(MA NON SOLO)
Ieri, 29 gennaio, ho ricevuto una mail con un messaggio da: Avv. Mauro Vaglio – Oggetto: Comunicazione del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma col solito logo e l’indirizzo del mittente: postmaster@maurovaglio.it. E poi: “Care Colleghe e Cari Colleghi…ho ricevuto la proposta ufficiale per una candidatura al Senato della Repubblica da parte del Movimento 5 Stelle.
Dopo un’attenta…riflessione, ho deciso di accettare tale proposta….
Sarò lieto di CONDIVIDERE CON VOI LE MOTIVAZIONI CHE MI HANNO INDOTTO A TALE SCELTA…”.
Ho subito dato risposta, pubblicandola: VAGLIO VATTENE! Solo questa esortazione è quanto ho da “condividere” con lui.
Ho già più che sinteticamente espresso in tale mia immediata reazione le ragioni dell’assurdità di una candidatura di un uomo che dovrebbe potersi dire del diritto, della giustizia e dei diritti civili, della difesa dei Cittadini, accanto ai tirapiedi di vagheggiate mattanze giudiziarie, ai sostenitori dell’abolizione di ciò che resta delle garanzie processuali.
Guido Vitiello, che non è un uomo di legge, ma di acutissimo spirito e che ha molta più pazienza di me nell’analizzare le cavolate dei Grillo e dei Di Maio, ne ha fatto una breve ma efficace raccolta esemplare nel motivare il suo scandalo per questa candidatura.
Una candidatura che, a parte il merito (cioè il demerito) intrinseco, comincia con un abuso.
Non parlerò di “Abuso in atti d’ufficio” perché sono contrario alle interpetrazioni estensive delle norme del Codice Penale e perché, quanto all’art. 323 ho seri dubbi che sia diventato il grimaldello contro il “principio di legalità”. Ma, reato o non reato, mi pare sia “abusivo” presentare la propria candidatura politica come una questione attinente all’Ordine professionale di cui egli è, a Roma, Presidente, valendosi del solito logo e della qualifica presidenziale. In altre circostanze i compagni Cinquestelle non sarebbero andati così per il sottile nel mettere da parte il Codice penale.
Intanto un primo interrogativo: l’Avv. Mauro Vaglio, all’atto della candidatura, firmerà con la società di Grillo il famoso “contratto di fedeltà” che prevede una grossa penale di non so quante centinaia di migliaia di euro in caso di abbandono dal Gruppo parlamentare del “Movimento” ? Se sì, complimenti per l’evoluzione della sua cultura giuridica, sull’ammissibilità della “negoziabilità” del comportamento del rappresentante del Popolo.
Se no, c’è da domandarsi se non si senta un po’ a disagio accanto a quelli che hanno, non molto tempo fa, inventato e praticato certe cavolate considerabili parte della loro “identità” politica.
Ma veniamo ai motivi della “sofferta” decisione che Vaglio vorrebbe “condividere” anche con me.
Io non conosco Vaglio né so nulla della sua attività di Avvocato, che immagino sia d’altissimo livello. So che ha introdotto l’uso di internet e della posta elettronica per raggiungere le migliaia di avvocati o sedicenti tali iscritti all’Albo di Roma. Alla questua dei voti in occasione delle elezioni del Consiglio dell’Ordine… (…Carissimo Collega! Quale onore poterti rincontrare! Quale gioia! …ecco la lista…ti prego votala…sai…non vorrei far brutta figura…) ha inviato una valanga di e-mail.
Farà altrettanto per conquistarsi il laticlavio.
Vaglio deve essere una di quelle persone che ritengono di essere una necessità insostituibile per il Genere Umano. Scommetto che, se fossi tra i babbei che vorranno condividere i motivi della sua sofferta accettazione della candidatura, sentirei un bel discorsetto non nuovo.
A parte le insistenze frenetiche di amici e personalità varie perché non si sottraesse al compito assegnatogli dalla Provvidenza, immagino il resto: “sapete… a questi giovani inesperti pieni di buona volontà bisogna dare una mano, istruirli in ciò che non sanno…far sì che rompano quella scorza un po’ rude ed estremista… Hanno bisogno di qualcuno come me… Come sottrarmi a questo dovere?…”.
Dio non voglia che questi giovani un po’ inesperti vincano le elezioni, lo vorrei vedere Vaglio farsi mandare in quel posto da Grillo per che so, contrastare l’abolizione della prescrizione, l’uso degli agenti provocatori in fatto di corruzione, le misure di prevenzione (confische etc.) per tutti i sospettati!
L’Italia è stata ed è piena di “moderatori”, di gente accorsa al soccorso di eventuali vincitori per “frenarne gli abusi”, per dar loro quella cultura di cui difettano…etc. etc.
Vaglio si dimetta, subito, da Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma. E, se ha bisogno di trovarsi motivi per questa sua missione salvifica della Patria e della (!!!) Democrazia, se li trovi. E se li goda con i suoi (ci auguriamo) scarsi elettori.
Ma non abusi della sua funzione e non ci offenda proponendoci di “condividere” questa sua scelta, questo suo “sacrificio”.
Questa “scelta” di Vaglio è la scelta del tradimento dai valori etico-politici cui la funzione dell’Avvocato è, nel mondo libero, ispirata e da cui è giustificata. E’ passato con quelli dell’ingiustizia sommaria.
E, quindi, è la prima, immediata risposta che gli ho dato, gli abbiamo detto che chiediamo agli Avvocati, tali nello spirito e nel ruolo in una società libera che chiedo, che chiediamo di condividere:
VAGLIO, VATTENE
Mauro Mellini