Non posso che dare ragione all’autore di questa lettera. Pur con il massimo rispetto per tutti quegli investigatori che giornalmente rischiano la vita in indagini , appostamenti, infiltrandosi magari nelle cosche mafiose e che credono in quello che fanno, altrettanto credo che la dirigenza o chi sopra di loro li sacrifica per un proprio tornaconto. Come è possibile che addirittura i giornali raccontano di testimoni che come se niente fosse, prendendo un caffè al bar entrano in contatto con persone vicine a Matteo Messina Denaro, che come se niente fosse con una valigia piena di soldi lo incontrano al porto di Palermo dove ci sono Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Capitaneria di porto, e 161 persone ben pagate con a disposizione ingenti mezzi e lavorando alla ricerca di questa persona 24 ore al giorno non riescono ancora ad avere risultati. Sicuramente perchè malgrado gli sforzi degli Agenti che ci credono, altre forze invece, per non perdere questi benefici in soldi o potere a disposizione fanno di tutto per sviare le indagini.
Come mai la Questura di Trapani e soprattutto la Magistratura non ha mai indagato sulla fuga di notizie che dieci anni fa ha fatto saltare l’operazione Svetonio, se la sera prima in un summit presso la DIA viene deciso il da farsi per l’indomani, chi ha passato la sera stessa le informazioni alla stampa nazionale e internazionale facendo saltare operazione e coperture, ma soprattutto ripeto, perchè non si è mai indagato, forse a certa magistratura o certi poteri andava bene così? se dieci anni fa si fossero incontrate solo persone oneste, penso che la catturandi avrebbe potuto fregiarsi di un nuovo nome “catturati” game over.
Lettera aperta all’anonimo della catturandi senza participio passato!
Per pratica cristiana ritengo doveroso tranquillizzarLa convinto come sono che un ulteriore assassinio, numericamente di poco conto per lo stimolato esecutore, rappresenti invece sofferenza per chi ritiene la vita un dono di Dio.
Non vivo nel terrore perché la morte l’ho incontrata con il flagello dei manganelli, pure senza guaina di gomma, che si abbattevano sulle mie ossa nella “residenza” di Pianosa. Ad opera di chi avrebbe dovuto far sentire forte la presenza dello Stato senza tuttavia scadere nella pratica violenta dei truculenti mafiosi. E, mentre le mie ossa vacillavano pur non soffrendo di osteoporosi, il solo rumore dell’impatto del furore penitenziario induceva il fior fiore (veleno per le api!) della maledetta cosa loro a dichiararsi pronti a raccontare ogni misfatto pur di godere dei benefici utilmente previsti per i veri collaboratori di Giustizia. Quindi mentre i maledetti stragisti mafiosi disonoravano e insanguinavano l’Italia intera, i loro referenti “in vinculis” usufruivano della scappatoia del “pentitificio” perché, forti dei disvalori di sempre, potessero uccidere comunque, all’insegna delle scelleratezze d’infimo pregio consumate da “dietro il pietrone” Che coraggio di fogne! Che puzza di carogne!
Esimio signor Incognito vorrei sommessamente informarLa che, in ognuna delle 23 latrine da me vissute, ho continuato, con incrollabile attaccamento ai valori della Società Civile a servire lo stato. Quello di cui Lei fa parte. Lo Stato che deve affermare la Legge condannando chi la calpesta. Lo Stato che deve sapere distinguere i delinquenti dai cittadini corretti. Senza involontarie confusioni e, soprattutto, senza colpevoli opacizzazioni. Peggio ancora non lasciandosi “prendere in giro” da depistatori, finti pentiti, costruiti in puzzolenti laboratori da menti criminali ben al di sopra della manovalanza mafiosa e assassina.
M’è passata davanti la morte, Signor incognito, quando ho gridato il mio sgomento contro le iene che brindavano per la strage di capaci. L’ho letta la morte, negli sguardi biechi e feroci di coloro che esultavano per l’immane nefandezza ulteriore di via D’Amelio.
Ho sentito il sinistro richiamo della morte, assieme al cappellano di Termini Imerese, per la mia gridata e grata approvazione del severo monito antimafioso del Sommo Pontefice ad Agrigento. No, non vivo nel terrore del più volte sollecitato Matteo Messina Denaro. Che assassino lo è già di suo, come Lei giustamente ricorda nella sua lettera, senza bisogno di sollecitazioni. Soprattutto se provenienti da chi ne condanna ignobili efferatezze e sanguinarie gesta. Signor Incognito Lei certamente è degno rappresentante dello Stato che ha servito e, da corretto cittadino Le sono grato.
