lasciato il contentino, una scorta personale ma su un auto non blindata, tanto per non perdere completamente la faccia, per non dire che da ieri Ignazio Cutrò è solo.
E Ignazio, saggiamente, ha già detto che a quella pseudo scorta rinuncerà: “Meglio che sia io a fare da esca” – ha detto – “piuttosto che qualcuno pensi che sia più facile far male alla mia famiglia”.
Io ho avuto la fortuna di conoscere Ignazio e la sua storia per l’impegno che la mia famiglia ha sempre messo nel ricordo delle vittime di mafia. A quei convegni, a quelle riunioni tra familiari di vittime di mafia, in mezzo ai ricordi di tanti uomini caduti nella lotta a questo cancro della nostra terra, da mio nonno Accursio e ai tanti sindacalisti uccisi nel dopoguerra, ai poliziotti e carabinieri come Ninni Cassarà o Giuliano Guazzelli, ai giudici come Livatino, Falcone, Borsellino; in mezzo a tutti questi eroi del passato, che possiamo soltanto ricordare, c’era anche lui, una sorta di promemoria vivente della lotta alla mafia.
Un anacronismo se vogliamo, ma la sua presenza ha avuto sempre un significato diverso per me, perché se di tutti quegli eroi del passato possiamo solo ricordarne le gesta, Ignazio sta lottando ancora insieme a noi e per noi.
Con la sua scelta di denunciare i suoi estorsori e di ricorrere alla giustizia spezzando il giogo mafioso che troppo spesso soffoca gli imprenditori della nostra terra, ha fatto una scelta coraggiosa, che in pochi sono capaci di fare. Perché temo che sia più facile pagare, mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi e continuare a vivere la propria vita, perdendo la dignità magari, piuttosto che sporcarsi le mani davvero e dichiarare guerra a questi criminali.
Per questa sua scelta di non piegarsi al ricatto mafioso, di restare in piedi, da uomo, ad affrontarli, ha passato mille peripezie che nemmeno immaginate. Ma soprattutto ha dovuto affrontare (e penso sia quello che gli ha fatto più male in questi anni) la quasi ostilità di tanta gente che, forse non avendo il suo coraggio, non lo ha visto come un esempio, ma come un problema.
Ed è li che si sbagliano. Perché per ogni Ignazio Cutrò che si ribella, denuncia e testimonia in un processo contro dei criminali, 10, 50 forse 100 imprenditori e cittadini liberi rimangono tali perché la mafia perde potere, perde forze. Se tanti, soprattutto nella zona di Bivona, oggi possono vivere una vita dignitosa e libera, lo devono anche a lui. Se oggi il signor Bianchi o il signor Rossi operano liberamente senza l’infamità di un pizzo da pagare o quanto meno lo hanno fatto fino ad ora, è anche perché un giorno Ignazio ha rotto gli schemi.
Ha denunciato e fatto i nomi, ha testimoniato ed ha fatto condannare dei criminali che senza di lui probabilmente avrebbero potuto tessere una tela criminale molto più fitta. Purtroppo molti di quelli che ha fatto arrestare sono tornati in libertà, o stanno per farlo e magari ritorneranno alle loro vecchie abitudini. Ma su questo Ignazio non ha alcuna colpa, è colpa unicamente di una Giustizia incomprensibile, che consente a dei mafiosi di poter uscire di galera in tempi troppo brevi e di ritornare ad operare nel proprio paese, nella propria terra invece di allontanarli da quei luoghi che hanno infettato una volta per tutte.
Invece di offrire un posto sicuro o una nuova identità a 1000 km da casa a chi denuncia, forse lo stato dovrebbe esiliare i delinquenti, costringendoli ad allontanarsi dalle terre che hanno infangato per sempre.
E invece i criminali sono li, fuori, liberi di tornare a fare del male ed io davvero non oso immaginare i pensieri di Ignazio in questi giorni.
Io posso solo ringraziarti, e voglio farlo anche a nome di chi (sono sicuro che ce ne sono) non hanno mai avuto il coraggio di farlo in prima persona per paura solo di essere visti al tuo fianco, per il coraggio che hai dimostrato e che continui a dimostrare ogni giorno, scegliendo di stare dalla parte giusta, a qualunque costo.
E spero che presto questo provvedimento possa essere rivisto, anche alla luce delle ultime intercettazioni che ti hanno riguardato. E che lo stato capisca che quando decide di istruire un processo a carico di mafiosi, debba farsi carico dei testimoni non solo per il periodo del processo, ma per tutta la vita, perché lo stato non può stancarsi mai di proteggere i suoi cittadini migliori.
Forza Ignazio
di Fabio Miraglia
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Sono pochissimi gli italiani che hanno fatto SUO il motto di Mio Padre: “Meglio Morire in piedi che Vivere in ginocchio”.
Uno di questi si chiama Ignazio Cutrò.
Non permettiamo ad uno Stato Latitante di uccidere PER LA SECONDA VOLTA Accursio Miraglia.
Sergio Mattarella, non possiamo permettere che accada ad altri ciò che è accaduto alle Nostre Famiglie.
Ignazio è la testimonianza VIVENTE della Nostra Memoria.
Evitiamo, con tutto il nostro impegno,che ci sia un’ altra memoria.
Ignazio è un simbolo per tutti coloro che credono nello Stato,nella legalità, nella libertà, e tale Deve rimanere.
La Fondazione Accursio Miraglia è con Ignazio Cutro’ Vogliamo vedere ACCANTO a Noi lo Stato.