
Da stamani è in atto a Bruxelles il processo di Salah Abdeslam, l’unico terrorista sopravvissuto durante gli attentati perpetrati a Parigi il 13 novembre 2015. Si tratta di uno dei processi che vedono coinvolto Abdeslam, attualmente in carcere in Francia. Compare davanti alla giustizia belga per tentato assassinio in ambito terroristico durante una sparatoria a Forest, vicino a Bruxelles. Tre poliziotti furono feriti. Abdeslam venne arrestato tre giorni dopo, il 18 marzo 2016 a Moleenbek, il quartiere di Bruxelles ormai noto come riparo di terroristi.
Non dategli la diretta. Non fornitegli un palco.
Appurato che Abdeslam non ha proferito una parola sino ad oggi, né alle autorità belghe, né a quelle francesi. Appurato che oggi ha fatto un’unica dichiarazione, ossia “(…) il mio silenzio non fa di me né un criminale né un colpevole (…).”, dichiarazione seguita da un paio di frasi di propaganda e di una professione di fede. Appurato anche che Abdeslam ha dei “sostenitori” sensibili alla sua propaganda ma che ci sarà quasi certamente, fra i militanti dell’organizzazione terroristica, chi si chiede perché è sopravvissuto – per i più integralisti potrebbe essere segno di debolezza. Stabilito anche che le vittime, i famigliari delle vittime devono ottenere giustizia, diritto sacrosanto per poter andare avanti. Stabilito tutto ciò, ora che si sa che non intende parlare, non vuole essere filmato, non si è alzato all’ingresso della corte a dimostrazione che non la rispetta… Si abbassi il volume.
Si può capire che la Francia ed il Belgio siano i paesi che più attendono da questo processo ma che i media stiano passando in looping quel poco che si sa, riportando le sue dichiarazioni, professione di fede compresa è inaudito.
Ancor più inaudito è che abbiano comunicato quanta sicurezza c’è, in quale prigione di alta sicurezza francese è stato trasferito per essere meno lontano dal Belgio con tanto di tragitto – che si spera cambi ogni giorno fino a mercoledì – è fornirgli un palco anche se tace. Anche il silenzio parla e tutto questo rumore mediatico attorno ad Abdeslam è inaudito quanto pericoloso. Abbiamo già vissuto situazioni in cui operazioni di polizia e raid sono stati trasmessi in diretta. Durante la fuga dei fratelli Kouachi BFMTV fu addirittura in contatto con uno dei due fratelli…
Che giustizia sia fatta ma non facciamo pubblicità ai “presunti” terroristi, non abbiamo bisogno di saper in quale ala di quale prigione sarà detenuto in questi giorni, di sapere come è organizzata la sicurezza nel tribunale di Bruxelles ed ancor meno di amplificare le sue professioni di fede.
Alla fine della prima giornata la Procuratrice ha richiesto il massimo della pena ossia 20 anni.
Luisa Pace