Non pretendo uguale riconoscenza soprattutto se non sentita! Meno che mai ritengo utile un rinsavimento da parte di chi ha scritto elucubrazioni schizofreniche sul mio conto amplificando accuse “calcaree” suggerite subdolamente. L’essere innocenti diventa un’aggravante per chi comunque ha deciso di attribuirti il ruolo di colpevole. E, con tale pseudo filosofia, non c’è verità accertata che venga accettata. Il discrimine è di poco conto, appena una sola consonante!
Che Svetonio abbia servito lo Stato è scritto in ogni forma e in lingua italiana, ed è dimostrato dagli inquirenti in atti giudiziari. Che Antonio Vaccarino abbia vissuto ogni giorno della sua vita praticando nel sociale fede religiosa e laica osservanza di legalità e onestà è testimoniato da chiunque e in qualunque circostanza ne ha condiviso il cammino.
Mi preme sottolineare che da sempre il terreno di coltura della mafiosa si è avvalso della straripante codardia sociale. La paura della esposizione personale è arrivata all’assurdo di mutuare la schiavitù psicologica dovuta al terrore con il ricorso all’attribuzione di “serietà” a chi dimostrava tracotanza e malsano potere. E il solo ostentato rispetto era proporzionale alla pericolosità dell’individuo mafioso. Non condivido, quindi, il ricorso all’anonimato per affermare ciò che si deve urlare: la mafia “cosa loro” nauseabonda, è il male assoluto che va definitivamente debellata. Matteo Messina Denaro deve essere catturato se ritarda a costituirsi.
La paura di chi mantiene l’incognito trova certamente una motivazione nella consapevolezza che il pericolo maggiore proviene proprio da apparati equivoci che svolgono il nefasto ruolo di ibridi collegamenti. Ma anche in questo ambito lo Stato ha fatto molta strada. Anche riguardo ai segreti calpestati per favorire il latitante. E Svetonio ne sa qualcosa!!!
Svelati sono stati i canali di solerti informatori giornalistici, ispiratori anche di maldicenze orchestrate contro chi è destinatario di minacce mortali mafiose. Esimio Signor Anonimo, senza interessate affermazioni, La prego, divulghi la mia sfida, faccia sì che, anche chi non le ha lette, esamini tutte le carte che mi riguardano, le consulti assieme a chi è stato “preso in giro” e a chiunque abbia a cuore la Giustizia. Se solo una piccola ombra sul mio conto si dovesse riscontrare sarei pronto a subire qualunque pena.
Si legga e si scoprirà che se Lei rischiava la vita, altri infedeli rappresentanti dello Stato, al servizio di regie di losco potere, riuscivano a sconfiggere oppositori politici, con strumenti paranoici e con bava mafiosa. Incarcerando persone oneste per salvaguardare chi era preparato per compiere le stragi. Una macchina di morte e distruzione chiamata Matteo Messina Denaro. Che solo Calcara non conosceva nel 1992!!! Salvo, ora a dire mefistofelicamente di esserne amico, tanto amico da esserne protetto!!!
Io condivido in pieno tutte le considerazioni indirizzate da Lei a Messina Denaro circa lo spessore criminale e preferisco decisamente essere tra i suoi bersagli di morte piuttosto che averne un qualsivoglia collegamento. Senza filosofia applicata bensì con elementare semplicità aggiungo con convinzione l’utilità di rinnovargli l’invito a consegnarsi allo Stato per il valore che un tale atto assumerebbe nelle giovani generazioni. Consegni allo Stato tutta la sua collaborazione perché la verità sia l’unica certezza della Giustizia. Tranne che la sua codardia non aspetti la cattura pure dei suoi vicini di casa dopo che sarà esaurito il turno di tutti i suoi parenti. Diffidi, poi, di chi gli inietta dosi di assurda protezione in attesa che la cattura, provocata ad arte, avvenga con spargimento di sangue mortale così da assicurarsi il suo silenzio.
Deve sottomettersi all’autorità dello Stato, quale unica condizione per rinnegare un passato sconvolgente, tentando magari di riprendere un filo di contatti umani almeno con chi lo ha generato e con chi da lui è stata messa al mondo. Quel che gli si addebita per i misfatti compiuti ha una sola possibile aggettivazione, inumano! Non è cervello di eccelse doti quello che manovra mani che grondano sangue, il Vangelo vuole sacra la vita e non può giustificare una qualunque forma di violenza.
Antonio Vaccarino