Mentre pare che, con l’inciucio sulla legge per manipolare le prossime elezioni, vengono fatti fuori una serie di partitini, il più grosso e grossolano dei partiti celebra una sorta di “sdoganamento” istituzionale ed, al contempo, la prima uscita della sua “naturale” alleanza con il partito dell’estremismo giudiziario, quello, per intenderci, del Duo Ingroia-Di Matteo, di rito antimafia e celebrativo, che già ne giorni scorsi, come avevano scritto in queste pagine, aveva offerto ai 5 Stelle l’“uscita dall’isolamento”, con la partecipazione alla sceneggiata per un nuovo diritto penale a base di repressione degli “indizi”, etc. etc.
Nientemeno che nell’”aula dei gruppi” a Montecitorio si è tenuto un convegno dal titolo “Questioni e visioni di giustizia – prospettiva di riforma”. Quale siano le riforme dei visionari Cinquestelle lo dice la presenza (e le benedizioni) del Duo palermitano Ingroia-Di Matteo (con il loro progetto di confisca dei beni degli “indiziati” di corruzione ed altri reati (e molto altro lavoro per dottoresse Saguto, preti Ciotti, casi “palazzo della legalità” etc. etc.). Ma presenti o dannunziamente “assenti ma presenti” altri magistrati “significativi”, come Cantone e qualcuno un po’ meno e, poi Marco Travaglio, che più significativo di così non potrebbe essere.
Da tempo andavamo denunziando la pantomima delle “cittadinanze onorarie a Di Matteo perché condannato a morte dalla mafia”, e della rete politico-giustizialista, che, con le iniziative tutte dei Grillini, si andava tenendo in giro per l’Italia. E’ noto (o quasi, perché potremmo scriverne di più) il defilarsi di tanti parlamentari (con l’eccezione del Sen. Luigi Campagna) di fronte al dovere, ad essi ricordato, di presentare interrogazioni parlamentari sugli abusi quanto meno disciplinari di quella pantomima. Oggi parecchi di quelli stanno per essere “sbarrati”, mentre uno dei partiti dell’inciucio stringe apertamente il suo bravo patto preelettorale con il “braccio armato giustizialista” dell’autoritarismo oramai non solo strisciante.
I signori sono serviti. Anzi si sono serviti da soli.
Mauro Mellini