La triste vicenda degli adesivi con Anna Frank vestita con la maglietta della Roma è un’altra occasione persa.
Invece di interrogarci seriamente su cosa sia diventato il calcio – il principale fattore di aggregazione sociale in Italia e uno dei business più importanti – e prendere iniziative per cambiare la cultura di chi lo pratica e lo vive, si è puntati alla spettacolarizzazione e al particolarismo, con il risultato di fare il pieno di indignazione e di compiacimento allo stesso tempo, e gattopardescamente niente cambierà.
Nel calderone ci metto tutti: i media, i tifosi, i sociologi, tutti.
Da quelli che tirano fuori la stessa effige con la maglia della lazio per dimostrare chissà che cosa, da quelli che chiamano le radio per dire “ma con tutti i problemi che abbiamo ci dobbiamo occupare anche di quattro deficienti”, al giornalista che urla “sono solo 11 adesivi” (la passione laziale evidentemente non scema mai), a un allenatore che chiede “ma chi è s’sta Anna Frank?”, e così via.
E sapete chi salvo? Solo Lotito.
Perché nella sua stoltaggine telefonica ha detto una cosa vera: la corona di fiori biancocelesti era solo una sceneggiata, a cui era stato costretto da questa ipocrisia tutta italiana, quando TUTTI sanno che le curve di qualsiasi società (tranne forse il Livorno) sono in mano a fascisti e razzisti, e che l’antisemitismo come strumento di offesa è una costante che ormai non sconvolge più nessuno.
Un amico ieri mi diceva che la curva della società di calcio del sud per cui lui tifa non ha incidenti da 20 anni, perché c’è un patto direi scellerato tra polizia e ultrà, per cui questi fanno i loro traffici e in cambio del fatto che le autorità chiudano un occhio loro non fanno casini.
Insomma, cari amici, il problema non sono gli adesivi con la povera Anna Frank, il problema è che non abbiamo saputo far crescere, intorno ad uno sport di per sé bello, una cultura, e che la società nel suo insieme ha preferito ghettizzare gli scarti nelle curve piuttosto che vederseli andare in giro a Villa Borghese la domenica pomeriggio.
Quindi se veramente vogliamo cambiare le cose, fermiamo il campionato, obblighiamo TUTTI i calciatori a fare un giro ad Amsterdam per capire chi era Anna Frank, riportiamo la legalità anche negli stadi, riprendiamoci quel pezzo di società che abbiamo abbandonato, investiamo sulla cultura.
Se no, non rompiamo i coglioni.