Stanno arrivando al pettine molti nodi delle contorte linee della giustizia del nostro Paese che avvincono e rischiano di strangolare la stessa Costituzione, il fondamento della società democratica che la Repubblica dovrebbe garantire.
Il sistema giuridico, specie quello penale e quello amministrativo, sono oramai sgangherati e sempre più si piegano al potere egemone e fuorviato di una giurisdizione penale che ha rotto gli argini del principio della legalità, pretende ed ottiene leggi a misura della propria funzione e dei suoi abusi in violazione dei principi fondamentali della società civile. E, peggio ancora, una deformazione interpetrativa delle leggi esistenti crea un nuovo sistema, impone “obiettivi di lotta” alla giustizia sopprimendone così persino l’apparenza della obiettività. Abusivamente distorcendo il concetto di “abuso del potere amministrativo” realizza una odiosa sopraffazione che cancella l’equilibrio dei poteri dello Stato. In nome delle “lotte”, delle crociate giudiziarie antimafia, anticorruzione etc. Persino l’autonomia e l’immunità del Parlamento e dei Parlamentari sono di fatto soppressi e violati.
Tutto ciò rappresenta l’ultimo anello (per ora) di una catena oramai vecchia di deformazione, di cedimento alle “emergenze”.
L’”antimafia”, tardivamente scoperta come “emergenza”, dopo anni di tolleranza, di assuefazione e di rassegnazione e, soprattutto, di simulata cecità di fronte al fenomeno, è proclamata dato fondante e permanente di una Repubblica pangiudiziaria. Il Ministro “garantista”, l’Orlando minore, organizza convegni e “stati generali” per fare dell’antimafia questione centrale e permanente dello stesso ordinamento dello Stato.
Con tutto ciò tra i magistrati, per lo più tra i più rozzi e meno dotati, cresce il numero di quelli che scalpitano per ottenere una gestione diretta del potere.
Come una volta in certi Paesi Europei, e un po’ sempre nel Sud-America, incombeva sulla vita degli Stati e sulla libertà dei cittadini il golpismo dei Generali e dei Colonnelli, personaggi di punta di un militarismo invadente ed oppressivo, oggi da noi il golpismo aperto e l’invadenza strisciante di parti assai consistenti ed egemoni della magistratura pesano sulla vita democratica del Paese. Ne condizionano la stessa esistenza, il ricambio, la selezione della classe politica ed amministrativa, sempre più così avviata a divenire monopolio di avventurieri, mentre se ne allontanano i galantuomini più degli altri perseguitati e maltrattati.
Oramai tutto ciò è più che manifesto.
Chi finge di ignorarlo, chi nega il contrario di questo stato di cose o è un avventuriero che vuole profittarne o un meschino codardo che sogna un impossibile quieto vivere. I nodi, sono arrivati al pettine. E’ ora che chi sa e può ne denunzi la vera natura, la gravità, i rischi alla gente che i media ingannano e tendono così a sfruttarne la rabbia. Il vaso è pieno. Non c’è tempo e possibilità di inciuci né sono possibili convivenze falsamente pacifiche.
Ogni misura è stata superata.
Mauro Mellini